Anne Lister, o dell’incontenibile vita

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PREMESSA

Che cosa spinge una giovane Casa Editrice (oltre alla follia) ad innamorarsi così tanto di Anne Lister, fino a pubblicarne la prima biografia italiana?

– il fatto che in Italia, prima della serie tv, fosse quasi totalmente sconosciuta e quindi era nostro dovere divulgarla anche qui?[forse]

– il fatto che è una personaggia modernissima, che aveva una concezione del proprio corpo che andava ben oltre gli stretti limiti del suo tempo? [una buona ragione]

– perché i suoi diari sono qualcosa di unico, folle e quindi forse irripetibile? [un’altra buona ragione]

– perché siamo commercialmente astute e, visto il successo della serie tv in America e Inghilterra, ne attendevamo l’arrivo anche qui? [molto improbabile]

– oppure perché Anne potrebbe essere considerata icona femminista? [ma veramente?]

– oppure ancora perché era una donna veramente libera, che ha vissuto come voleva tanto da essere considerata la prima lesbica moderna? [ma può veramente essere definita come tale?]

NOI E MISS LISTER

Ecco, Anne Lister, senz’altro per noi è stata prima di tutto una tempesta. Di intensità tale da travolgerci e portarci fino a qui.

Ci ha conquistate molti anni fa, quando Paola, una di noi Somare la incontrò ad un Festival, molto prima che la nostra Associazione e la nostra Casa Editrice nascessero nel 2017. Appassionata di cinema e di donne, la nostra futura Somara e socia s’imbatté in Madam Anne Lister di Halifax, Yorkshire, Regno Unito, signora della tenuta di Shibden Hall.

Avvenne all’ottava edizione del mitico Festival “Gender Bender”, lo spazio era il cinema d’essai Lumière di Bologna, anno 2010: per la prima volta in Italia si proiettava un film sulla vita di questa sorprendente donna vissuta in epoca pre-vittoriana. Il titolo era “The Secret Diaries of Miss Anne Lister1, con la regia di James Kent, un’opera facilmente dimenticabile, ma non la personaggia che qui vi si rappresentava: nel foglietto introduttivo, che accompagnava la visione del film, si sottolineava che Anne Lister era una persona realmente esistita… e, se quella tratteggiata era, anche solo in parte, la vita davvero vissuta da Anne Lister… beh, pareva tutta inventata, assolutamente fuori tempo e spazio!

Locandina del film “The secret diaries of Miss Anne Lister”

C’era anche un documentario in quella rassegna di Gender Bender, quello sì bellissimo, “The Real Anne Lister2, di Matthew Hill, che entrava nella vita reale di Lister, con una visita alla sua casa di famiglia ad Halifax, e poi nella biblioteca del paese alla ricerca di notizie e curiosità sulla sua vita e sulla comunità che vi abitava agli inizi dell’800. Si svelavano così verità insospettabili sull’Inghilterra di quei tempi. Qui, i suoi famosi diari segreti, scritti in buona parte in un codice cifrato di sua invenzione, venivano rivelati nella loro grandezza.

La tenuta di Shibden Hall

E fu così che Miss Lister, piombando inaspettatamente nella vita della futura Somara, la ribaltò irrimediabilmente.  Questa donna piena d’ardore e incontenibile, arrivata dalla Terra di Nessuno, spinse la Somara in erba a parlarne a chiunque le fosse vicina. Quello fu l’effetto. E le gesta e le imprese di questa donna, tanto vera quanto inverosimile per quei tempi, non paragonabili a nessun’altra donna conosciuta prima, divennero motivo di confronto e condivisione, l’insopprimibile volontà che di Anne Lister si parlasse e si continuasse a parlarne, con la speranza che contagiasse di sé l’esistenza di tante. La Somara a venire contagiò ogni amica cara raccontando di Anne Lister, e ogni amica cara, contagiata a sua volta, contagiava altre amiche care. L’abbiamo custodita nelle nostre vite, non smettendo mai di farne risuonare le parole e le azioni, fino a quando non abbiamo elaborato che qualcuna in Italia doveva pur far conoscere donne e storie come queste, così affascinanti e del tutto inedite.

E così, dopo “Donne della Rive Gauche3, che era un accurato studio antologico delle intellettuali e artiste che abitarono la Parigi degli anni ‘20, abbiamo pubblicato la biografia di Angela Steidele su Anne Lister con un titolo per il libro in italiano diverso dal titolo originale tedesco che era: “Anne Lister – Una biografia erotica4, certamente un bel titolo, che stuzzicava la fantasia e metteva in luce uno degli elementi esistenziali più forti della vita di Lister, quelli che più di tutto l’hanno determinata: l’eros e il sesso. Ed è ancora sorprendente per noi scoprirne tutti i dettagli. Dettagli che il libro, ricchissimo di citazioni dei suoi Diari, esplora approfonditamente, mettendoci davanti a un’epoca mai vista né pensata in quel modo. Un enorme buco di informazioni, riguardante la sessualità delle donne, in un’epoca costrittiva e rigidamente normata in ogni comportamento, viene finalmente colmato. Anne era una persona affascinante e dotata di un forte sex-appeal che indirizzava esclusivamente nei confronti delle donne.

