Roberto Morrione, ossia il servizio pubblico 

0 0
Son già dieci anni senza Roberto Morrione, scomparso il 20 maggio 2011 all’età di sessantanove anni. Un tempo infinito e straziante. Dieci anni nel corso dei quali tutto è cambiato e quasi tutto in peggio. La RAI, la politica, l’informazione in generale, le querele temerarie, ormai dilaganti, contro cui si era battuto fino alla fine, intervenendo al congresso dell’FNSI a Bergamo pochi mesi prima di andarsene: non c’è un solo ambito, almeno secondo il mio metro si giudizio, in cui le cose siano migliorate. Anche per questo uno come lui ci manca moltissimo. Ci mancano la sua grinta e il suo coraggio, il suo invito a fare sempre il proprio dovere e poi sia quel che sia, la sua indipendenza, la sua genialità, la sua passione per le grandi inchieste, per un giornalismo mai prono ad alcun potere ma non certo privo di opinioni, di pensieri, di valori e anche di uno schieramento forte e alla luce del sole.
Roberto Morrione è stato di uno dei punti di riferimento della stagione dell’Ulivo, il motore dell’ultima stagione di sogni e speranze che il nostro Paese abbia vissuto, un narratore libero e che non amava affatto piacere a tutti. Era il servizio pubblico nel suo senso più alto e nobile, l’incarnazione di ciò che la principale azienda culturale del Paese dovrebbe essere. Era anche un grande maestro, considerando che uno dei suoi principali allievi è stato Sigrido Ranucci e che alla scuola di Morrione e della sua RAI News si è formata una generazione di cronisti con la schiena dritta e la testa alta al cospetto di ogni sopruso e di ogni minaccia.
Dieci anni e avvertiamo un senso di dolore, di smarrimento, di sconfitta, come se avessimo perso non solo un amico ma un porto cui approdare, un’ancora cui aggrapparci, un modello e un punto di riferimento cui guardare ogni giorno. Abbiamo perso anche l’autorevolezza di un galantuomo che poteva permettersi di combattere a viso aperto e schierarsi al fianco delle nuove generazioni, sfruttate, sottopagate e costrette ad accettare condizioni di lavoro umilianti, per non dire indegne.
Roberto Morrione è venuto a mancare quando avremmo avuto maggiormente bisogno di lui. Per fortuna, ci è rimasta la sua straordinaria eredità, il premio giornalistico a lui dedicato e una comunità che lo ricorda con passione e cerca quotidianamente di attuarne gli insegnamenti. “Fai quel che devi, accada quel che può”. Ciao Roberto, non ti dimenticheremo mai.

Iscriviti alla Newsletter di Articolo21