Difesa sì, vittoria no

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La pace non nasce dalla legittima difesa. E’ un’altra cosa. Ha bisogno di un progetto, un percorso e moltissimo lavoro preparatorio. Chi lo sta facendo? Nessuno. Intanto Zelensky prima vieta la pace per decreto; poi si rifiuta di trattare con Putin. Ora deve essere chiara una cosa: la pace non è una decisione esclusiva dell’Ucraina, ma di tutti i Paesi che la stanno aiutando. Quindi Zelensky deve porsi il problema della pace, anche come gesto di riconoscenza verso chi gli ha fornito le armi per resistere all’invasione.

O lo fa con le buone, revocando il decreto anti-pace e non delegittimando Putin; o con le cattive, con i fornitori di armi che dovrebbero smettere di inviargliele. Quello che non può essergli consentito è rinunciare alla pace in via unilaterale. Insomma, prima di aprire un tavolo con Putin, gli europei devono chiarirsi con Zelensky in termini molto chiari: difesa sì, vittoria no. Se quest’ultima significa per Kiev tornare a prima dell’invasione, senza alcuna concessione per la pace.

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