Prima di tutto la pace, La carta della pace e dello sviluppo, Il governo mondiale … Le sfide interrotte di Enrico Berlinguer ma che sono ancora davanti a noi

0 0

L’11 giugno 1984 moriva a Padova Enrico Berlinguer dopo giorni di agonia. Non lo potrò mai dimenticare. Più passa il tempo e avanza il degrado della politica manca sempre di più, mancano le sue idee i suoi pensieri lunghi in gran parte ancora attuali e necessari.

Ho avuto il “privilegio” di conoscerlo anche da vicino. Nell’aprile 1974 davanti alla Marzotto a Valdagno per per il NO all’abrogazione della legge sul divorzio. Avevo 28 anni lo presentai, emozionatissima. Sette anni dopo venne in Veneto (Porto Marghera e Vicenza) per il NO all’abrogazione della legge 194 (“…Sulla tutela sociale della maternità e l’interruzione volontaria della gravidanza”). Volle incontrare alcune compagne per capire come andava in questa regione. Il P.C.I. regionale organizzò una cena al Park Hotel a Venezia. Quando arrivammo, in ritardo, tutti i posti a tavola con lui erano occupati: tutti uomini. Avevano preparato per noi un tavolino di emergenza ma Berlinguer con garbo e ironia fece alzare alcuni dirigenti seduti davanti a lui e noi ci sedemmo al loro posto. Un gesto …fortissimo oltre che utile. Solo due esempi per dire che oltre a essere un grande dirigente comunista era una persona speciale, sobria seria gentile e per niente … triste (Giovanni Minoli, Mixer, nel faccia a faccia dell’aprile 1983 gli chiese “Qual è la cosa che le dà più fastidio sentir dire di lei?” – “Che sarei triste, perché non è vero.” )

Questi due referendum, nel merito e nel risultato, sono dovuti in gran parte all’impegno di Enrico Berlinguer accanto alle donne. In un’intervista a Carla Ravaioli nel 1978, disse:

“Non può essere libero un popolo che ne opprime un altro”, un’affermazione di Marx che si può parafrasare così: Non può essere libero un uomo che opprime una donna.

Non è possibile dare conto compiutamente del pensiero innovativo che  Enrico Berlinguer introduce nella cultura politica del P.C.I. Si ricordano prevalentemente la posizione critica nei confronti dell’Unione Sovietica e “l’ombrello” della NATO, l’intervista curata da Eugenio Scalfari nel 1981, in particolare la questione morale: si tratta di importanti elaborazioni. Secondo me le questioni più rilevanti attengono alla riflessione che porterà alla politica del compromesso storico che origina fin dalla fine degli anni 60 e dai primi anni ‘70 quando lo spirito vitale del Concilio fa sentire la sua spinta propulsiva nel mondo, in Europa, in Italia che fino al 1974/75 era l’unico paese democratico del sud Europa. (nota 1 alla fine del testo)

Contemporaneamente al fatto che le forze conservatrici reagiscono con ogni mezzo per fermare il rinnovamento che molti fatti annunciano. La teoria degli opposti estremismi inaugurano gli anni delle stragi nere a partire da quella della banca dell’agricoltura a Milano 1969. La nascita delle brigate rosse e gli orrendi assassinii di cui si macchiano.

L’11 settembre 1973 in Cile un violento colpo di stato rovescia il governo socialista di Salvador Allende che viene assassinato. Si instaura la feroce dittatura di Augusto Pinochet che durerà fino al suo allontanamento dalla presidenza cilena nel 1988, con un referendum popolare, un plebiscito che era sicuro di vincere ma che perse con il 42% di sì.

Nelle settimane successive su Rinascita appaiono 3 articoli/saggi a firma Enrico Berlinguer (Imperialismo e coesistenza alla luce dei fatti cileni; via democratica e violenza reazionaria; alleanze sociali e schieramenti politici): è la proposta politica e culturale del “compromesso storico”. (nota 2)

L’affermazione netta del NO al referendum per l’abrogazione della legge sul divorzio (12 maggio 1974) evidenzia che grandi cambiamenti sono avvenuti nel pensiero, nel costume, nei valori attraversando grande parte del popolo italiano, credenti e non credenti. La cosa sorprese anche molta parte del gruppo dirigente del PCI.

Nemmeno un mese prima a Genova, 18 aprile 1974, il sostituto procuratore Mario Sossi, titolare di diverse inchieste sulle ali eversive della sinistra extraparlamentare e Pubblico ministero nel processo al Gruppo 22 ottobre, viene rapito dalle ‘Brigate Rosse’: è forse il primo attacco delle BR al cuore dello Stato.