‘Gentleman Jack’

Tuttavia il libro non è solo una biografia erotica di Lister che interagisce con le sue varie amanti. Il libro parla a tutto tondo della sua persona, una Lister posseduta da mille curiosità e passioni, e ci sembrava un po’ limitante un titolo che la confinasse in un’unica dimensione, privilegiata e preponderante ma non la sola esplorata nel libro. Il titolo che abbiamo voluto dare al libro è un titolo che fa intuire l’irrefrenabile determinazione di Lister nel raggiungere i suoi scopi. Leggendo il libro si scopre che Lister aveva molti “motori” che la spingevano a vivere, è davvero una biografia esauriente sulla sua vita. Nessuna mi ha mai detto di no5, è una citazione tratta dai suoi diari e la dice lunga sulla nostra personaggia: Anne Lister si lanciava in imprese sentimentali spericolate, quanto in scalate montane ardite e in attività imprenditoriali rischiose. Spesso avventata ma impossibile da fermare o frenare. In più il libro ci fa scoprire che “donne moderne” sono esistite in ogni epoca, quell’idea di donna, libera e indipendente, che noi andiamo cercando, esisteva, seppur in esemplari rari, come Anne, che spesso – occorre dirlo – legò con forte razionalità, pianificazione e calcolo, la sua sopravvivenza economica alla conquista di una donna che potesse offrirle il genere di benessere cercato e mai avuto. Anche la serie Gentleman Jack mette ben in evidenza questi aspetti della vita di Lister.

La serie è sbarcata in Italia sei mesi dopo l’uscita del nostro libro “Nessuna mi ha mai detto di no” e con notevole ritardo rispetto alle uscite in altri paesi, a conferma del nostro divario culturale.

In Inghilterra e in America ha davvero ottenuto un successo clamoroso, e la serie è stata candidata con due nomination (miglior serie drammatica e miglior attrice protagonista a Suranne Jones) ai premi BAFTA (British Academy of Film and Television); è stata una delle serie tv più viste di tutta la stagione, una vera rivelazione.

Anne Lister è diventata un fenomeno mediatico “degno” della produzione di gadget inimmaginabili: dalle magliette, alle riproduzioni degli anelli di scena, dai poster ai copripiumoni con felice immagine di Anne&Ann (Walker) con la tenuta di Shibden Hall sullo sfondo, e persino il LEGO Anne Lister.

‘Gentleman Jack’

Che cosa abbia determinato il grande successo di questa serie l’avevamo chiesto lo scorso anno, durante una chiacchierata, a Margherita Giacobino. E la sua risposta è chiara quanto intuitiva: “In anni in cui ci si appassiona sempre più alle serie tv e in un momento in cui il pubblico ha, a livelli diversi e in modi diversi, voglia di protagonismo femminile, voglia di vedere delle donne che agiscono, Anne Lister da questo punto di vista è ideale. È una donna che pensa, che mette in atto i suoi pensieri, è una donna d’azione all’ennesima potenza e per questo lei è modernissima, lei non è assolutamente la donna dell’800 con tutte le sue remore. Addirittura non sopporta neanche i vestiti della donna dell’800. Lei è una donna di oggi”.

Ma forse, aggiungiamo noi a posteriori, Anne supera anche i nostri tempi, e supera noi donne contemporanee nei tanti limiti ancora presenti del nostro tempo. Anne è l’eccezione che travalica tempo e spazio, non vuole essere un modello né lo è, si vive come assoluta eccezione. È un po’ il segreto del suo agire: stabilisce regole per sé stessa che sono solo sue, e non ama specchiarsi in altre donne, anche solo in alcuni tratti simili a lei, a lei non interessa un dialogo, un confronto tra persone affini, e quando le incontra, le scansa, le rifiuta.

Esemplare in questo senso è il suo incontro con Francis Pickford, una donna che potrebbe esserle simile nell’abbigliamento, nel rifiuto dei modelli femminili, nella scelta dell’oggetto sessuale e dell’eros. Pickford, soprannominata Frank, si avvicina a lei, intende comunicare, vuole confidarsi, scoprirsi dinanzi a una che sa sua simile… ma la reazione di Lister è via via più respingente. All’inizio sì, si meraviglia e si compiace dell’incontro: una donna come me non ne ho mai incontrate prima. Poi, qualche differenza durante le loro conversazioni salta fuori: Frank ritiene maggiormente piacevole la compagnia maschile, Anne no: preferisco mille volte una simpatica ragazza a un uomo.

