Lavoro precario e minacce, da Bologna appello sull’emergenza informazione

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 “Il premier Draghi apra un tavolo sui temi del lavoro e dei cronisti minacciati: equo compenso e querele-bavaglio sono temi centrali non solo per il rilancio di un settore industriale, ma per la difesa dei principi costituzionali e la libertà di stampa”. E’ un appello trasversale indirizzato a palazzo Chigi quello emerso dal confronto “Libertà di informazione, un bene di tutti?” organizzato all’interno della Festaunità nazionale in corso all’arena parco nord di Bologna. A concludere il dibattito moderato da Roberta Serdoz nell’agorà dedicata a Nilde Iotti è stato presidente Fnsi, Beppe Giulietti. “Basterebbe ascoltare le storie che abbiamo sentito qui di giornalisti minacciati e sotto scorta, bersaglio di fake news e intimidazioni – ha detto Giulietti – ascoltare le storie dei giornalisti precari e senza contratto aggrediti nelle piazze, nel mirino dello squadrismo che parte sempre aggredendo i più deboli. Che una signora no vax, da sola, abbia più voce dei morti sul lavoro, delle questioni sociali aperte e dei temi della libertà di stampa non è tollerabile. Parte da Bologna l’appello per approvare le norme sulla libertà di informazione”.  Giulietti ha ricordato gli ultimi dati sui giornalisti minacciati dell’osservatorio del Viminale aumento del 54% delle minacce verso le donne, costanti gli attacchi alle fonti e a chi si occupa di migranti. Per Walter Verini, onorevole Pd che coordina l’Osservatorio al Viminale, parole di stima da parte dei giornalisti presenti: “A Verini va dato il merito della passione e della coerenza di pensiero su questi temi centrali per la difesa della Costituzione” ha ricordato il presidente di Articolo21, Paolo Borrometi, in collegamento.

Borrometi: antifascisti di professione. Tentativi di delegittimare professionista che fa informazione;

Gli ostacoli per i cronisti sono quotidiani e in aumento, “la solidarietà non basta più” secondo Borrometi. “In difesa del lavoro dei giornalisti ci sono provvedimenti a costo zero fermi in Parlamento, nelle Commissioni senza la possibilità di essere discussi in aula. Occorre una risposta delle istituzioni – rincara Borrometi – la vita sotto scorta è una vita di privazioni, che toglie spazio alle relazioni e alle fonti, più difficili da ‘coltivare’. E il messaggio che ci arriva dalle istituzioni è quello di chi vorrebbe rimuovere l’intitolazione a Falcone e Borsellino per darla al fratello di Mussolini. Abbiamo bisogno di una rinnovata sensibilità istituzionale su questi temi”.

Angela Caponnetto, inviata di Rainews, ha ricordato come sia determinante avere un’azienda alle spalle, oggi più che mai. “Dalle aggressioni sul web a quelle fisiche il confine è molto labile – ha detto la giornalista Rai -. Un odio fomentato dal linguaggio della politica. Di certo, se non avessi un’azienda alle spalle che mi ha messo a disposizione due cameraman per un servizio, un’aggressione ai miei danni sarebbe finita molto peggio. Oltre a difendermi fisicamente – ha ricordato – sono venuti a testimoniare al processo. Sono “difese” che i tanti giornalisti precari non hanno”.

Per tutti, il calvario che affronta una giornalista nel mirino degli squadristi è per certi versi simile: il tentativo di bavaglio avanza di pari passo con il tentativo di delegittimazione professionale: da qui insulti e minacce online, e non solo. Certa politica ha fomentato la violenza sui social: “E’ una manovra a tenaglia – ha spiegato Paolo Berizzi, inviato di Repubblica e autore della rubrica “Pietre” – è un accerchiamento verso il giornalismo d’inchiesta, invece come ha detto Giulietti la politica si fa con il “noi”, non insultando la memoria delle donne e degli uomini che hanno voluto la costituzione. Il tentativo è omologare fascismo e antifascismo e non possiamo permetterlo”.

Per questo oggi l’unione di lettori, istituzioni e cronisti è indispensabile.

Un altro salto di qualità nella lotta contro la stampa indipendente l’ha raccontato Sigrfido Ranucci, conduttore di Report, Rai3. Ranucci, che nel dicembre scorso ha ricevuto una lettera contenente antrace, ha parlato dell’ “attacco alle fonti”. “Per qualcuno le fonti giornalistiche del servizio pubblico sono come atti amministrativi del catasto, ma finirei in galera piuttosto che rivelare le nostre fonti”. “Si abdica alla vita sociale per una missione, e il fatto di farlo per il servizio pubblico è importante – ha detto Ranucci – noi a Report abbiamo la libertà di andare in onda e denunciare, con fatica e lottando, spesso, ma la politica ha permesso, in questi anni, che alcuni gruppi criminali siano accreditati all’interno degli stadi, per esempio. Dove esistono zone franche in cui si può picchiare, spacciare,  evadere il fisco e andare a braccetto con la politica”.

Nella città di Patrick Zaki, l’appello a “non spegnere la luce” sul caso dello studente in carcere in Egitto per un post sui social arriva dal capo della redazione locale del Corriere, Olivio Romanini.

“E’ uno dei figli di Bologna, aiutateci a portarlo indietro”. Le battaglie per Patrick come per “tutti i Giulio del mondo” sono spartiacque civili: o di qua, o di là. Da Bologna l’appello “dalla parte della Costituzione e dei suoi valori” è stato lanciato. Che qualcuno ascolti?


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