Articolo21 e Cgil. Un mercoledì da leoni

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Si tiene oggi un’assemblea intitolata «Al lavoro per una nuova società dell’informazione» dal format inedito: l’associazione Articolo21 e la Cgil (con la federazione di settore Slc) insieme per sottolineare i rischi che corre la democrazia italiana: anche per ciò che concerne autonomia e indipendenza dei media, vecchi e nuovi; e per quanto riguarda l’assetto industriale dei comparti del sistema.

La novità sta nella cosiddetta intersezionalità, ovvero il percorso aperto e inclusivo nei e dei vari aspetti dell’universo comunicativo. A differenza dell’età analogica e persino delle prime stagioni digitali, siamo al cospetto di un grande ibrido, che la ricerca chiama infosfera. Si tratta di un variopinto universo in cui convivono antiche forme espressive (l’Opera lirica, per dirne una) con la velocissima extranazione degli algoritmi e dell’intelligenza artificiale, passando per gli apparati sempiterni come la pur infragilita Rai.

La novità ancora più esplicita, attraverso il coinvolgimento diretto del segretario generale della Cgil Maurizio Landini e della dirigenza della specifica federazione con Riccardo Saccone, è una chiara indicazione: solo il rilancio di vertenze e conflitti può evitare lo scivolamento verso la democratura: Orban docet.
In simile contesto, che ha sullo sfondo l’attacco alla Costituzione italiana, i contropoteri vanno emarginati e messi in causa, dalla magistratura all’informazione autonoma e indipendente, fino alla creatività culturale.

Non bastano, dunque, i pur utili seminari e convegni di cui siamo pieni, fino al paradosso delle iniziative sull’intelligenza artificiale, talvolta intrise di metodi analitici estranei ad un mondo illeggibile con i soliti paradigmi. Ma dove la realtà concreta è popolata da schiavi e precari, che permettono alle macchine di essere ed agire. Per non dire della logistica sorretta dai nuovi dannati della terra, i rider e i facchini delle piattaforme.

Insomma, è indispensabile coniugare progetti alternativi e ricostruzione di alleanze sociali in grado di sorreggere un corpo a corpo durissimo. Le destre intendono piegare i settori evocati al loro dominio propagandistico, ad una presunta contro-narrazione improntata ad archetipi reazionari vagamente imbellettati da qualche citazione di D’Annunzio o Prezzolini. Salvo poi cadere nell’ossessione della conquista delle istituzioni, osservate per anni dal buco della serratura e immaginate come uno scintillante eldorado. Prenderanno la parola rappresenti di Articolo21 come il coordinatore Giuseppe Giulietti e la portavoce Elisa Marincola, Sergio Bellucci, Paolo Berizzi, Marino Bisso per la Rete NoBavaglio, Micaela Bongi, Paolo Borrometi, Angelo Camagna, Elisa Castellucci, Alessandra Clementini, Sara Lucaroni, Marianela Diaz di FreeAssange Italia, il presidente della federazione della stampa Vittorio Di Trapani, Camilla Piredda, Sigfrido Ranucci, Marco Tarquinio, Alessia Tripodi, Silvia Truzzi.

Come si vede, ci saranno diversi protagonisti della preoccupante situazione che viviamo, ivi compresa una rappresentanza del quotidiano Domani, oggetto di attacchi virulenti e persino con l’incriminazione di bravissimi giornalisti di inchiesta come Giovanni Tizian, Nello Trocchia e Stefano Vergine.
Si rimetteranno al centro dell’agenda delle priorità nodi rimossi e sottovalutati: si legge nelle varie classifiche internazionali. In quelle statistiche l’Italia è in coda per la diffusione della banda larga e ultralarga (il caso della svendita di Tim grida vendetta al cospetto di dio), ma sale in testa per numero di querele temerarie ricevute da chi con coraggio fa giornalismo di inchiesta. Solo a Report sono state consegnate quasi duecento notifiche.

E, poi, ci saranno le testimonianze di chi è sotto scorta per le minacce della mafia o dei neofascisti, da Borrometi a Berizzi.
Si parlerà di Julian Assange, a maggior ragione ora che un’autorità europea – il cancelliere tedesco Sholtz – è uscita dal torpore.
(da Il Manifesto)
(Nella foto l’intervento di Sigfrido Ranucci all’incontro No signal)


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