Frank è donna erudita – e Lister ha modo di verificarlo nelle due settimane in cui la frequenta assiduamente – ma io non sono un’amante delle donne erudite. Lei lo è (!) ma ha ben chiaro chi siano i suoi oggetti d’amore: preferisco una bella ragazza con cui flirtare. Frank è una donna intelligente, e Lister non gradisce i suoi modi di essere e di fare troppo simili ai suoi, non può innamorarsi di lei. E poi, cosa intollerabile, Frank tenta di sedurla, e Anne non accetta che si ribaltino le parti: è lei che sceglie di sedurre semmai, e chi sedurre. Quando alla fine la povera e sconfortata Pickford le si rivela aprendosi totalmente per quel che è, il rifiuto di Lister è totale: pur dicendole di poter contare sulla sua completa comprensione, Lister non ammette di essere come lei e davanti allo scetticismo dell’altra continua la commedia fino alla fine: non ho ancora capito se quando le ho detto che non ho esperienza pratica se l’è bevuta o no.

Osa dire a Frank, per sviarla, che lei con le donne non si spinge mai oltre l’amicizia, tutto quello che sa di altro e oltre è frutto di letture, non certo di esperienza pratica. La grande bugia è detta, l’inganno giustificato dal voler proteggere la sua amante Mariana.

‘Gentleman Jack’

Frank di sicuro capisce che Lister sta mentendo ma di fronte ai bastioni innalzati da lei si ritira. Nemmeno un’amicizia alla pari con una donna è nelle corde di Anne. Salutando Frank un dubbio l’assale: A questo mondo ci sono più Miss Pickford di quanto io abbia mai pensato? Certamente sì ma per Lister non era necessario farne circoli o comunità. Si erano incontrate a conferenze su argomenti scientifici intraprendendo stimolanti conversazioni, e solo su questi argomenti continuarono la loro corrispondenza.

Anne Lister non era l’unica dunque, ma è sorprendente per noi capire quanto lei si percepisse unica senza aver bisogno di dover trovare conferme in altre come lei. Qui sta per noi la sua eccezione più grande: il suo senso di sé, la sua identità, era talmente forte e costruita da non necessitare di convalide esterne, di mondi circostanti che avvalorassero il suo. Lei era il suo Mondo.

 

IL FEMMINISMO (?) DI ANNE

‘Gentleman Jack’

L’episodio, aperto e chiuso repentinamente, con Francis Pickford la dice lunga sul rapporto tra Anne e le donne, un rapporto che era lontano da un sentimento di sorellanza fattuale o anche solo astratta. Ad Anne piacevano le donne, piacevano le donne femminili, ma era tutto tranne che femminista, a nostro avviso.

Ebbe – diciamo così – slanci di femminismo spontaneo quando nel suo ultimo viaggio ai confini con l’Asia, vide degli Harem e affermò “Poverette! Tanti esseri umani trattati come animali umani! Tranne che in manicomio non ho mai visto niente di così umiliante come questo harem. Non sono ammesse né possono farsi ammettere nella società – che terribile degradazione di metà dell’umanità”, ma tutto sembra finire lì.

Anne usa spesso le donne per i suoi fini economici, il bisogno di denaro la determina nelle sue relazioni con le donne. Anche l’idea molto romantica del matrimonio, pur se compiuto simbolicamente, è per Anne qualcosa di ben pratico. Una volta convinta la sua compagna Anne Walker al grande passo, nelle pagine del diario se ne compiace e scrive: È deciso e lei ha acconsentito, che non dovrà chiedere il permesso a nessuno e non sarà sottoposta all’autorità di nessuno, tranne la mia.” Era là sotto la sua autorità che Ann Walker, sua moglie doveva stare. E spettava a lei decidere e organizzare il “viaggio di nozze”, e naturalmente: Lei pagherà e io organizzerò tutto il meglio possibile.

‘Gentleman Jack’

Lister manipolava le sue amanti – questo è certo – tuttavia aveva sempre una riserva mentale, alla fine l’altra era sempre libera di andarsene. Con Ann Walker, ad esempio, c’è sempre un braccio di ferro, però è come se lei ponesse “la violenza” che l’altra è disposta a recepire. Non esercita mai violenza, anche psicologica, come potrebbe essere quella maschile, c’è, più che altro, un logoramento dei nervi. Lister sfinisce le persone con un’insistenza infinita. Nemmeno sui Diari dove si confessa sinceramente, ci racconta di aver compiuto un gesto violento: la sua violenza consiste nella persuasione, instancabile, logorante, che lei mette in atto, sempre senza far prevalere la forza.

‘Gentleman Jack’

Lister è in realtà uno strano miscuglio di femminismo e antifemminismo. Perché la sua vita, così diversa da quella delle altre donne, si potrebbe anche definire femminista: grazie alla sua tenacia riuscì ad ottenere dallo zio l’eredità della tenuta di Shibden Hall, cosa del tutto straordinaria all’epoca. E l’ottenne perché dimostrò di essere una donna che pensa e che agisce, anche più di un uomo: seppe dimostrare di saper gestire la tenuta e i fittavoli, seppe far capire allo zio che il suo destino non era un matrimonio con un uomo al quale sarebbero andate tutte le proprietà, e lo zio sapeva bene chi fosse la nipote.

