“Ustica, ultimo volo”, il libro di Daniele Biacchessi (Jaca Book – Collana Contastorie) rimette in fila i tasselli di una storia mai davvero finita, mai del tutto chiarito. “Ustica, ultimo volo” è un libro di memoria. Un lavoro che mette in fila fatti, anche lontani, e ricompone un puzzle disordinato composto da depistaggi, occultamenti di prove, strane morti di testimoni, verità storica e giustizia parziale.
“Quel filo della matassa che Andrea Purgatori aveva intessuto fin da subito, nelle ore convulse successive all’abbattimento del DC-9 dell’Itavia, nel suo primo articolo apparso sul Corriere il 28 giugno 1980. Andrea fu l’unico collega che non credette alla versione ufficiale e di comodo: il cedimento strutturale dell’aereo. – dice l’autore – Fu un suo amico militare ad avvertirlo già la sera del 27 giugno 1980: non un incidente, ma l’abbattimento di un aereo civile in uno scenario di guerra. La prima parte del mio lavoro è essenzialmente incentrata su ciò che Andrea scrisse sulla strage di Ustica e la verifica del suo lavoro rispetto a quello oggi in nostro possesso: documenti giudiziari, sentenze civili e penali, perizie, controdeduzioni, relazioni delle varie commissioni d’inchiesta, e molto altro ancora. Possiamo dire che Andrea aveva assolutamente ragione. L’altro punto centrale di questo libro è la ricostruzione meticolosa dell’ultimo volo del DC-9 IH870 da Bolognaa Palermo, via Firenze, Grosseto, lago di Bolsena, Roma, Ponza, Ustica, fino al Punto Condor, il luogo aeronautico in cui l’aereo è stato colpito. Nel 2000, cioè anni fa, insieme all’amico e collega Fabrizio Colarieti, avevamo messo in rete il primo sito su Ustica. La nostra idea era quella di pubblicare tutto quello che sarebbe emerso dalle indagini, comprese le registrazioni audio dei colloqui tra piloti e i vari centri di controllo, e le numerose telefonate tra operatori di Ciampino, Marsala, Licola e lo stato maggiore dell’Aeronautica e dell’ambasciata americana, successive alla strage. Il quadro che emerge è chiaro: tutti sapevano, tutti erano impegnati in un’azione di depistaggio per nascondere le reali motivazioni duetro alla strage. Quelle registrazioni sarebbero già prove, non più indizi. Gli altri capitoli ripercorrono il lungo cammino dell’inchiesta di Rosario Priore, 5mila pagine oltre a migliaia di allegati: un corposo atto di accusa sulle cause dell’abbattimento del DC-9, sul ritrovamento del Mig libico sulla Sila, sull gravità dei depistaggi, delle omissioni. Il libro ricostruisce il processo contro i vertici dell’Aeronautica, dei servizi, terminato con l’assoluzione perché il fatto non sussiste, ma analizza anche la sentenza dei giudici di Palermo che confermano ciò che già avevamo compreso: l’aereo venne abbattuto in uno scenario di guerra, non fu un incidente, neppure l’effetto di una esplosione a bordo. Infine c’è il racconto di una grande impresa civile: l’Associazione parenti delle vittime della strage di Ustica. Si tratta di una lunga battaglia non ancora terminata di verità e giustizia, un percorso tortuoso ma straordinario che porta singoli cittadini a riunirsi in associazione, proprio come avvenuto per altre vicende come gli eccidi di piazza Fontana, Brescia, Questura di Milano, Italicus, stazione di Bologna. Un modello di impegno civile importante. In Italia la verità storica non sempre viene accimpagnata da una verità giudiziaria, ma per la strage di Ustica non è vero che noi non sappiamo. Il libro dice che conosciamo la verità sulle cause dell’abbattimento (lo scrive il giudice Rosario Priore nella sua sentenza ordinanza), e la giustizia civile, pur in modo tardivo, ha condannato il ministero dei Trasporti e della Difesa a risarcire i parenti delle vittime perché non hanno visto, hanno depistato e hanno distrutto le prove. Manca l’ultimo miglio diceva Andrea Purgatori in una puntata di Atlantide. È il coraggio che è mancato alla politica. Dopo le dichiarazioni di Giuliano Amato che parla di una responsabilità francese della strage non mi risultano nuove rogatorie presentate dal Governo di Giorgia Meloni rivolte al suo omologo Emmanuel Macron. Eppure, come scritto nel libro, sono numerosi gli indizi che portano ad ipotizzare una mano francese, oltre che americana. La verità è che l’Italia, come si è visto in decine di casi, è un paese a sovranità limitata, o peggio ancora controllata. E la strada resta ancora in salita”.
