Mes, il Pd si gioca la legittimazione Ue

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Una pericolosa incognita per Zingaretti e per Conte, forse la più insidiosa. Si tratta del Mes, il Meccanismo europeo di stabilità.  L’Europa ha concesso molto al governo Conte due, quello tra Pd e M5S. Ha concesso cose inimmaginabili per il Conte uno, l’esecutivo tra leghisti e grillini. La Ue, grazie soprattutto al sostegno determinante di Angela Merkel e di Emmanuel Macron, ha messo a disposizione dell’Italia somme considerevoli per la ricostruzione post Coronavirus.

Si tratta di quasi 300 miliardi di euro, tra sussidi e prestiti a tassi d’interesse molto bassi. In più la Bce (Banca centrale europea) acquista senza colpo ferire una valanga di Btp, i titoli del debito pubblico italiano, calmierando i tassi d’interesse. Pd e M5S sprizzano gioia e cercano di elaborare progetti su cui incanalare i fondi dell’Unione europea. Concordano, con qualche contrasto, quasi su tutto: il sì ai 209 miliardi del Recovery Fund (il Piano di ripresa), sui 27 miliardi del Sure (i fondi a sostegno dell’occupazione), sui 6,5 miliardi della Bei (gli aiuti alle imprese) ma sui 34 miliardi del Mes è scontro permanente.

Da ben cinque mesi democratici e cinquestelle parlano lingue totalmente diverse. Non riescono a trovare un accordo. I contrasti sono stati accantonati solo in occasione delle elezioni regionali del 20 settembre. Nicola Zingaretti considera «molto giusta e corretta» la scelta di ricorrere al Meccanismo europeo di stabilità perché serve a rafforzare e migliorare il sistema sanitario italiano. Luigi Di Maio invece boccia il Mes. Ripete: «Così il Mes non va bene». Giuseppe Conte sta in mezzo, non si pronuncia né per il sì né per il no. Il presidente del Consiglio, temendo per la sorte del governo, prende tempo: «Se sarà necessario lo valuteremo assieme e proporrò una soluzione in Parlamento».

Il Mes è un tema identitario sul quale i pentastellati non vogliono cedere. Sono sempre stati contrari al ricorso al cosiddetto fondo salva stati, hanno sempre attaccato il Mes indicando il massacro sociale patito dalla Grecia che fece ricorso a quegli aiuti.

Bruxelles ha assicurato: sul ricorso al Mes non ci sono condizioni, non ci saranno tagli alla spesa sociale perché l’unico vincolo è la destinazione agli investimenti nel settore della sanità per combattere il Covid-19. Ma Di Maio, il reggente Crimi e tutti i cinquestelle non vogliono sentire ragioni, non vogliono cedere come su altri temi (tipo la Tav) che pure erano stati alla base della nascita del Movimento.

Un bel problema per Zingaretti. Il segretario del Pd, già logorato dalla coabitazione di governo con i pentastellati, potrebbe pagare un prezzo altissimo. L’Unione europea potrebbe rimproverargli la subalternità ai grillini, per giunta senza più un capo politico dopo le dimissioni di Di Maio e in netto calo di consensi.

Bruxelles potrebbe ritirare la fiducia concessa a Zingaretti come garante della linea europeista del Conte due. Il Conte uno, l’esecutivo populista e sovranista giallo-verde, visse su un’impostazione euroscettica di scontro continuo con l’Unione europea. E si è visto come è andata a finire: cadde un anno fa dopo appena 14 mesi di travagliata vita.


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