Trapani non è un caso isolato, il precedente della Procura di Salerno

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Convocata ‘ad horas’ come persona informata sui fatti, ma ero già stata intercettata per mesi ed ero seguita da tempo per scoprire le fonti dei miei articoli: purtroppo Trapani non è un caso isolato. La Procura di Salerno voleva che rivelassi le fonti di un mio articolo sull’omicidio del sindaco di Pollica (Salerno), Angelo Vassallo, ucciso il 5 settembre del 2010 e del quale ancora oggi non si conoscono gli assassini e per farlo ha violato l’articolo 21 della Costituzione e il diritto del segreto professionale posto a tutela dei giornalisti. Ma per il Consiglio superiore della magistratura l’operato del magistrato è stato legittimo. Una beffa!
Era il 23 settembre del 2016 quando fui convocata alla  Procura antimafia di Salerno dal sostituto procuratore Silvio Marco Guarriello. In quell’occasione mi fu chiesto di rivelare la fonte di un mio articolo, pubblicato il 29 giugno 2016 sul quotidiano “la Città” di Salerno, nel quale a proposito della vicenda dell’omicidio del sindaco Angelo Vassallo, scrivevo delle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia che aveva rivelato particolari sui quali erano in corso approfondimenti.
Alla richiesta del sostituto procuratore opposi il segreto professionale e dopo aver firmato il verbale andai via. Fui fermata e prelevata, pochi minuti dopo, da due agenti della squadra mobile di Salerno, e condotta in caserma dove mi fu notificato un atto di ispezione dei miei cellulari e in particolare delle chat di whatsapp che – ho scoperto dopo – dalle intercettazioni già disposte non erano state estrapolate. Fui denunciata per essermi opposta al decreto di ispezione e, insieme con la Fnsi e il sindacato dei giornalisti della Campania e il direttore del giornale Stefano Tamburini, ingaggiammo una dura battaglia per il dissequestro dei telefoni e per impedire che fossero ispezionati per scoprire le mie fonti.
Gli accertamenti tecnici sui cellulari fallirono e i cellulari mi furono restituiti. Feci un esposto al Csm contro il magistrato che è stato archiviato nel 2018 dalla prima commissione (relatore consigliere Dal Moro) dal quale ho scoperto che nel corso delle indagini era stata disposta l’acquisizione di tabulati telefonici ed era stato installato un localizzassero satellitare sulla mia automobile ed erano state effettuate intercettazioni telefoniche e ambientali sulle utenze e nell’automobile. Quando sono stata convocata il 23 settembre mentre ero in Procura e mi avvalevo del segreto professionale è stata installata una microspia nella mia automobile. Il sequestro dei telefoni cellulari doveva servire a ispezionare le mie conversazioni whatsapp che non era stato possibile intercettare. Mentre combattevo per tutelare le mie fonti, la magistratura aveva già violato i principi costituzionali della libertà di stampa e il diritto ad avvalersi del segreto professionale per i giornalisti.
(Nella foto la Procura di Salerno)


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