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Papa Francesco: un ponte fra Gesù e il mondo laico

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Quando incontrai l’ultima volta don Andrea Gallo fu qualche giorno prima della sua scomparsa. Per aiutare la sua Comunità avevamo fatto insieme un libro, dovevamo farne un secondo, che poi realizzai qualche anno. Quel giorno Don Andrea mi disse che lo voleva dedicare a Jorge Mario Bergoglio, così fu. Per il Don con l’arrivo di Papa Francesco la “Chiesa finiva di essere sede vacante”, lo era stata dalla morte Giovanni XXIII.Bergoglio era diventato Papa il 13 marzo 2013, erano trascorsi poco più di due mesi dal mio incontro con il Don. Argentino di origine italiane, la famiglia emigrante del Piemonte, come centinaia di migliaia di italiani prima di essa. C’è una vecchia battuta latinoamericana che dice: mentre i messicani discendono dagli Aztechi e i peruviani dagli Incas, gli argentini discendono dalle navi.                                                                        Se ne è andato anche Papa Francesco se ne vanno sempre i migliori – mi piace pensare che il Don e Bergoglio si siano uniti nell’incontro che non c’è mai stato in vita. Avevano la stessa visione del mondo, amore per gli ultimi, detestavano l’indifferenza, amavano l’ambiente, volevano la giustizia sociale per tutti e soprattutto predicavano la Pace, quella Pace così lontana dai potenti del mondo, che oggi dicono meraviglie di Papa Francesco, di quanto il suo pontificato sia stato importante, ma mai, quando era in vita, hanno risposto alle sue suppliche per la fine delle guerre e per l’avvento della Pace.

Fino all’ultimo ha telefonato al cardinale Pizzaballa, il patriarca di Gerusalemme dei latini, per avere notizie dirette sulla strage di civili nella striscia di Gaza.                                                                                    

Bergoglio primo Papa argentino e gesuita, ordinato sacerdote nel 1969, arcivescovo di Buenos Aires, il cui motto episcopale era: “Miserando atque eligendo” (lo guardò con misericordia e lo scelse). Don Gallo volle dedicargli il libro perché aveva dimostrato in quel brevissimo tempo di pontificato di voler cambiare il volto della Chiesa ripartendo dal Concilio Vaticano II di Giovanni XXIII: il Papa buono perché giusto. La nomina di Bergoglio non stupì nessuno nella Comunità di San Benedetto al Porto di Genova perché il Don, dopo le prime fumate nere, disse: Ragazzi la mia gioia sarebbe un Papa extra continentale, non europeo, finalmente un Francesco”.                

La voce di Bergoglio è stata potente contro la guerra, è stato a Lampedusa, ha parlato ai giovani di Rio, ha condannato gli affarismi dello IOR, ha denunciato la vergogna della pedofilia, ha usato parole di vicinanza per gli omosessuali “Chi sono io per giudicarli”, ha condannato la Chiesa che flirtava con i neopaganesimo della politica, ha lanciato ai vescovi l’anatema sul carrierismo che rinnega il Signore, richiamando tutti alla coerenza con il Vangelo e ricordando in ogni occasione che il primo dovere è pensare agli ultimi:Bisogna partire dal basso”,ammoniva.

Non amava il lusso, l’agio, era per la povertà, come lo era stato il santo di cui portava il nome. All’Angelus domenicale augurava ai fedeli: “Buon pranzo” e chiedeva di pregare per lui. Portava le carpe da parroco di montagna, la croce era di ferro e non d’oro, viveva lontano dal palazzo, a Santa Marta.                                                                                       Un messaggio lanciato da Papa Francesco all’inizio del pontificato aveva colpito don Gallo, oltre aver fatto della vicinanza ai poveri il segno del suo pontificato: l’aver ricordato, durante i suoi primi interventi pubblici la responsabilità dell’individuo nel mondo in cui vive: Ognuno, in famiglia, al lavoro, nella città, deve tornare ad essere responsabile e a credere in se stesso.

Papa Francesco è stato una voce importante non solo per la vita civile e per la Chiesa, ha costituito un ponte infinito tra la Parola di Gesù e il mondo laico.


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