Uno vale uno? La democrazia tele-mediatica

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Lo scontro al vertice tra l’”avvocato del popolo” e il “padre nobile” sui metodi di controllo (e quindi sul controllo) del “Movimento 5 stelle” mostra la difficoltà assoluta di poter gestire democraticamente un partito e/o movimento politico in Italia ed in occidente in genere. Lo scollamento tra il potere e la gente è all’origine della crescente ostilità dei cittadini verso la politica e del feroce attaccamento dei politici al potere. Tutti ormai ci rendiamo conto che arrivare al potere è l’effetto di un insieme di eventi e procedure che nulla hanno a che vedere con la democrazia: consorterie, lobbies, potentati, baronie, logge, cosche, associazioni (anche non a delinquere), sono un miscuglio informe di sottopotere che portano in modo del  tutto casuale al “potere vero” i personaggi più strani. Limitandoci ad una sola recentissima carica: il Commissario Covid, prima Arcuri oggi Figliuolo. Per il CTS abbiamo già riso abbastanza.

Ecco che chi sta al potere sa perfettamente che non è merito suo e che le convergenze astrali/elettorali possono mutare in segno negativo, subito il potente cade di sella. In questo clima di incertezza tutto è concesso a tutti, come ai partecipanti ad un “rave party” che giungono ancor più agli estremi, sapendo che potrebbe arrivare la polizia e far finire la festa. Stranamente il massimo dell’indeterminatezza si trova nel partito che proprio alla democrazia si affida, nel nome: PD.

Ma il problema non è solo nel manico (potenti) anche la minestra (il popolo) non vuole nessun metodo democratico di gestione della cosa pubblica: meglio l’uomo forte. Ritengo che l’esposizione ad un bombardamento continuo di messaggi dai vari mezzi d’informazione accresca il disincanto, anche perché: “L’eccesso di informazione è eccesso di ignoranza” (Pio Baldelli). Raccogliamo oggi gli amari frutti di mezzi televisivi che già negli anni ’80 lanciavano modelli vita edonistica e moralmente corrotta. Si è cominciato con le telenovelas, oggi si è aggiunta internet. Potremmo sperare soltanto nell’incontrarci di persona, e guardarci negli occhi. Anche i “politici”.


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