La verità è che Lister è una donna che sfugge a qualunque tipo di definizione e ideologia. Così d’altronde visse.

I DIARI, LA SCRITTURA

Copertina e interno di un volume dei Diari

E Anne si specchiava nel suo mondo attraverso la scrittura dei suoi Diari, che sono stati una scoperta sorprendente, un’enorme mole di parole che sono comportamenti, azioni, pensieri, dati quotidiani di ogni genere, registrati con maniacale cura. Anne Lister dedicava ore ogni giorno alla cura dei suoi Diari, prima appuntandosi le cose mentre succedevano e poi rielaborandole e trascrivendole la sera nei suoi taccuini, un percorso a tappe che la distraeva e la rendeva a volte distante dalle sue compagne del momento che se ne lamentavano spesso. Anne Walker arrivò a chiudere a chiave i cassetti dove Lister li riponeva: a un certo punto subentrava una sorta di gelosia per quell’azione ossessivamente ripetuta ogni giorno che distoglieva Lister dall’attenzione delle sue amanti. Era un rapporto esclusivo e necessario, serviva a Lister per celebrare sé stessa, rivivere sé stessa, attraverso la parola scritta. Non intendeva certo fare letteratura, lontana da lei l’idea di “scrittura creativa”, i diari sono scritti in un linguaggio grezzo, meno ricercato di quello che usava ad esempio nelle lettere. Il suo non era un esercizio di stile, era un esercizio di vita: l’abitudine quotidiana e bulimica della rappresentazione di sé stessa, prodotta a suo uso e consumo per essere riletta, edificando così se stessa. Una se stessa che non trovava in un altro specchio fuori di lei: non aveva una madre, non aveva una famiglia che sentisse sua, aveva una zia sì ma non era sua pari a livello intellettuale. Il suo specchio Lister lo poteva costruire solo nella cultura maschile e in se stessa.

‘Gentleman Jack’

Mostrando un’enorme forza di carattere, si erige come suo modello, che, a volte, è un modello anche fallato: i suoi investimenti economici sono spesso affrettati e falliscono, lei è impetuosa e a volte irrazionale, ma la maggior parte delle donne trova in questo suo modello qualcosa di molto molto affascinante.

Lo scopo dei Diari è affermare la sua vita, nobilitandola in ogni suo dettaglio anche il più insignificante ai nostri occhi. È più, se vogliamo, il lavoro di una documentarista: Anne Lister adorava la scienza, partecipava a conferenze scientifiche, a lezioni di anatomia, a dissezioni di corpi umani e di cervelli, alcune le fece di persona sotto la supervisione di illustri professori e medici dell’epoca. Sembra essere più il lavoro di una studiosa che trascrive e analizza ogni dato della cosa studiata, anche il più piccolo, pur di dar forma piena e completa alla cosa analizzata, appunto la sua vita, guardata e osservata metodicamente: lei è certa di farlo con l’obiettiva scrupolosità di una persona di scienza, spesso – diciamo noi guardandola dal di fuori – con una certa benevolenza nei propri confronti. Le migliaia di informazioni ripetitive che lei raccoglie, di cui i Diari sono pieni, e ritenute noiosissime dalle studiose che l’hanno letta, danno conferma di questa sorta di analisi su se stessa.

E mentre descrive con puntigliosità maniacale, Anne riproduce e replica Anne, non temendo doppioni e ripetizioni, è questo il lavoro di un’analista; Anne apprende Anne, Anne capisce Anne, e l’oggetto studiato è amato come è motivo di amore per ogni studioso l’oggetto del suo studio. Anne non si tira mai indietro, Anne è Anne che guarda se stessa e può permettersi di essere anche spietata nelle sue opinioni, crudelmente sincera su di sé e gli altri che le girano intorno, tanto quanto è insincera e manipolatrice nelle parole che offre al mondo e in particolare alle sue compagne; affilata e cruda nei ragionamenti come una lama conficcata in un cranio, mai minimamente spaventata del suo contenuto, lei è quel che è, lontana dall’idea di condannarsi per i propri pensieri e azioni, incredibilmente serena nello svelare la sua personalità, spesso volta ad approfittare dell’ingenuità e dell’amore di chi le è vicina.

‘Gentleman Jack’

Di Ann Walker scrisse: Mi convincerò ad innamorarmi di lei – sono già persuasa che mi piace abbastanza per star bene con lei. Ogni tanto comincio a trovarla graziosa.

I suoi scopi e i mezzi per raggiungerli vanno al di là della morale comune, e Lister lo afferma candidamente. Alla fine Lister assolve sempre Lister.

Non dimentichiamo, infine, che i Diari sono una mole di più di 4 milioni di parole, in larga parte ancora inediti perché non ancora decrittati o trascritti. Tanto tantissimo ancora c’è da scoprire su di lei, non tutto è stato ancora detto.

