Cannes 2021. La Palma d’oro a “Titane” mette in evidenza la relatività dei giudizi

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Paolo Mereghetti, autorevole critico del Corriere della Sera, in merito alla Palma d’oro assegnata a Titane afferma che “non è la prima volta che il tempo farà giustizia di un verdetto sbagliato”. Un’esclamazione d’incredulità ha accomunato coloro che avevano seguito il festival e visto il film, perché l’attribuzione della Palma d’oro a una pellicola simile è sembrata fuori luogo, come la gaffe di Spike Lee che troppo presto aveva annunciato il vincitore.

Titane” è il secondo film di Julia Ducurnau, regista e sceneggiatrice parigina classe 1983. Racconta di Alessia (Agathe Rousselle) che da bambina a causa di un grave incidente automobilistico, ha subito un’operazione e ora vive grazie a una placca di titanio impiantata in testa, impressionante e ben visibile perché sulla cicatrice i capelli non ricrescono. Dopo la traumatica esperienza, Alessia ha un rapporto particolare con i metalli: è attratta dalle macchine con le quali lavora, esibendosi in danze a sfondo sessuale. Una notte si accoppia con una fuoriserie e raggiunge un orgasmo eclatante. Al contrario, con gli esseri umani, uomini e donne, Alessia dopo l’amplesso, diventa una mantide che li uccide. La polizia sta cercando un serial killer pluriomicida e un giorno diffonde un identikit nel quale Alessia si riconosce. Per far perdere le sue tracce la ragazza scappa di casa, dopo essersi trasformata in maschio comprimendo i seni e tagliandosi i capelli. Nella fuga s’imbatte in un pompiere ( Vincent Lindon)\ che la adotta e la chiama Adrien perché in lei rivede il figlio che ha perduto. Nel frattempo, però, la pancia della donna cresce a causa di una mostruosa gravidanza, frutto del suo accoppiamento con l’amata fuoriserie. Riuscirà Alessia a nascondere il suo stato? Come risolverà il rapporto con il padre adottivo, quando lui scoprirà la sua vera natura?

Titane è un film cupo, pieno di brutture e violenza gratuite, che non riesce a intenerire, meno che mai durante l’orripilante gestazione frutto dell’amplesso con l’automobile. Se qualcuno sostiene che è un film particolare, che ha infranto ogni tabù, c’è da ricordare un’altra pellicola in concorso a Cannes 2021 nella sezione “Un certain regard”, che ha vinto meritatamente il premio dell’originalità: Lamb (Agnello) di Vladimir Johannsson, storia di una coppia di pastori islandesi che un giorno si trova ad allevare un agnello che per metà ha il corpo di una bambina. “Lamb”, horror applaudito con una standing ovation, ha saputo muovere stupore, raccapriccio, risate e tenerezza per la sua straordinarietà. Non basta mettere insieme una serie di situazioni impossibili per creare un’opera d’arte, bisogna saper emozionare.

La settantaquattresima edizione del festival di Cannes sarà ricordata per le difficoltà procurate dalla pandemia, alla quale l’organizzazione ha saputo far fronte con grandissima, encomiabile, capacità. E per l’inopportuna assegnazione della Palma d’oro: errore da non ripetere perché ne va dell’attendibilità di un festival.


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