Tir e pescherecci fermi. Gas e petrolio sono le altre atomiche di Putin

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Il viso è pallido. Lo sguardo stravolto. La banchista del bar agita una bolletta del gas. Mentre fa un caffè parla con un filo di voce: «È una botta spaventosa! Mi è arrivata una cifra enorme da pagare per il gas. Non mi era mai capitato. Non so come farò a pagare…».

È uno dei tanti frutti avvelenati dell’invasione russa dell’Ucraina. Nei primi mesi del 2021 un metro cubo di gas costava poco più di 19 centesimi di euro. Adesso può costare da 80 centesimi a oltre 1,20 euro. Una “tombola” rispetto a un anno fa. Già dallo scorso autunno c’era stata una impennata dei prezzi perché la Russia riduceva il flusso chiudendo i rubinetti dei metanodotti. Ma i rincari sono diventati proibitivi dal 24 febbraio, il giorno dell’«operazione militare speciale» ordinata da Vladimir Putin. La bolletta del gas mette paura.

Il presidente della Federazione Russa dà tutta la colpa alle “sanzioni illegittime” dei paesi occidentali verso Mosca. Lo “zar” smentisce una riduzione delle esportazioni di metano e di petrolio: «La Russia sta mantenendo i suoi impegni relativi alle esportazioni energetiche».

Un fatto è sicuro: quando c’è un conflitto i prezzi dell’energia e degli alimentari salgono per la paura e per la penuria. In questo caso i rincari sono stati colossali: i prezzi internazionali sono decuplicati per il metano e più che raddoppiati per il petrolio. Il rincaro dei carburanti ha fatto ripartire l’inflazione con un aumento generalizzato di ogni tipo di prodotti. Sono pesantemente colpite le imprese, soprattutto quelle ad alto consumo di energia rischiano di chiudere. Sono gravemente colpite le famiglie, soprattutto quelle a basso reddito già prostrate dal Covid.

La bolletta del gas e del gasolio sono insostenibili. I camionisti e i pescatori sono sul piede di guerra. Il gasolio è schizzato a prezzi proibitivi: 2,3, 2,4, 2,5 euro al litro. Addirittura supera, in genere, di 10 centesimi il costo della pur carissima benzina. Per protesta autocarri e Tir si fermeranno dal 14 marzo mettendo in difficoltà il rifornimento di negozi ed industrie. Trasportounito ha annunciato la sospensione «a livello nazionale i loro servizi “per causa di forza maggiore”».

I pescherecci sono fermi un po’ in tutta Italia. I pescatori sono disperati. Le barche da pesca sono bloccate ad Anzio. I pescatori dicono: per il caro gasolio «non ce la facciamo ad andare avanti». I pescherecci sono fermi a Fiumicino. Le barche sono tutte ormeggiate nel porto-canale. I cartelli di protesta sono tanti: «Il caro gasolio ci sta affondando. Governo dove sei?». Mario Draghi fatica a fronteggiare la crisi. Il governo Draghi ha varato delle misure fiscali per ridurre i rincari, ma si sono rivelate insufficienti. Adesso il presidente del Consiglio si è impegnato a predisporre altri aiuti alle famiglie e alle attività economiche in grave difficoltà.

Certo in Occidente c’è chi sta meglio e chi sta peggio. Stanno meglio gli Stati Uniti e il Regno Unito. I due più decisi sostenitori delle sanzioni economiche, fino al blocco delle importazioni di idrocarburi dalla Russia, sono praticamente autosufficienti sul piano energetico. L’Europa sta peggio. In particolare stanno molto peggio Germania e Italia: dipendono moltissimo dalle esportazioni del Cremlino. La Penisola è sotto schiaffo: Mosca è il primo fornitore di gas e il quinto di petrolio del nostro paese.

La Russia è una superpotenza. Ha invaso e bombarda l’Ucraina non risparmiando anche la popolazione civile: vengono colpiti pure i palazzi e gli ospedali. Putin ha perfino ventilato l’uso delle armi nucleari contestando le sanzioni occidentali. Intanto usa l’arma energetica: sul piano economico possiede una potenza analoga alla bomba atomica.


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