Ci spiace che manchino in questi Diari pagine che sappiamo essere essenziali per la comprensione di Lister: ciò che successe le sei settimane prima che morisse resta un mistero. Presa dalla febbre, tifoide o malarica, non fu più in grado di scrivere, e noi ci chiediamo: cosa pensò, cosa visse in quei momenti? Vorremmo conoscere davvero tutto della sua vita, abbiamo avuto da lei così tanti particolari quotidiani spesso insignificanti e, ironia della sorte, ci manca proprio quella documentazione che rappresenta uno dei passaggi più intensi e veri dell’esistenza umana. Anne aveva spesso sfidato la sorte, imprudente e impulsiva, quando si metteva in testa di viaggiare non c’erano ragioni o epidemie che la tenessero, tutto ciò che pareva un ostacolo agli altri non poteva comunque fermare lei. Scrisse un giorno sul suo diario, decisa a girare l’Europa nonostante un’epidemia di colera si stesse diffondendo: Sono determinata a ritenere che il colera sia un’epidemia rispettosa delle persone impavide, sobrie e che si mettono la maglia di lana, e dunque non gli permetterò di turbare i miei piani.

Una frase che la dice lunga, anche rispetto a quel suo ultimo viaggio rischiosissimo in quelle terre lontane, ostili e malsane. Viene da pensare a quelle strofe di una poesia di Dickinson: Poiché non potevo fermarmi per la morte – Lei gentilmente si fermò per me.

Anne non poteva fermarsi e considerare la morte, così fu la morte a considerare Anne Lister, e non ci è dato sapere quanto gentilmente lo fece.

Toccò alla sua compagna, Ann Walker, riportarla ad Halifax, un viaggio durato mesi, un viaggio terribilmente terrestre mentre Anne iniziava il suo ultraterreno.

IL CORPO

Se abbandoniamo la natura abbandoniamo la nostra unica guida certa e, da quel momento, andiamo contro noi stessi 

Questa frase di Lister è la bandiera che sventola sulla sua intera vita, ciò su cui ha costruito, e mai ha ripensato, la consapevolezza della propria singolarità, l’orgoglio della propria diversità accettata senza remore e contorcimenti interiori. Riusciva a vincere le resistenze fisiche e gli scrupoli morali delle sue amanti convincendole con questo “semplice” eppur sovversivo pensiero che aveva completamente introiettato.

Anne era convinta che fosse stata la natura a volerla così, e ciò che la natura definiva e decretava non poteva essere né sbagliato, né smentito, né evitato. Nulla di cui vergognarsi dunque, anzi occorreva assecondare ciò che era naturale. Tutto ciò che era natura era di per sé naturale. Chi poteva mai opporsi e replicare alle leggi della natura? La Natura è legge incontrovertibile e, giustificando se stessa attraverso la natura, Lister ribalta ogni concezione che fa di una queer, una “stramba”, una strana come lei, un essere contro-natura. Il suo ragionamento è il ribaltamento completo delle leggi degli uomini che ritengono naturale ciò che essi stessi costruiscono artificialmente.

Anne Lister nei suoi diari esplorava con grande introspezione la propria identità sessuale, così come i propri sentimenti e il desiderio per altre donne, oltre che i suoi metodi di seduzione. I diari sono un’importante testimonianza sociale, politica ed economica degli eventi del tempo visti attraverso la lente della corporeità, dato che Lister annotò minuziosamente tutte le sue sensazioni e impressioni, insieme a dati come il meteo, gli affari ed eventi di rilevanza territoriale e nazionale.

Il corpo nei diari di Anne viene descritto minuziosamente, nei suoi umori, calori, anfratti. Anne non manifesta mai scontentezza per il proprio corpo, non esprime il desiderio di alterarlo: ne osserva affascinata l’aspetto, la fisiologia, i movimenti, compresi quelli intestinali. E, soprattutto, il suo corpo di donna coincide pienamente nel piacere.

I suoi diari riportano con scrupolo i suoi orgasmi. Se un rapporto sessuale con un’altra donna viene chiamato “bacio”, una X indica un orgasmo raggiunto con la masturbazione. L’omosessualità in Inghilterra era “fuori luogo” e, per quanto i rapporti lesbici non fossero esplicitamente menzionati, né nella legge del 1885 che condannava l’omosessualità, né in quella del 1967 che la depenalizza, si preferiva ancora e sempre relegarli dietro la porta del pregiudizio e del non detto.

Vi fu un caso in Inghilterra di due donne accusate di “pratiche indecenti”. L’imbarazzo dei giudici fu grande… Esistevano cose del genere fra donne? Eppure le testimonianze erano chiare e descrivevano piacere e desiderio fisico tra donne. Dopo anni di riflessioni e discussioni (ben otto!), la Camera dei Lord nel 1819, assolse le due imputate, perché secondo i noti usi e costumi delle donne in questo paese, non c’è niente di indecente se una donna va a letto con un’altra. Non c’era delitto quindi. D’altronde non esisteva nemmeno una parola per definire le imputate… La parola lesbica ancora non esisteva6, si sapeva sì di queste donne ma la legge non aveva gli strumenti per giudicare simili comportamenti. La società civile, il mondo che Lister frequentava, la morale comune avevano invece i mezzi per condannarli e punirli, e Anne, nonostante questa sentenza che le dava sollievo, sapeva di dover essere sempre molto cauta e prudente.

