Uno scambio solidale sui tetti di Praga. ‘Na střeše’ (Sul tetto), Repubblica Ceca, 2019, regia di Jiři Mádl

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In anteprima nazionale assoluta, abbiamo visto all’Arena Argentina di Catania il film rivelazione del regista ceco Jiři Mádl,  una sorpresa deliziosa, una piccola perla sull’accoglienza, l’integrazione e l’amicizia.

Un film dal sapore francese – il regista dimostra di avere imparato la lezione da registi come Olivier Nakache, Eric Toledano (Quasi amici 2011) –, una commedia delicata, divertente ma profonda, lucido piccolo spaccato sociale dei nostri tempi.

Sul tetto, si svolge a Praga ma è una storia che potrebbe accadere in qualsiasi città europea dove si susseguono eventi e nascono legami che non conosciamo.

Un incontro casuale e assurdo diventa l’occasione da cui nasce un rapporto di complicità, un sodalizio dal quale scaturisce uno scambio vicendevole di favori, solitudini e drammi personali.

L’anziano professor Rypar vive solo, isolato e allontanato dalla nuova società rampante perché ex comunista e quindi indesiderato. Sale sul tetto del suo palazzo per fumare e lì incontra Song, un clandestino vietnamita, costretto a una vita da schiavo, sfuggito a un rastrellamento della polizia e rifugiatosi sullo stesso tetto, pronto a fare una pazzia per la paura e la vergogna.

Il professore lo convince a scendere dal cornicione, lo ospita, lo protegge, gli insegna la lingua, lo fa lavorare a casa sua, in cambio dell’ospitalità, e così nascono una serie di situazioni tragicomiche, in alcuni passaggi esilaranti,  ma così nasce anche un rapporto che, piano piano, diventa un’amicizia.

L’anziano professore prende a cuore la vicenda di Song anche come forma di ribellione verso un mondo intollerante che egli non condivide; lo aiuta e Song aiuta lui, gli insegna ad usare il computer, lo iscrive su FB, lo mette in contatto con il figlio lontano e non più visto da vent’anni; il professore cerca una fidanzata per Song perché, sposandola, possa uscire dal suo stato di clandestinità. Trovano insieme una soluzione, la più improbabile, la più impensabile, quella suggerita dalla lettura di Oscar Wilde, e così, sul finale, il sodalizio divertente e utile diventa qualcosa d’altro, si suggella un’amicizia. Alla fine un sorriso dolcissimo e una carezza conferiscono tenerezza laddove prima c’era solidarietà.

Avevamo visto poco la città di Praga al cinema, viene in mente solo il film tratto dal romanzo di Milan Kundera L’insostenibile leggerezza dell’essere e il finale del film di Tornatore La migliore offerta; qui c’è una bellissima Praga, prima vista solo dal tetto, poi in un piano sequenza che ci mostra una passeggiata notturna dei due: la zona storica barocca, il Ponte Carlo, la Piazza dell’Orologio, poi  quella moderna dei centri commerciali ma anche dei quartieri ghetto.

Una regia attenta ai particolari, capace di cogliere dettagli che assumono importanza simbolica, ma semplice, essenziale e concreta fa di questo film una piccola perla da non perdere.

Il pubblico dell’Argentina è scoppiato in un applauso spontaneo sui titoli di coda.


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