Odio su Twitter? Soprattutto contro le donne (e contro le giornaliste in particolare)

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(A.F.) L’intolleranza? È social. Nell’anno della pandemia da Covid-19, il 2020, diminuisce ma si radicalizza. Colpendo soprattutto le donne che lavorano, le persone con disabilità, i musulmani. È quanto emerge dalla sesta edizione della “Mappa dell’Intolleranza”, il progetto ideato da Vox – Osservatorio Italiano sui Diritti, in collaborazione con l’Università Statale di Milano, l’Università di Bari Aldo Moro, Sapienza – Università di Roma e IT’STIME dell’Università Cattolica di Milano. Sei le categorie investigate quali oggetto dell’odio online, soprattutto attraverso i tweet: donne, persone omosessuali, migranti, persone con disabilità, ebrei e musulmani.

Guardando ai dati, si legge come nel corso della rilevazione del 2020 (periodo marzo-settembre) erano stati raccolti un totale di 1.304.537 tweet, dei quali 565.526 negativi (il 43% circa vs. 57% positivi).
Nella rilevazione 2021 invece (periodo metà gennaio-metà ottobre), sono stati raccolti 797.326 tweet, dei quali 550.277 negativi (il 69% circa vs. 31% positivi). Perciò, nonostante il periodo di rilevazione sia stato più lungo, sono stati raccolti meno tweet, ma è cresciuta significativamente la percentuale di tweet negativi sul totale dei tweet rilevati. “A questa prima peculiarità – si legge nel rapporto di ricerca – ne segue una seconda, che identifica un allargamento dei target di odio online, con ben cinque categorie su sei interessate da tweet negativi e discriminatori: le persone con disabilità (16,43%) che hanno ricevuto più tweet negativi di tutte le altre; le persone omosessuali (7,09%); gli ebrei (7,60%); le donne (43,70%) e gli islamici (19,57%) mentre l’anno scorso le categorie caratterizzate da un’incidenza maggiore di tweet negativi erano tre: persone con disabilità (64,2% tweet negativi), islamici (58,4% tweet negativi), donne (55,7% tweet negativi).

I PICCHI PIU’ ALTI

Ma perché è stato scelto di analizzare proprio Twitter? La risposte dei ricercatori è che “sebbene tra i social network non sia quello maggiormente utilizzato, il fatto che Twitter permetta di re-twittare dà l’idea di una comunità virtuale continuamente in relazione e l’hashtag offre una buona sintesi del sentimento provato dall’utente”. In generale, osserva la ricerca, i picchi più alti di odio si sono avuti nei confronti dei musulmani, in seguito all’arrivo dei talebani in Afghanistan e a ridosso del ventennale dell’attacco alle Torri Gemelle; contro gli ebrei, il 27 gennaio, in occasione della Giornata della Memoria, così come in corrispondenza delle manifestazioni antisemite internazionali e delle esternazioni della senatrice Segre contro i No Vax, che hanno accostato il green pass alle persecuzioni razziali; contro le donne, a febbraio, a seguito degli insulti pronunciati in diretta radio dal professore universitario Giovanni Gozzini ai danni di Giorgia Meloni, ma anche a settembre, in piena emergenza femminicidi (7 in 10 giorni); nei confronti delle persone omosessuali, quando il rapper Fedez ha interrotto la sua esibizione al Concerto del Primo Maggio per leggere un intervento in difesa del Ddl Zan. E con una distribuzione geografica dei discorsi d’odio così distribuita: 

Antisemitismo: Nord Italia e una concentrazione forte nel Lazio; Islamofobia: Nord Italia in modo diffuso;
Misoginia: Diffusione a livello nazionale, con una concentrazione forte nel Nord Est; Omofobia: Diffusione a livello nazionale, con concentrazioni al Nord e al Sud; Xenofobia: Nord Italia in modo molto diffuso. Campania, Puglia e Sicilia; Disabilità: Diffusione a livello nazionale, con concentrazioni al Centro e al Nord.

NORME VINCOLANTI

Quindi, “la polarizzazione che si era notata nelle edizioni precedenti della Mappa prende sempre più la forma di una radicalizzazione in circoli più chiusi e più estremi. Si odia di meno, ma in modo più radicale e verso un pubblico più ampio e trasversale di categorie sociali. Si odiano ancora soprattutto le donne, ma la diffusività dell’odio online sottolinea una avversione simultanea per più categorie sociali”, annotano i ricercatori di Vox, che di fronte a simili fenomeni scrivono: “Non possiamo che ribadire con forza la necessità di colmare il vuoto normativo in materia di odio on line. Ancora oggi, infatti, non esistono né a livello europeo, né a livello interno, norme vincolanti volte a frenare l’odio via social. E non possiamo non ricordare che la libertà di manifestazione del pensiero non può essere invocata per giustificare la diffusione dell’odio, della misoginia, del razzismo, della xenofobia”.

Un focus più approfondito la ricerca di Vox l’ha dedicato alle donne, in una collaborazione stretta con con GIULIA – Giornaliste Unite Libere Autonome, da cui emerge come le categorie in assoluto più colpite siano “le politiche e le giornaliste, a confermare un trend già rilevato in generale dalla ‘Mappa dell’Intolleranza’”. Il dato tuttavia “conferma una generale tensione contro la politica, espressione della fase di gestione della pandemia. Nello specifico della misoginia, tale tensione prende le forme di una costante derisione e di svilimento delle qualità professionali delle donne, considerate incapaci e inette”. Ma lo stesso andamento, viene riscontrato per quanto riguarda le giornaliste: “Così, la frequentazione del profilo di una giornalista appare meno centrata sull’attrattiva rappresentata dal contenuto veicolato e più concentrata sull’attacco personale. Elemento questo, avvalorato anche dalla tipologia di discorso d’odio e discriminatorio rivolto verso le stesse giornaliste, che si conferma, come lo scorso anno, concentrato sulla presunta incompetenza o inadeguatezza. Un andamento, riscontrato anche nella rilevazione sulla misoginia dalla Mappa dell’Intolleranza 6.0, che confermerebbe una sorta di accanimento contro la figura della donna che lavora”, si può leggere nel Rapporto di ricerca. Quanto alle donne più odiate troviamo, in sequenza: Giorgia Meloni, Teresa Bellanova, Vitalba Azzollini, Cathy La Torre, Ilaria Capua, Antonella Viola, Barbara D’Urso, Fiorella Mannoia, Emma Marrone, Myrta Merlino, Selvaggia Lucarelli, Chiara Ferragni.

Su questo Silvia Garambois e Paola Rizzi hanno scritto “#Staizitta giornalista!”, edizioni All around.

(nella foto, Emma Marrone)

Fonte: https://www.professionereporter.eu/2021/11/odio-su-twitter-soprattutto-contro-le-donne-giornaliste-in-particolare/


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