‘Gentleman Jack’

Anche questo è il motivo per cui circa un sesto dei contenuti dei diari è in un codice di sua invenzione. Anne lo definisce, con un’espressione inusuale, la sua “crypt hand”, la sua mano criptata, e lo usa per scrivere quello che non è scrivibile, perché occhi indiscreti potrebbero tradirla, ma che allo stesso tempo è vitale per lei: sesso, denaro e vestiti. L’argomento sesso è strettamente legato al discorso sul corpo come sorgente di simboli, di significati, come materia prima dei simboli e dei significati di una società, per esempio legami di sangue, sperma, sangue mestruale. Il corpo come utensile è il primo e più naturale oggetto e strumento insieme ma anche e soprattutto generatore di desiderio. Un desiderio che, quando negato, diviene un vero e proprio bisogno.

Il codice usato nei Diari

Siamo alla vigilia dell’Inghilterra vittoriana, agli inizi dell’Ottocento. Non si parla di desiderio femminile, il desiderio femminile non è materia di discussione, non viene ascritto al corpo di una donna che ha ben altre funzioni, semmai quelle di far scaturire il desiderio maschile. E tanto meno se ne scrive. Ma Anne il desiderio, come le altre donne, lo sente e in più ne scrive.

Ero un tipo fuori dal comune, lo ero stata fin dalla culla- afferma nel suo diario

In un mondo in cui il desiderio femminile eterosessuale è rigidamente frenato e normato, mentre quello lesbico non è riconosciuto né nominato, Anne gode, paradossalmente, di una libertà inaccessibile alle altre donne. Anne si muove ai margini del linguaggio sociale, in una zona muta in cui è libera di inventare i gesti, i segni e le parole per definirsi.

Anne era sempre un “corpo in azione”, ciò che le donne del suo tempo non erano abituate ad essere, e l’azione per esprimersi al meglio aveva bisogno di liberarsi di tutti gli orpelli fatti cadere sulle donne per privarle appunto dell’azione che è movimento. Non abbandonò mai del tutto un abbigliamento convenzionale, i suoi capelli erano pettinati con la riga in mezzo e boccoli posticci, secondo la moda del momento, non indossò mai pantaloni se non in privato per curiosità, amava i cappottoni lunghi, certamente è una concessione allo spettacolo il cappello a cilindro che indossa nella serie tv, che invece a quel tempo portavano le due signore di Llangollen, anziana coppia di donne vissuta per più di 40 anni insieme, in autoisolamento in un villaggio del Galles.

Le signore di Llangollen

Un articolo letto su di un giornale locale aveva parlato di loro e per Anne diventarono un modello. Loro sì usavano un abbigliamento maschile, fatto di giacche da uomo, cravatte e cappelli a cilindro. Anne Lister invece sperimentava strani cappellini rotondi del tutto fuori ogni moda maschile o femminile. Inusuale era il nero dei suoi vestiti, e bastava a darle un’aria trasgressiva poiché anche per gli uomini era un colore insolito, usato solo per i viaggi. E comunque ciò bastava, insieme a una certa voce profonda a darle un look in sintonia col suo essere, un look androgino e attraente per le signore: I miei modi sono certamente singolari, non del tutto maschili ma delicati, da gentiluomo. So come far contente le ragazze. La sicurezza che Anne mostrava non era certo azzardata, era stata sperimentata con successo.

Anne col suo fisico, il suo portamento, il suo abbigliamento e i suoi modi non passava mai inosservata: Sovente quando passo la gente fa commenti, dice che sembro un uomo. I commenti a volte erano davvero volgari: Ce l’hai il cazzo? E le prostitute a volte le offrivano i loro servizi. Anne si accorge da subito di essere fuori dal comune. E da subito mette in pratica la sua eccentricità, l’essere fuori contesto, inventando un nuovo modo di essere, l’essere queer, l’essere cioè strana, stramba, termine che usa la zia con lei e con cui nei diari definisce una parte del corpo ben precisa: la “passera”.

In cosa si differenzia Anne, rispetto a tutte le altre donne che amano le donne? È che lei non pratica la sessualità lesbica e basta, la esprime attraverso una corporeità che non vuole che passi inosservata, che è esplicita anche se non detta. Anne la porta fuori la sua sessualità, nel mondo, attraverso il suo corpo, i suoi gesti, il suo modo eccentrico di vestire. Letteralmente, fuori dalla camera da letto, la immerge nel contesto sociale, un contesto in cui, specialmente in quel modo, non era contemplata. Sfida sfacciatamente l’habitus corrente, è totalmente eccentrica rispetto alla centratura sociale in cui tutti hanno la stessa percezione delle pratiche e comportamenti sessuali “accettabili”. Il linguaggio corporeo è la voce con cui Anne si disvela e il luogo dove più che mai l’incontro con se stessa può essere autentico.