Quindici giorni dopo a Brescia, 28 maggio 1974: è la strage fascista di Piazza della Loggia.

Il 14 novembre 1974 sul Corriere della Sera appare l’articolo di Pier Paolo Pasolini “Cos’è questo golpe, Io So… Io So…”
Pier Paolo Pasolini il 2 novembre 1975 è assassinato a Ostia.
Le elezioni amministrative del 15 giugno 1975 vedono una netta affermazione del partito comunista che crescerà ancora un anno dopo, il 20 giugno 1976, rendendo impossibile la formazione di un governo senza la partecipazione dei due maggiori partiti: il PCI e la DC.

Nel 1976 la storia degli indipendenti nelle liste del PCI arriva ad una svolta. Enrico Berlinguer sollecita una più decisa apertura ai cattolici proponendo la candidatura di un intero gruppo cattolico nelle liste del Pci, come Sinistra Indipendente. L’operazione va in porto nonostante le bacchettate dei vescovi, e la scomunica da qualcuno ventilata. Con le elezioni del 1976 il Pci raggiunge il suo massimo storico con il 34,4% dei voti. Al Senato gli indipendenti di sinistra saranno 18, molti i cattolici tra i quali Raniero La Valle, ex direttore del quotidiano cattolico L’Avvenire d’Italia, Mario Gozzini, Giancarla Codrignani, Ettore Masina, Piero Pratesi, il pastore valdese Tullio Vinay. Un’esperienza importante e che lascia segni positivi nell’insieme della società e anche nel lavoro parlamentare: la legge 194 “sull’interruzione volontaria della gravidanza e il valore sociale della maternità” e il successivo referendum abrogativo (con la vittoria del NO), il nuovo diritto di famiglia, la legge sui consultori e quella sulle pari opportunità, la legge sanitaria e altre ancora (è ministro del lavoro e poi della sanità Tina Anselmi, Presidente della Camera dei deputati Nilde Iotti. Per la prima volta due donne in posizioni di rilievo). Sulla spinta dei movimenti nella società importanti le iniziative contro gli euromissili a Comiso, la riforma dell’ordinamento giudiziario (con l’approvazione della legge Gozzini), la nuova legge sull’obiezione di coscienza approvata dal Parlamento ma bocciata dal presidente della Repubblica Cossiga.

La Sinistra Indipendente è stata una inedita e originale esperienza /laboratorio politico e culturale che non ha agito solo in parlamento ma in tutto il paese. Un’esperienza di grande valore, il cui patrimonio è disperso anche se ancora di grande attualità e utilità. Ci si può/deve interrogare se si possa oggi recuperare quanto meno alcuni dei metodi e delle idee che in quegli anni si sono elaborate e proposti, aggiornati alla realtà sociale, economica e politica completamente mutata.

La lettera di mons. Luigi Bettazzi a Enrico Berlinguer porta la data del 6 luglio 1976 subito dopo le elezioni del 20 giugno e, oltre a porre al segretario del PCI alcuni quesiti sulla “teoria e la pratica” del partito nei confronti della Chiesa, della religione, dello stato Vaticano, apprezza l’esperienza della sinistra indipendente e sembra offrire un “gradimento” all’ingresso del PCI nel governo chiedendo, quasi in cambio, particolare coerenza ed onestà. (nota 3)

Cosa che non avverrà anche per veti posti ancora a livello internazionale. (nota 4)

Enrico Berlinguer risponderà a Monsignor Luigi Bettazzi un anno dopo, il 13 ottobre 1977.

Sul perché attese più di un anno per rispondere ci sono diverse ricostruzioni. Di certo ha pesato un periodo difficilissimo per il PCI e, in particolare per Berlinguer premiati dal voto del popolo e proprio per questo in difficoltà: paradossale, è la democrazia bloccata, bellezza! È credibile altresì che volesse sviluppare il dialogo con i cattolici, nucleo teorico anche del compromesso storico e verificare l’atteggiamento possibile della Chiesa. Spiegherà, nella risposta, che anche la possibilità della nascita del gruppo parlamentare della sinistra indipendente nasce dal fatto che il PCI è “…un partito laico… di popolo, non settario, non integralista che lavora per alleanze democratiche ampie e una trasformatrice unità con forze sociale, politiche e ideali diverse da noi. …”.

