“I care”. Nel ricordo di Gino Strada

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Il 10 ottobre prossimo si svolgerà la sessantesima marcia della pace Perugia-Assisi: la prima, basata sui principi della nonviolenza attiva e finalizzata ad attuare la fratellanza fra i popoli, si realizzò su iniziativa di Aldo Capitini il 24 settembre 1961.

La vita delle persone e le esperienze non ricevono importanza dai luoghi in cui si svolgono ma “da tutt’altre cose”: così rispondeva don Lorenzo Milani alla mamma preoccupata per la sua destinazione in quel luogo di emarginazione che era Barbiana. Proprio oggi, sabato 4 settembre 2021, a Barbiana prende avvio l’avvicinamento alla marcia Perugia-Assisi del 10 ottobre prossimo. Un anticipo ricco di significato perché si sale dal basso per raggiungere la scuola, la chiesa, il cimitero attraverso il sentiero della Costituzione composto da 44 pannelli e realizzato con l’impegno della Fondazione Don Lorenzo e il contributo di diverse scuole; il percorso è lo stesso che il 7 dicembre 1954 don Lorenzo fece da solo per raggiungere la parrocchia a cui era destinato. Così inizia quest’anno la marcia Perugia-Assisi. Barbiana da luogo di esclusione e di emarginazione è diventato a motivo della forza profetica di don Lorenzo “luce sul monte”, per citare l’espressione del profeta Isaia. L’I Care della scuola di Barbiana diventa oggi più di sempre appello, coinvolgimento, impegno, prospettiva planetaria. “Mi importa, mi sta a cuore, mi sento responsabile, voglio fare la mia parte”. Don Lorenzo e i suoi alunni commentano che è il contrario del motto fascista: “me ne frego”, che significa disprezzo della libertà che non sia individualistica o di gruppo scelto e chiuso, disprezzo delle persone a cominciare dalle più deboli, fragili, affaticate, ai margini; violazione con disprezzo dei diritti umani; confusione della libertà con l’individualismo, discriminazioni e allontanamento delle persone diverse stigmatizzate per le loro diversità; l’uso della violenza nelle sue diverse espressioni. L’io personale e di gruppo diventano assoluti e anche Dio e la religione vengono utilizzati per questo scopo. I Care è invece la cultura della responsabilità che deve prendere il posto di quella del menefreghismo, dell’indifferenza e dell’individualismo. Grandi sono le sfide locali e planetarie nel loro intreccio indissolubile: la crisi sociale ed economica, l’aumento delle disuguaglianze, l’espansione delle guerre e dei conflitti, disastri ambientali, la violazione dei diritti umani; queste sono anche le cause strutturali delle migrazioni con il dramma dell’Afghanistan che ci interpella in modo pressante e verso cui l’attenzione non deve allentarsi.

È passato poco tempo da quando la presidente della commissione europea Ursula Von Der Leyen ha indicato l’I Care di Barbiana come guida per l’Europa, sperando non si sia trattato solamente di una indicazione formale. L’I Care di Barbiana diventa oggi un appello pressante a prendersi a cuore e a prendersi cura: di noi tutte e tutti reciprocamente, delle giovani generazioni, della scuola, della salute, del lavoro, dell’economia, del pianeta, dei diritti umani, della libertà come responsabilità e solidarietà, della democrazia, della politica. C’è bisogno urgente di una cultura, di un’etica, di una politica e di una economia della cura. La pandemia è ancora in corso; la crisi sociale ed economica è molto pesante specialmente per i più poveri e vulnerabili; la crisi climatica sta peggiorando e malgrado questo è scandaloso che si espandano le guerre e si riempiano gli arsenali di armi. L’I Care della scuola di Barbiana è diventato per gli alunni sensibilità e disponibilità all’impegno e alla dedizione per il bene comune. È il principio pedagogico fondamentale per la vita di ciascuna e ciascuno di noi e per il suo stesso significato. L’impresa pare ardua, ma è fondamentale che ogni persona ponga qualche segno del prendersi a cuore e del prendersi cura per superare così indifferenza e menefreghismo. A me personalmente dispiace molto di non essere questa mattina a Barbiana, luogo del tutto speciale per la mia vita, ma sento ugualmente di esserci con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutto me stesso perché il profeta, il prete e il maestro don Lorenzo Milani continua a precederci nel cammino e ad indicarci la strada. A Barbiana è diventato possibile quello che pareva impossibile.


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