Le verità scomode sulle stragi e l’importanza del giornalismo civile di Report

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Grazie a Report e a tutta la redazione che ieri sera ci ha regalato l’ennesima testimonianza di un giornalismo civile, capace di restituire la memoria, di illuminare gli angoli più bui e sporchi della Storia repubblicana. Ancora una volta Sigfrido Ranucci, Paolo Mondani e la redazione tutta, hanno riacceso i riflettori  sulle stragi del 1992 e 1993, sulle trattative Stato-mafia, sulle commistioni tra istituzioni, servizi, politica, mafia, fascismo, squadrismo neofascista.
Un intreccio che ha insanguinato la Storia nazionale, sin dalla strage di Portella della Ginestra, proseguendo per piazza Fontana, Brescia, Italicus, Ustica, Peteano, Gladio, Loggia P2, nostalgici di Salò…

Non pochi di coloro che ebbero un ruolo allora sono ancora in azione e adesso si sentono più forti che mai.
Nei mesi scorsi alcuni giudici hanno più volte messo sotto tiro la redazione di Report, così come richiesto a gran voce dagli oligarchi di ieri e di oggi. Paolo Mondani è stato addirittura pedinato, in palese disprezzo delle leggi e delle sentenze della Corte Europea; volevano scoprire le sue fonti sulla trattativa Stato-mafia.
I tabulati telefonici di Sigrido Ranucci e Giorgio Mottola, non indagati, sono stati acquisiti per scoprire le fonti su quell’incontro tra Renzi e Mancini, nelle piazzole della stazione di servizio, anche in questo caso volevano e vogliono svelare le fonti, magari intimidirle affinché imparino a mettersi il bavaglio.
Che fine faranno quei tabulati? Che uso ne è già stato fatto? Chi altri sta spiando l’intera redazione? Le autorità di controllo e di garanzia hanno nulla da dire?
Non si tratta di difendere una trasmissione, ma l’articolo 21 della Costituzione.
Le querele bavaglio scagliate dalla Presidente del Consiglio contro Roberto Saviano, quelle indirizzate contro il quotidiano Domani, diretto da Stefano Feltri, le tante indirizzate contro croniste e cronisti, spesso precari, che indagano su mafia, malaffare e corruzione, l’attacco sistematico alla tutela delle fonti e al segreto professionale, sono parte di una strategia  che punta a colpire e affondare il diritto di cronaca, un piano già descritto nei minimi particolari da Licio Gelli, e in gran parte portato a compimento, con la complicità di governi di diverso colore.
Un piano che diventa ancora più pericoloso quando si torna a parlare di Repubblica Presidenziale.
Un’ipotesi  di questo tipo, senza il potenziamento dei poteri di controllo, porterebbe non verso la Francia, ma verso la “democratura” ungherese, cancellando origini e sostanza dell’attuale Costituzione antifascista.
Per questo Articolo 21 è già al lavoro per animare i comitati per la difesa della memoria e della Costituzione nata dalla lotta contro il fascismo.
Nel frattempo ci auguriamo che gli inquirenti, dopo aver visto la puntata di Report, invece di “inquisire” la redazione, vogliano andare alla caccia di stragisti, fascisti, depistatori e dei loro protettori di ieri e di oggi.

 

NDR
Sulla rilevanza della protezione delle fonti e del diritto di cronaca riportiamo l’analisi della professoressa Marina Castellaneta alla luce delle recentissime pronunce in sede europea
https://www.articolo21.org/2022/12/nessun-linciaggio-mediatico-se-il-reportage-riguarda-unindagine-di-interesse-generale/

Articolo 21 si era occupato del ruolo di Stefano Delle Chiaie e della base capitolina per le manipolazioni in un’inchiesta di Andrea Palladino che riproponiamo
https://www.articolo21.org/2022/05/stefano-delle-chiaie-roma-come-base-per-infiltrare-e-manipolare/ 


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