Ma se Anne porta il sesso fuori dalla camera da letto, lo porta anche dentro alla scrittura. Nessuno, non solo nessuna, aveva prima di lei introdotto il corpo e la sessualità femminile in una narrazione, quella dell’Ottocento e non solo, da cui questi elementi erano totalmente estranei tranne che nella pornografia, scritta e fruita da maschi.

‘Gentleman Jack’

Anne Lister seduce, fa sesso e ne fa tanto con le sue amanti, e ne ha diverse contemporaneamente, e ogni rapporto sessuale viene minuziosamente descritto insieme al piacere provato. Come ha dichiarato Margherita Giacobino: “Lister da sola è una specie di rapporto Kinsey sulla sessualità femminile”. E con le sue descrizioni, con i suoi gesti e le sue pratiche sessuali colma il vuoto che noi contemporanee avevamo di un’intera epoca; immaginavamo che quel vuoto non fosse tale, che si trattasse solo di mancanza di conoscenza, ora sappiamo quanto quel vuoto fosse carico di trasgressione, pur se sotterranea, e di pratico soddisfacimento dei propri desideri sessuali, pur se vissuti nascostamente.

Il corpo di Anne è differente dai corpi delle sue compagne/amanti e delle donne del suo tempo: è un corpo agile e muscoloso, un corpo allenato al movimento, alle sue camminate che annota con cura nei Diari, segnandone sempre chilometri percorsi e tempo impiegato, un corpo che sfida il suo sesso lanciandosi in imprese fisiche fuori dall’ordinario, in viaggi estenuanti e faticosi per tutti ma non per lei.

E lei vuole e ama quel suo corpo differente. È un corpo che a volte spaventa e mette in imbarazzo, come quando di corsa raggiunge il calesse della sua compagna che stava arrivando a farle visita, e di certo si presenta a lei in uno stato non ottimale. Ma oltre a questo è un’azione “scomposta”, inaudita per una donna. È azione, e Lister è azione, e viene ferita a morte quando la compagna le mostra il suo imbarazzo. Lister si accetta e si ama per quel che è e pretende lo stesso da chi dice di amarla, vuole una condivisione senza remore dell’esplicazione del suo essere.

‘Gentleman Jack’

E se Anne sfugge, è al di fuori di tutte le ideologie, tutti i canoni, allora, forse sfugge anche, oggi, nel 2021, alla definizione di lesbica moderna.

La definizione di prima lesbica moderna, con la quale viene regolarmente presentata a chi non la conosce ancora, le è stata “appiccicata” addosso in tempi recenti, da altre donne che avevano sicuramente bisogno di riconoscersi in qualche antenata incredibile come lei, di avere una storia alle spalle, di trovare basi e radici di cui essere orgogliose. E in questo senso Lister è una formidabile base. Tuttavia rimangono dei dubbi, riferiti alla percezione che Lister aveva di se stessa.

‘Gentleman Jack’

È veramente etichettabile come lesbica? O è al di sopra anche di questa categorizzazione? Certo, al suo tempo il termine lesbica non esisteva, ma, se fosse esistito, lei l’avrebbe utilizzato per definire la sua vita? Si sarebbe etichettata, oppure no?

Non vogliamo affermare certezze bensì instillare qualche dubbio, che sia motivo di confronto e dibattito, di risolutivo non c’è nulla.

Tuttavia, quello che sappiamo, anche da lei, è che nel suo corpo non si sentiva a posto, “la natura si prende crudelmente gioco di me, non è vero, imprigiona uno spirito come il mio in un corpo che mi obbliga ad indossare fronzoli e sottoabiti, ma io non mi farò piegare”.

Fino a qui pare un disagio legato agli abiti da indossare che la costringevano a una vita forzata da donne che non accettava. Però c’è di più: Anne ama le donne, e le ama da uomo.

‘Gentleman Jack’

Mariana la sua amante storica, la considera il suo compagno e nell’intimità la chiama Freddy. In una lettera sapendo quanto Lister fosse attiva con altre donne e sempre preoccupata di perderla, le scrive: Mio caro Fred… non ti perderò, vero marito mio? Oh no, no. Tu non potrai mai dimenticare che io sono la tua leale, fedele e affezionata moglie. Lister di tutto ciò è compiaciuta, è così che vuole essere considerata. E nei suoi diari molti sono i riferimenti a Mariana come moglie.

Anne vuole per sé la parte attiva nei rapporti sessuali e le ripugna il pensiero di essere penetrata dalle sue partner. In vent’anni di attività sessuale parecchio intensa mai Lister permise ad una donna di essere penetrata. Aveva un completo rifiuto del ruolo passivo attribuito alle donne nel sesso.

