Un Movimento di Informazione Democratica per la riforma della Rai. Il sit-in a Viale Mazzini

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Il sit-in promosso dal Partito Democratico sotto la sede Rai di Viale Mazzini, con la partecipazione di quasi tutte le forze di opposizione e di numerose associazioni e movimenti impegnati da oltre un decennio per una governance della Rai che garantisca pluralismo culturale e ideale, va al di là di un semplice evento pre-elettorale.

L’intervento di Elly Schlein, pronunciato da un palco improvvisato attorno al quale si è radunato un centinaio di persone, rappresenta una marcata rottura con la politica del PD degli ultimi vent’anni.

Con la blindatura del duopolio Rai-Mediaset sancita dalla legge Gasparri del 2004, con la riforma Renzi del 2015 che ha centralizzato il potere nelle mani di un AD e di un Presidente nominati dal Governo, fino all’ultimo CdA in carica, abbiamo assistito a un periodo di consociativismo che ha assicurato ai partiti e alle loro correnti un controllo ferreo sulla Rai, secondo i criteri del “manuale Cencelli”, con l’aggravante di privilegiare la fedeltà rispetto alle competenze degli amministratori e dei dirigenti selezionati. Questa chiusura corporativa, ha progressivamente isolato il servizio pubblico dal contesto nazionale, dall’opinione pubblica e, in particolare, dai telespettatori, che non si sono più sentiti rappresentati da una Rai priva di identità e omologata alla televisione commerciale, con l’unico scopo di mantenere il duopolio, assicurando alti ascolti a discapito della qualità dei contenuti evitando, in tal modo, l’accusa di abuso di posizione dominante a Mediaset.

Altrettanto di rottura è stato l’invito a prendere la parola che Sandro Ruotolo, responsabile PD della cultura e dell’informazione ha rivolto a Beppe Giulietti, il fondatore e coordinatore di Articolo 21 in rappresentanza di tutti i movimenti della società civile che in questi anni si sono battuti per la riforma della Rai, contro i bavagli, le querele temerarie, il precariato e i giornalisti costretti a vivere sotto scorta. La visione programmatica della Costituzione delineata da Giulietti impone una stretta collaborazione fra istituzioni e società civile per tradurre i valori costituzionali in realtà concreta.

Da queste premesse bisogna partire per dare attuazione all’Articolo 21 anche nella Rai: dare vita a un Movimento di Informazione Democratica (MID) che coinvolga tutti i partiti politici e le associazioni culturali che abbiano a cuore la libertà d’informazione e il diritto alla conoscenza, per restituire alla Rai la sua missione di pubblico servizio e di volano per lo sviluppo dell’industria audiovisiva e multimediale del nostro paese.

L’acronimo MID non è casuale perché questo movimento fu protagonista della riforma della Rai del 1975 che sottrasse l’azienda al controllo assoluto del governo e accolse, per la prima volta, i partiti di opposizione nel CdA dell’azienda.

IL MID fu un esempio di buona politica: un amalgama ben riuscito di utopia e concretezza: vi presero parte numerose associazioni culturali e politiche; costituzionalisti come Gianni Ferrara, Enzo Cheli, Giuliano Amato e Alessandro Pace; programmisti-registi e giornalisti (tra gli altri: Carlo Fido, Alberto La Volpe, Stefano Munafò, Ivan Palermo, Renato Parascandolo, Raffaele Siniscalchi, Federico Scianò, Gaetano Stucchi, Pino Tabasso); le federazioni giovanili di tutti i partiti dell’arco costituzionale, l’Arci e i registi aderenti all’ANAC.

Il MID aveva appreso metodi e forme di lotta da quei movimenti di base che avevano portato alla nascita dei Consigli di fabbrica, allo Statuto dei lavoratori e alla legge 180 che abolì i manicomi, mescolando sapientemente contestazione e progettualità. Ad esempio, si proiettava, ogni sera, in piazza Navona su un grande schermo il TG1 in diretta e, subito dopo, si invitavano sul palco giornalisti come Enzo Biagi e Andrea Barbato a commentarli (vedi il volantino); al tempo stesso si chiedeva udienza al Presidente della Camera Sandro Pertini per consegnargli il nostro progetto di riforma della Rai.

Nei giardini di Viale Mazzini, l’altra sera, si è accesa una scintilla che merita di essere coltivata per le sue potenzialità: Articolo 21 potrebbe assumere il ruolo di coordinatore di un movimento dedicato allo studio, all’elaborazione e alla lotta per una riforma radicale della Rai a livello, istituzionale, organizzativo e gestionale.
(Nella foto Sigfrido Ranucci al sit in davanti alla Rai)


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