In chiusura Berlinguer rivolge l’auspicio “che i cattolici e le loro organizzazioni si impegnino e partecipino al buon funzionamento democratico del Paese…  Il PCI opera per una società aperta ed accogliente verso i valori cristiani; non per una società cristiana o uno Stato cristiano e non già perché siamo anticristiani ma solo perché sarebbero anch’essi una società e uno Stato “ideologici”, integralisti …”

Alla domanda di onestà disinteresse Berlinguer risponderà indirettamente a Monsignor Bettazzi con l’intervista a Eugenio Scalfari sulla questione morale (“la Repubblica 28.7.1981).

All’inizio del 1977 propone, in occasione del convegno degli intellettuali (al teatro Eliseo di Roma), un’inedita riflessione sull’austerità come politica per il cambiamento che sarà sviluppata qualche anno dopo con “la carta della pace e dello sviluppo” (1981) in cui si motiva la necessità di un governo mondiale.

Il sequestro dell’onorevole Aldo Moro, il massacro della sua scorta il 16 marzo 1978 e la sua uccisione dopo i 55 giorni più tragici e “misteriosi” della storia della Repubblica, interrompono i processi avviati faticosamente.

Una straordinaria intuizione che non fu colta e forse nemmeno capita dal suo partito:

austerità come mezzo per armonizzare lo sviluppo economico l’innovazione tecnologica con la difesa dell’equità sociale e la tutela dell’ambiente. Passò invece l’idea di austerità come sacrifici in un periodo in cui stava iniziando il decennio craxiano degli anni ’80 che vide l’aumento strepitoso del debito pubblico (che ancora pesa e peserà sulle generazioni future), inquinamento, ambiente e territorio violati dal cemento … La campagna “Prima di tutto la pace” che stava alla base della necessità di un governo mondiale fu considerata dai più la proposta di un visionario mentre era una grande proposta politica anticipatrice capace di corrispondere all’interdipendenza dei paesi e dei popoli indicando le grandi questioni dell’ambiente, della ricerca e del disarmo, dello sviluppo che possono essere affrontate solo su scala mondiale se si vuole vedere nella giusta dimensione il rapporto tra Sud e Nord del mondo, la lotta alla fame, alla povertà, al sottosviluppo. Tutte cose “fuori moda”.

Non si scelse allora quella politica e non la si scelse nemmeno dopo la caduta del Muro di Berlino e la fine dei blocchi contrapposti: il mondo oggi rischia davvero di finire preda di se stesso con una comunità internazionale incapace di affrontare i problemi che ci interpellano e che esigono di andare oltre le risposte militari e di guerra.

E le ragioni di quelle esperienze e proposte (maturate in un clima di dialogo/confronto tra culture differenti ma “convergenti”) restano ancora valide se pur in un quadro mondiale completamente mutato.

Possiamo oggi riprendere un cammino? Enrico Berlinguer sarebbe in dialogo con Papa Francesco e condividerebbe i suoi appelli: “fermatevi, chi fa la guerra perde l’umanità” …

Dal discorso alla marcia per la pace Perugia Assisi ottobre 1983:” Trattino dunque gli Stati; non cedano alla facile lusinga dell’intransigenza, della sfida, della provocazione. … I popoli facciano sentire la loro voce, la loro volontà di vita. … per tentare di invertire la rotta seguita attualmente dalla diplomazia degli Stati. … Questo movimento (della pace ndr) è assolutamente non monolitico e non unilaterale sul piano politico e ideale: proprio per questo è forte e impetuoso come un fiume nel cui alveo confluiscono acque di tutte le sorgenti. E la pace se ha nello sviluppo il suo fattore è anch’essa fattore di sviluppo perché i popoli possono usare la ricchezza per le proprie necessità di vita invece di produrre strumenti di morte. Il miliardo di dollari al giorno che gli uomini spendono per armamenti (oggi sono quintuplicate: oltre duemila miliardi all’anno n.d.r.) se usato a fini pacifici potrebbe contribuire a mutare il destino dell’umanità intera …”.

In questi giorni venti di guerre spirano minacciosi. L’aggressione della Russia di Putin nei confronti dell’Ucraina prefigura non più un conflitto locale ma una guerra che può diventare mondiale (si misurano già due potenze nucleari, la Russia e gli Stati Uniti d’America; in modo diverso è coinvolta l’Europa, anche l’Italia come componente dell’alleanza atlantica (che è l’unica rimasta in piedi dopo il 1989), la Gran Bretagna, uscita dall’Europa è una potenza nucleare come la Francia e la Cina che osserva, altri paesi  come l’India il Pakistan e la Turchia…). C’è l’impressione che ogni paese e/o grande potenza cerchi di trarre vantaggio da questa guerra, dal punto di vista geopolitico, di potere e per il controllo delle risorse, invece di costruire un’Europa di pace, la vera potenza; invece di pensare e progettare un nuovo ordine mondiale fondato sulla cooperazione e la solidarietà internazionale. E la solidarietà (dovere inviolabile art.2 della nostra Costituzione) è un valore e una regola di comportamento. Presupposto della solidarietà è la fratellanza o meglio “fratelli tutti sorelle tutte”, elemento di congiunzione degli altri due elementi della triade francese: libertà, uguaglianza.

