Quando si diceva “meglio che lavorare…”

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Vi ricordate quando si diceva: fare il giornalista? sempre meglio che lavorare… Per la verità la sciocchezza sopravvive ancora, fra qualche buontempone poco informato e ovviamente mai entrato in una redazione. Ma se di enorme, sesquipedale sciocchezza si trattava un tempo, quando la categoria pur godeva di qualche privilegio, nel 2025 italiano è davvero cosa che non si può sentire.

Provate a pronunciare la sciocchezza davanti a un giornalista precario che sforna articoli quotidianamente (domeniche e festivi compresi), ma non riesce a ottenere non dico l’assunzione, ma almeno un contratto di collaborazione, una retribuzione dignitosa, una prospettiva di lavoro e di vita…

Provate a fare la battutona in presenza di chi ha avuto finalmente “la fortuna” di ottenere la sospirata assunzione e lavora più ore dell’orologio, sopporta carichi di lavoro un tempo non immaginabili e, in epoca di web, whatsapp, social e siti da aggiornare, praticamente non stacca mai.

Ma chissà quanto guadagna, dirà il geniaccio della battuta da cui siamo partiti. E anche qui non ci siamo. Il contratto di lavoro dei giornalisti italiani, firmato dalla Fnsi e dalla Fieg, attende di essere rinnovato da dieci anni. Ciò significa che per questo lungo periodo di tempo nelle paghe dei giornalisti non è stata recuperata nemmeno l’inflazione. E lo stipendio soprattutto dei nuovi assunti ne risente, eccome. Qualcuno fa due calcoli e dice no grazie.

Nella primavera 2024 le due federazioni si sono incontrate, dopo tanto tempo, e hanno concordato almeno su un punto: la necessità di arrivare a un nuovo accordo.

Per la verità, quello di arrivare al rinnovo contrattuale è stato l’unico elemento condiviso, in quella riunione. Da parte sindacale, oltre all’urgenza del recupero di dieci anni di inflazione, è stata sottolineata l’esigenza non più rinviabile di svolgere un’opera di ricostruzione dell’impianto contrattuale, che in molte aziende viene disapplicato e comunque non è più al passo coi tempi.

Gli editori, visto che la crisi del settore permane, chiedono soldi al governo (quello dei bavagli all’informazione), ancora flessibilità e diversi automatismi per quanto riguarda le nuove assunzioni. Tradotto: non vogliono cacciare un euro. E non si ricordano contratti di lavoro rinnovati senza denari sul tavolo e nelle tasche dei lavoratori.

Questo è il quadro. La Fnsi, la Federazione nazionale della stampa di cui l’Assostampa Fvg è articolazione territoriale, sta facendo il possibile per uscire da questa situazione e portare a casa il risultato. Non è facile. Ma è una battaglia che va combattuta.

E comunque, nonostante tutto e considerato il calendario, buon anno a tutte e a tutti. Anche nel 2025 abbiamo sempre e ovviamente bisogno che le colleghe e i colleghi, professionali e collaboratori, contrattualizzati e non, precari e pensionati, si iscrivano al nostro sindacato unitario, unica difesa della professione. Purtroppo molti iscritti all’Ordine, professionisti e pubblicisti, non sono iscritti. Purtroppo molti giovani pensano di non aver bisogno del sindacato.

L’Assostampa Fvg ha da molti anni le quote d’iscrizione immutate, fra l’altro le più basse d’Italia. Aiutateci a tutelare i più deboli, a difendere la professione, il lavoro, il contratto, le pensioni, i nostri enti di categoria. Ma soprattutto il diritto dei cittadini a essere informati e il dovere dei giornalisti di informare.

Poi ci sarebbe la suprema brutalità delle tante guerre, dei morti ammazzati, dei morti annegati nel nostro Mar Mediterraneo un tempo culla di civiltà e oggi immenso cimitero. Giornalisti e operatori dell’informazione sono lì, a vedere e quando possibile raccontare. Spesso pagano con la vita. Tante volte con la libertà. Ma questo è un altro, doloroso discorso.

Carlo Muscatello, presidente Assostampa Fvg


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