Attacco alla libertà. Accoltellato a New York lo scrittore Salman Rushdie. Nel 1989 l’Ayatollah Khomeini aveva invitato tutti i musulmani ad  ucciderlo

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L’autore anglo-indiano di ‘Versi satanici’ è stato accoltellato durante un evento letterario alla Chautauqua Institution, un centro educativo senza scopo di lucro e resort estivo vicino a Buffalo nella parte occidentale di New York. Le ultime notizie riferiscono che perderà un occhio, che ha danni al fegato ed a un braccio e che è in ventilazione.

L’attentatore è stato identificato. Si tratta di un uomo di 24 anni Hadi Matar di Fairview del New Jersey.

Da subito le motivazioni del gesto sono state indicate nell’estremismo fondamentalista come dichiarato dal senatore di stato George Borrello, che rappresenta il distretto in cui è stato attaccato Rushdie.

Nonostante uno degli ex compagni di scuola superiore dell’attentatore abbia dichiarato al Daily Beast che Matar fosse semplicemente “un musulmano molto devoto” dai profili social si evince non solo la grande devozione alla religione ma anche una grande ammirazione per il Leader Supremo fondatore della Repubblica Islamica dell’Iran Ayatollah Khomeini.

La stessa guida spirituale e politica dell’Iran che il 14 febbraio del 1989 a seguito della pubblicazione del libro di Rushdie proclamò la condanna a morte dello scrittore dichiarando quanto segue “Informo tutti i buoni musulmani del mondo che l’autore dei Versetti satanici è un testo scritto e pubblicato contro il profeta dell’Islam e contro il Corano, insieme a tutti gli editori e coloro che hanno partecipato con consapevolezza alla sua pubblicazione, sono condannati a morte – scandì Khomeini, invitando i musulmani alla vendetta – chiedo a tutti i coraggiosi musulmani, ovunque si trovino, di ucciderlo immediatamente, cosicché nessuno osi mai più insultare la sacra fede dei musulmani. Chiunque sarà ucciso per questa causa sarà un martire per il volere di Allah.

Il ‘romanzo’ di Rushdie diede vita a una serie di proteste da parte dei musulmani. E’ diviso in nove capitoli, e vi è una rivisitazione romanzata in chiave onirica dell’episodio dell’ispirazione diabolica di Maometto contenuto nel Corano. La storia narra di due attori indiani di origine musulmana. Uno ha un grande successo a Bollywood, mentre l’altro ha rinunciato alle sue radici e lavora come doppiatore nel Regno Unito. All’inizio del romanzo i due protagonisti sopravvivono in modo soprannaturale a un attentato che distrugge l’aereo su cui stanno viaggiando. In questo caso i ruoli di bene e male sembrano chiari, con l’avanzare del racconto la trasformazione angelica si rivela una sorta di schizofrenia, mentre l’altro personaggio, il demone, sembra riuscire a redimersi.

La parte più controversa del libro è concentrata in 70 pagine ed è la descrizione di un lungo sogno di uno dei protagonisti. In questa scena onirica, Rushdie rielabora un episodio della tradizione islamica – l’episodio dei versi satanici, appunto aggiungendo dettagli al racconto tradizionale. Quando Maometto rinsavisce, diversi personaggi del sogno (un suo ex seguace, un poeta ubriacone, alcune prostitute) si riuniscono in un bordello e, tra di loro, criticano il profeta, accusandolo di essere uno di loro, un uomo dissoluto, un ubriacone ed un imbroglione. Per aggiungere ancora più disprezzo nei confronti dell’Islam alcune prostitute assumono nel libro i nomi delle moglie del profeta.

Quando l’Ayatollah Khomeini ordinò la sua uccisione venne anche integrata una Fondazione Caritatevole islamica di Teheran che offrì a chi avesse ucciso Rushdie una ricompensa di 20 milioni di tumans (circa 3 milioni di dollari) se iraniano o, 1 milione di dollari se straniero.  Nonostante la morte del Leader Supremo nel giugno del 1989, la fatwa rimase in vigore.

Uno dei più lungimiranti Presidenti che l’Iran abbia avuto Mohammad Khatami nel 1998, dichiarò il termine della fatwa, ma di fatto non venne mai ufficialmente revocata. Nel 2005, fu invece rinnovata dall’attuale leader spirituale iraniano, Ayatollah Ali Khamenei. Ancora oggi in Iran il reato di blasfemia è punibile con la pena capitale.

Nel 2016 alcune agenzie di stampa locali raccolsero circa 600mila dollari (420mila euro) per portare avanti la condanna a morte emessa da Khomeini ed aumentare la ricompensa a chi lo avesse ucciso.

Dall’emissione della fatwa lo scrittore ha vissuto per anni sotto scorta. Alcuni personaggi a lui legati sono invece stati coinvolti in vicende ancora tutte da chiarire. Nel 1991, due anni dopo la fatwa, Hitoshi Igarashi, che aveva lavorato alla traduzione del libro in giapponese, venne ucciso nel suo ufficio all’università di Tokyo. Una settimana prima, a Milano, il traduttore italiano Ettore Capriolo era stato accoltellato e picchiato da uno sconosciuto assalitore. Due anni dopo, l’11 ottobre 1993 l’editore norvegese del libro, William Nygaard, venne ferito con tre colpi di pistola fuori dalla sua casa ad Oslo. Gli episodi sono considerati collegati con la vicenda che riguarda il libro.

Subito dopo la notizia dell’accoltellamento avvenuto a New York molti musulmani hanno osannato Hadi Matar manifestando felicemente quanto successo. Ad esempio il quotidiano iraniano Kayhan vicino al Leader Supremo dell’Iran ha addirittura elogiato sulle sue pagine, la persona che ha accoltellato lo scrittore, indicandolo come il vendicatore dei tanti musulmani che si sono sentiti e si sentono tuttora offesi da un romanzo giudicato una vera e propria ‘dichiarazione di guerra’ al loro onore, alla religione e alla loro cultura.

Il vile attacco a Salman Rushdie invece, altro non è che la negazione dei valori universali come la libertà e la democrazia, concetti troppo complessi e incomprensibili per chi vede nel regime teocratico l’unica forma di governo possibile.


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