Mikis Theodorakis è scomparso ma non è morto

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Quando le Parche recidono il filo, non c’è più niente da fare. Tuttavia, nei casi di personalità meta-fisiche come quella del compositore greco, è assicurata l’immortalità. Laici o credenti che si sia.

La memoria rende eterni, soprattutto quando le vite si sono arrotolate in un gomitolo poliedrico e multiforme, sempre illuminando il villaggio globale.

Il sirtaki, la malinconica e tuttavia incalzante melodia delle terre elleniche divenuta un generale omaggio all’antiautoritarismo quasi come “Bella Ciao”, sarebbe rimasta forse nella storia del folklore, se Theodorakis non ne avesse trasformato l’ondulante andamento in una sorta di colonna sonora permanente. Due note e subito un fremito: nell’immaginario corrono le sequenze tragiche della dittatura dei colonnelli, contrastate dalle lotte della resistenza, di cui lui fu straordinario protagonista. E per questo subì torture e galera.

Intellettuale raffinato, frequentatore dei luoghi alti delle culture mondiali e capace di suscitare irripetibili emozioni, incrociando il suo talento con le rime di Panagulis, Neruda o Senghor, ci lascia delle vere e proprie pietre preziose. A cominciare dalla colonna sonora del film premio Oscar del 1967 “Z-L’orgia del potere”, dove Jean-Louis Trintignant ripete ossessivamente la domanda ai colonnelli finalmente arrestati «nome, cognome, professione…» a mo’ di preambolo di una sorvegliata ma fortissima tensione antifascista.

E, poi, “Fedra” con un’eccelsa Melina Mercouri, o il famosissimo “Zorba il greco” con Anthony Queen e Irene Papas con il celeberrimo sirtaki divenuto anche così una danza popolare, o “Serpico”, con il doppio fascino di Al Pacino e delle note che ne accompagnano le avventure.

Pure tanto altro, ivi compreso un riuscito disco con diversi suoi brani scritti per Iva Zanicchi, nel 1970.

Erano gli anni dell’incarcerazione e della sofferenza di una figura capace di attraversare numerosi periodi della storia greca, sempre con indipendenza e coraggio. Persino, pur essendone stato un fautore, quando criticò Tsipras per un atteggiamento considerato troppo arrendevole verso la troika.

Fu parlamentare comunista e riferimento politico di primo piano, dal dopoguerra in poi. Si schierò decisamente, si è ricordato, per il suo paese, quando l’Europa sconquassò con le richieste di austerità l’economia di Atene. Il giorno della manifestazione memorabile di piazza Syntagma, era lì. C’era sempre stato, vero profeta di una società libera, oltre che liberata.

Non mancò mai la voce di un esempio tenace e caparbio, di chi ha saputo avvicinare la politica all’arte e l’arte alla politica.

Ora, lassù, starà già conversando con Omero, Eschilo, Euripide.

E noi, qui, balliamo e cantiamo per r-esistere.


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