Quando le montagne cantano di Nguyễn Phan Quế Mai

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Una narrativa familiare, luminosa, con un forte messaggio di speranza, che abbraccia quasi un secolo di storia vietnamita: dal periodo coloniale francese all’ascesa al potere del Viet Minh comunista, alla separazione tra Vietnam del Nord e del Sud, fino ai giorni nostri

“Mia nonna diceva sempre che quando i nostri antenati muoiono non scompaiono davvero ma continuano a vegliare su di noi….Se le nostre storie sopravvivono, noi non moriremo, neanche quando i nostri corpi non saranno più su questa terra.”

Quando le montagne cantano”, Editrice Nord (384 pp, €18), in libreria dal gennaio scorso, è il primo romanzo, e anche il primo libro scritto in inglese con il titolo:“The mountains sing”, della poetessa vietnamita Nguyễn Phan Quế Mai (classe 1973).

E’ la storia di una saga familiare che attraversa tutto il ‘900, quella della famiglia Tran; una famiglia benestante che è costretta a fare i conti con gli orrori delle guerre che hanno funestato quella parte di mondo: a partire dal periodo coloniale francese, all’ ascesa al potere del Viet Minh guidato da Ho Chi Minh, alla “Guerra del Vietnam”, fino ai giorni nostri. Una narrazione intrisa di storia e delle sue ferite. Una narrazione a più voci: quella di Dieu Lan, la nonna, matriarca della famiglia, e quella della sua amatissima nipote Huong.

Un racconto che inizia subito dopo il cessare dei bombardamenti di Hanoi da parte dei B52 statunitensi in cui è andata distrutta la loro casa.

Ed è per infondere fiducia nella nipote, che sino ad allora aveva considerato la guerra come un buco nero in cui errano spariti i suoi genitori, che Dieu Lan inizia il racconto della sua vita, della sua famiglia, a partire dalla presenza giapponese nella regione del Tonchino, alla sua fuga disperata verso Hanoi, senza cibo e denaro, per sfuggire alle persecuzioni conseguenti alla riforma agraria comunista che portò ad una importante e sistematica campagna di eliminazione dei ricchi proprietari terrieri nel nord del Paese, alla scelta di abbandonare i suoi cinque figli durante il cammino con la speranza che si sarebbero ritrovati un giorno.

Quella di Dieu Lan è la storia di una donna che, nonostante tutto, resiste ai cambiamenti della storia, anche di fronte alle sue atrocità, con un’ incrollabile speranza per un futuro migliore.

Un romanzo avvincente, in cui, se è tangibile il costo in termine di vite umane sostenuto dal popolo vietnamita nel corso dell’intero ‘900 a causa degli orrori colà perpetrati nel corso dei diversi conflitti, reca una narrazione scevra da qualsiasi odio o risentimento. Al contrario, essa è sempre accompagnata da una fede incrollabile nell’uomo e nella sua umanità. In fondo: il vero potere è quello della gentilezza, che si accompagna alla speranza.

Se la Storia “rimane impressa nei ricordi della gente, finché questa memoria si tramanda, possiamo sperare di riuscire a fare meglio.”

Il romanzo è, al contempo, anche un monito per il presente ma contiene un forte messaggio di speranza per il futuro. Ed è al passato, alla memoria tramandata, che l’autrice assegna un ruolo strategico per il futuro dell’umanità.

Una considerazione riguardo al titolo scelto dall’autrice: The Mountains Sing. Le Montagne rappresentano il popolo vietnamita e la loro terra, mentre il verbo Sing, Cantare, è anche il significato letterale della parola sino vietnamita “Son Ca”, l’allodola, simbolo dell’immortalità nella cultura vietnamita (ma anche l’”avatar” di Yeats in Sailing to Byzantium”, del 1928, come è stato ricordato da qualche autore).

Ed è proprio l’allodola, l’uccello di legno che il papà di Huong ha intagliato per lei, con le sue mani, in qualche luogo remoto durante la guerra, a rappresentare il suo messaggio d’amore imperituro alla figlia lontana.

Le sfide affrontate dal popolo vietnamita nel corso della Storia sono montagne altissime. Se sei troppo vicino, non puoi scorgere le vette. Ma, allontanandoti dalle correnti della vita, riesci a guardarle in tutta la loro maestosità…

Un gran bel romanzo, profondo, avvolgente, intimo, ma, al contempo, anche di ampio respiro, senza cadute di stile grazie ad un impeccabile traduzione, in cui i protagonisti raccontano la loro storia, che è in fondo anche la nostra.

Secondo il The New York Times: “Attraverso l’appassionante epopea delle protagoniste, questo romanzo riesce, in più di un senso, a curare le ferite della storia”.


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