Izabela, prima vittima della legge anti aborto in Polonia

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Sta diventando un giallo a Varsavia la morte di Izabela una giovane donna incinta di 32 anni, deceduta in ospedale per via delle complicazioni legate alla gravidanza. Secondo alcuni sarebbe la prima vittima della legge antiaborto in vigore in Polonia da qualche mese.

La drammatica vicenda risale allo scorso settembre, ma solo ora la sua avvocata, Jolanta Budzowska, ha rilasciato sui social un comunicato della famiglia legando la morte della donna alla legge sull’aborto.

Secondo l’Associated Press la donna era stata ricoverata in ospedale dopo una rottura prematura della placenta alla ventiduesima settimana di gravidanza e anziché procedere con un aborto per salvare la donna, i medici avrebbero aspettato che il feto morisse, causando la morte anche della giovane futura mamma.

Da quando si è appresa la notizia in molti hanno iniziato ad accendere candele davanti al Tribunale di Varsavia.

La corte è la stessa che lo scorso anno ha emesso la legge anti aborto per la quale in Polonia “anche in caso di malformazioni di un futuro bambino non sará consentito l’aborto”. Una decisione che limita di fatto la possibilità di ricorrere a un’interruzione di gravidanza.

Sono stati proprio gli avvocati della giovane Izabela a spiegare che i medici, una volta confermata la diagnosi di ‘difetti congeniti’ hanno volutamente atteso “la morte naturale del feto nell’utero” per evitare l’aborto nel rispetto “della legge vigente che limita le possibilità di un aborto legale”.

Anche lo stesso ospedale di Pszczyna, una piccola cittadina nel sud del Paese, non lontana dal confine ceco, nel quale è avvenuta la duplice morte ha espresso ‘amarezza’ per quanto accaduto rassicurando sul fatto che i medici abbiano  fatto il possibile per mamma e bambino attenendosi alla legge.

 “Tutte le decisioni mediche – si legge in una nota – sono state prese tenendo conto delle disposizioni legali vigenti in Polonia”.

Il Ministero della Sanità a seguito delle numerose proteste ha incaricato il Fondo Nazionale della Salute di indagare su quanto accaduto nell’ospedale.

“Mia figlia – spiega la mamma di Izabela – era in ospedale e stava male, ma loro non hanno fatto nulla, è stata uccisa da un’infezione sopraggiunta perché nessun medico è intervenuto”.

Aveva ricevuto una telefonata proprio dalla giovane che spiegava che il feto pesava solo 485 grammi e che conoscendo la legge in vigore era sicura che avrebbero aspettato fino a quando il cuore del bambino non avrebbe smesso di battere.

Nel frattempo anche le condizioni di Izabela però si sono aggravate, e si leggono in un messaggio a sua madre conservato dall’avvocato di famiglia: “Mi hanno fatto una flebo perché tremavo per la febbre alta: per fortuna ho insistito. Avevo 39,9. Qui non c’è nessuno, l’ho detto ai medici che non mi sento bene, ma nessuno fa niente”.

Successivamente, attraverso un’ecografia, quando i medici hanno constatato il decesso del feto, ma era ormai troppo tardi anche per la vita di Izabela che sottoposta ad un taglio cesareo è morta durante l’intervento.

Il caso drammatico di questa giovane donna, che poteva essere salvata, ha determinato un’ondata di proteste: alcuni attivisti per i diritti delle donne hanno deciso di scendere in piazza. Con fiori, striscioni, candele e canti protestano contro la legge anti-aborto.

Lo slogan di tutti è “Nessuna più”.

Perchè mai più nessuna donna debba morire come è morta Izabela.

 

https://www.articolo21.org/2020/10/polonia-proteste-contro-il-divieto-daborto-manifestazioni-anche-a-roma/


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