Quando ad esempio Maria Barlow, una delle sue amanti, vuole toccarla e penetrarla lei si ritrae: Nell’alzarsi dal letto, all’improvviso mi ha toccato la passera, mi sono tirata indietro. “ah”, ha detto lei “è perché sei vergine. Devo porre rimedio. Io posso darti sollievo. Devo fare con te quello che tu fai con me”. Questo non mi è piaciuto & ho detto che mi stupivo di lei. Mi ha chiesto se ero arrabbiata, no, solo sconcertata. Proteggeva la sua “queer” dal desiderio di Barlow di penetrarla – Mi renderebbe troppo donna, afferma nei diari. Ed era il suo ruolo quello di penetrare le sue partner, cioè di fare la parte dell’uomo. Cosa che gradiva venisse fatta anche fuori dal letto, nella vita quotidiana, e quando Barlow le fa capire di non volerla vedere così nemmeno in quel contesto ecco cosa ne trae Lister: Maria mi fa capire troppo che mi considera come una donna. Parla con me di indisposizioni (cioè mestruazioni…). Ha visto i miei assorbenti stesi ad asciugare. Mi tocca ecc. Tutto ciò non mi piace per niente. Mariana queste cose sembrava sempre ignorarle o non notarle. In effetti Mariana non aveva mai pensato di deflorarla, e si accontentava di avermi accanto a sé. Al di là di queste parole, che avevano un senso in quel contesto specifico di invadenza non tollerata da Lister, lei si faceva toccare di buon grado dalle sue compagne e lasciava che la portassero all’orgasmo, come era ben accettato il sesso orale, fatto e ricevuto.

È sempre a Maria Barlow che le dice “sarebbe stato meglio tu fossi stata allevata come un figlio maschio di tuo padre”, io le ho detto “No, tu non mi capisci. Non sarebbe stato un bene. Non avrei mai potuto sposarmi e sarei stata esclusa dal mondo delle donne. Non avrei potuto stare con te come ora”.

Angela Steidele, nel finale della biografia, afferma che Anne, anche per questa risposta data alla Barlow (quindi non una riflessione fatta sui suoi diari…  e sappiamo che spesso Lister non diceva alle partner ciò che pensava davvero…) non voleva essere un uomo, voleva essere un don Giovanni femmina. Tuttavia, quella di Anne sembra più una risposta di “comodo” di fronte ad un dato di fatto esistenziale insormontabile, un’affermazione che trasforma uno svantaggio ineludibile in un vantaggio pratico del tutto ragionevole. O razionalizzato. Ma davvero Anne preferiva essere donna?

Ci chiediamo, anche alla luce del nostro presente, un presente per una Lister inimmaginabile, dunque non ipotizzabile per se stessa: se fosse nata duecento anni dopo, che cosa avrebbe deciso di fare del suo corpo, che non sentiva il suo, avendo i mezzi e la possibilità per poter essere un uomo?

Sono solo domande le nostre, certo.

Anne nasce nel 1790, alla fine di un secolo in cui si afferma il rigido binarismo attraverso il quale percepiamo ancora oggi le differenze di genere, che riconosciamo come incontrovertibilmente ed esclusivamente riconducibili alle categorie del femminile e del maschile7.

Tutto questo per dire che ci pare restrittivo chiuderla nella “semplice” definizione di lesbica, considerato anche che il termine è di altra epoca rispetto alla sua.

Anne ci pare, al di sopra di tutto una creatura non binaria, che ha sfondato e affrontato come un uragano, con coraggio, passione, egocentrismo, e una vena di follia, i limiti strettissimi non solo del suo tempo, ma anche del nostro piccolo mondo retrogrado, facendo sobbalzare anche noi dalle nostre comode sedie, noi che abbiamo ancora bisogno di lei per avere il coraggio di accettarci e riconoscerci.

Note:

1_ The Secret Diaries of Miss Anne Lister; regia James Kent, sceneggiatura Jane English.  Film TV – BBC 2010.

2_The Real Anne Lister, di Mattew Hill, con Sue Perkins, Helena Withbread – Documentario – BBC 2010.

3_Shari Benstock, Donne della Rive Gauche – Parigi 1900-1940, Somara!Edizioni, 2018 (titolo originale: Woman of the left Bank, UT Press, Austin, 1986).

4_Opera originale in tedesco: Angela Steidele, Anne Lister: Eine Erotische biographie, Matthes&Seitz, 2018.

5_”Piaccio alle donne, gli sono sempre piaciuta. Nessuna mi ha mai detto di no”, cit. Anne Lister, 13 novembre 1816.

6_”L’amore, le relazioni tra donne venivano etichettate col termine di tribadismo (…) e la tribade, disegnata sul profilo propagandistico delle donne aristocratiche è una figura moderna, che acquisisce le caratteristiche  del sesso “opposto” sovvertendo al tempo stesso le norme sociali e le leggi di natura.” in Maja de Leo, Queer – Storia culturale della cominità LGBT+, Einaudi, 2021.

7_Maja de Leo, Queer – Storia culturale della cominità LGBT+, Einaudi, 2021.

 

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