Vorrei concludere questo ricordo di Enrico con un’altra sua idea anticipatrice.

Nell’intervista sul 1984 di Ferdinando Adornato del 18 dicembre 1983 Enrico Berlinguer ci regala un’altro “pensiero lungo”, una nuova frontiera per la sinistra: la necessità/capacità di coniugare innovazione tecnologica e democrazia.

Una sfida tutta politica e di “modernità”. Aveva ipotizzato un grande convegno di Futurologia che affrontasse non solo i problemi dell’economia ma l’insieme delle questioni del futuro. “… pensavo a un convegno che mettesse insieme studi e analisi di ambiti diversi: le scienze fisiche, chimiche, biologiche, antropologiche, demografiche, informatiche, mediche … un convegno che guardasse al futuro anche con un po’ di fantasia ma sempre sulla base delle acquisizioni e previsioni delle varie scienze. Ritengo un errore non esserci arrivati … anche perché c’è chi ha interesse a farci “convivere” col rischio perenne della guerra della distruzione totale impedendoci di vedere che la guerra si può sventare ma che si può già oggi vivere in modo diverso. … È importante impadronirsi della conoscenza a tutti i livelli … per definire politiche adeguate a stimolare, orientare, controllare e condizionare le innovazioni in modo che non siano sacrificate esigenze vitali dei lavoratori e dei cittadini …”

Mi sembra che sia stato scritto che il funerale di Enrico Berlinguer a Roma fu grande, di popolo: mai tanta gente per nessuna altra persona. C’ero e non avevo mai visto Roma così: ovunque tantissime persone sinceramente addolorate e anche forse preoccupate per questa morte, per questo uomo, un comunista irripetibile.

“Abbiamo tutti pensato non soltanto che era successa una “tragedia politica”, ma abbiamo pensato che la sua morte era per ognuno di noi una disgrazia personale, una perdita personale. Ci siamo accorti che ognuno di noi aveva con lui un rapporto fiducioso e confidenziale, anche se ci eravamo limitati ad ascoltarlo nella folla d’una piazza. Fu un momento in cui, come aveva detto Benigni, “il firmamento bruciava”. La sensazione che “bruciava il firmamento”, in quei giorni, l’abbiamo avuta tutti”.

(Natalia Ginzburg)

 

—————————-

Nota 1 si ricorda la rivoluzione dei garofani – Portogallo 25 aprile 1974; la fine del regime dei colonnelli in Grecia 23 luglio 1974; fine della dittatura e morte di Franco in Spagna 20 novembre 1975

 

Nota 2 queste le parole finali dell’ultimo saggio: “… la gravità dei problemi del paese, le minacce sempre incombenti di avventure reazionarie e la necessità di aprire finalmente alla nazione una sicura via di sviluppo economico, di rinnovamento sociale e di progresso democratico rendono sempre più urgente e maturo che si giunga a quello che può essere definito il nuovo grande “compromesso storico” tra le forze che raccolgono e rappresentano la grande maggioranza del popolo italiano”.

 

Nota 3 “vorrei chiedervi, onorevole, una particolare coerenza nella vostra battaglia, una particolare onestà nel vostro atteggiamento. Purtroppo i “cristiani” non sono sempre stati esemplari nella loro gestione, hanno talora ceduto alla tentazione della concussione, della speculazione, della faziosità, hanno approfittato delle loro posizioni di potere, hanno tante volte appoggiato gli amici ed emarginato gli avversari favorendo una discriminazione e un disprezzo così poco cristiani. … occorre che sappiate avere questo coraggio autentico, questo spirito eroico di disinteresse e di onestà, questa apertura universalistica…..”

 

Nota 4 Una settimana dopo il voto in Italia a Puerto Rico si tenne il summit delle potenze occidentali: lì si condizionò il prestito internazionale del Fmi (di cui l’Italia aveva bisogno) al non ingresso del PCI nel governo del Paese

 

 


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21