Agcom , una delibera non fa primavera

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L’Agcom ha battuto un colpo, varando la delibera intitolata «Richiamo alla corretta applicazione dei principi a tutela del pluralismo e della parità di trattamento nei programmi di informazione …».

Il testo ha risposto alle prevedibili obiezioni dei diversi protagonisti dell’agone elettorale nei confronti dell’assurda scelta di immaginare a Porta a porta un confronto a due, Letta-Meloni.

Contro il duetto erano arrivate le critiche di Europa verde-Sinistra italiana, Renzi-Calenda, Unione Popolare, 5Stelle. Si sarebbe trattato di una plateale violazione della legge 28 del 2000.

Rimane il dubbio su come sia persino stata pensata una simile vicenda, essendo in materia chiarissime le disposizioni della norma e dei regolamenti applicativi. Ed è curioso che il segretario del partito democratico abbia obiettato. Le regole non valgono per simpatia o a corrente alternata.

Le questioni poste dalla delibera sono puntuali: la legge elettorale è solo per un terzo regolata dal sistema maggioritario e non vengono considerati dal Rosatellum i capi delle coalizioni. Queste ultime, poi, non sono certamente sostitutive delle liste.

Quando l’Agcom evoca la seconda parte della campagna si riferisce proprio al periodo (dalla presentazione delle liste al venerdì prima del voto) in cui il pluralismo è rigorosamente tutelato e diviene il diritto prevalente. Magari ne risentono un po’ l’estetica mediale o qualche scelta professionale. Tuttavia, è una doverosa lunga apnea, volta a mettere cittadine e cittadini in condizione di confrontare i propri convincimenti con la prova-finestra del video (e della radio). Non ci sono forze importanti o meno significative. Le opportunità sono eguali per tutte e tutti.

Tra l’altro, la maledetta par condicio è spesso oggetto di battute critiche, ma la modifica richiede il varo di una nuova legge e non una chiacchiera generica spesso ignara degli stessi articoli del dispositivo. Anzi. Le due parole latine sono diventate una sorta di retorica, se è vero che la festa de l’Unità di Bologna si è vista privare di bandiere e magari di dibattiti politici per non violare una legge che parla in realtà di mezzi di informazione e non di feste.

La delibera dell’Agcom ha avuto il voto contrario della commissaria Elisa Giomi, che ha motivato la sua scelta con considerazioni rispettabili e tuttavia asimmetriche rispetto al testo medesimo, fatto salvo il richiamo alla libertà editoriale da considerare sempre un principio fondamentale. L’intelaiatura dei confronti non deve, ovviamente, ledere l’indipendenza dei programmi, ma – se mai- definire le condizioni generali dentro cui esercitare il diritto-dovere di informare.

Comunque, non è tutto oro ciò che luccica.

L’Agcom ha il compito cruciale di vigilare sul rispetto della normativa non solo per i confronti nei talk. Lì, per evitare la violazione, sono sufficienti  un invito collettivo o l’incremento della quantità delle puntate.

Basti osservare ad occhio nudo il flusso dei palinsesti, però, e si colgono quotidianamente infrazioni numerose: personaggi invitati ovunque (Calenda? Cottarelli?) e intere parti dello schieramento dimenticate.

Se, poi, si leggono i dati pubblicati dalla stessa Autorità per il periodo 3-20 agosto si torna giovani. Le reti di Mediaset sono ancora, come nel 1994, il megafono di Forza Italia. Già, il conflitto di interessi, questo sconosciuto.


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