80 anni dalla Liberazione, verso il 25 aprile 2025

“Diciannove”, di Giovanni Tortorici

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Ita-G.B.,2024. Con Manfredo Marini, Vittoria Planeta.

Al suo esordio, prodotto da Luca Guadagnino, Giovanni Tortorici, giovane regista palermitano, sbalordisce per la capacità di tenere l’immagine incollata ai desideri del protagonista e la sicurezza nell’uso della cinepresa, che si muove rincorrendo la storia anche quando questa sembra esaurirsi da un momento all’altro. A questo si deve aggiungere la maestria nell’uso della musica, fortemente “espositiva” dei diversi momenti del film, e la rara intuizione dei modi con cui raccontare i corpi, attraverso una esaltazione, talvolta inedita, dei particolari, anche con inquadrature spiazzanti e fortemente esplicative. Ancora incerto sul piano dell’unità del racconto (108 minuti sono troppi, proprio per alcuni blocchi narrativi assolutamente inutili), Tortorici entusiasma per come attualizza, “candidamente”, “I pugni in tasca” bellocchiani, e incanta per l’amore, tutto truffautiano, verso la diversità creativa, vissuta nell’arte e nella vita, del suo protagonista. Quest’ultimo, suo evidente alter ego, aborrisce l’ordinarietà accademica degli studi letterari, ama la poesia duecentesca, Leopardi fino alle lacrime, e rifiuta Gadda, Vittorini, e Pasolini, ma la visione di “Salò o le 120 giornate di Sodoma” del genio friulano lo rende vitalistico fino alla masturbazione, in una evidente inquietudine che non lo abbandonerà mai, cifra di un disagio fertile e per questo impossibile da evitare. Borghese non riconciliato come il primo Moretti, Tortorici esplicita al meglio, fino all’eccezionalità, la “solitudine” interna ed esterna di Leonardo, il suo essere contro tutto e tutti fino ad anelare al suicidio. E l’incontro finale con lo psicanalista, l’anno dopo l’incipit del film, si chiude con il suo pensoso e sereno allontanarsi, lungo i viali notturni di Torino, verso un destino tutto da scrivere, che attendiamo di conoscere, al più presto, come per un novello Doinel, da questo già straordinario cineasta, inattesa sorpresa veneziana dal grande futuro.


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