Stati generali. La giornata dei sindacati e della sfida di Confindustria al governo.

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Landini: “Un piano per delineare un nuovo Paese e Conte non ascolti le sirene”

Di Beppe Pisa 

Stati generali a villa Pamphili a Roma, oggi è stato il giorno dedicato ai sindacati. Alla fine i commenti sono abbastanza soddisfatti. Il segretario della Cgil Maurizio Landini invita il premier a non ascoltare le sirene perché serve “lo stop ai licenziamenti per tutto il 2020”. I segretari generali di Cisl e Uil Furlan e Barbagallo sollecitano un grande patto sociale e non accolgono con molto favore la prospettiva di un intervento pubblico nelle imprese. “E’ stato molto positivo il confronto coi sindacati, hanno espresso una forte condivisione per l’impostazione che abbiamo dato al programma di rilancio del Paese, incentrato sulla semplificazione, su investimenti pubblici e privati, centralità del lavoro e della sua qualità” è il commento del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, al termine della seconda giornata degli ‘Stati generali’, basati sul piano ‘Progettiamo il Rilancio’. Prima dei sindacati, il governo aveva incontrato Vittorio Colao, leader della task force di Palazzo Chigi, e aveva presentato i 9 punti “strategici” per il rilancio del Paese. Nove punti che però per il momento sembrano assai generici, e hanno bisogno di riempirsi di contenuti. Ma d’altro canto, gli Stati Generali dovrebbero servire proprio a questo, a raccogliere posizioni, idee, opinioni, progetti. Più o meno come è stato fatto con i sindacati.

Landini, segretario generale Cgil: ora cambiare, per delineare un nuovo Paese. Conte non ascolti le sirene 

“Senza un coinvolgimento e un investimento sul lavoro questo Paese non cambia”. E’ la convinzione del segretario generale della Cgil, Maurizio Landini che in video sulla piattaforma Collettiva spiega quanto il sindacato ha detto oggi al governo, nell’ambito degli Stati generali dell’Economia. “Un progetto di cambiamento del Paese – afferma Landini – deve essere un progetto che mette al centro la persona, il lavoro con i diritti, la giustizia sociale, un modello fondato sul rispetto dell’ambiente e sulla salute e la sicurezza delle persone. Questo vogliamo fare e su questa base il governo deve sapere che avrà noi al suo fianco se segue queste strade: se dovesse ascoltare altre sirene avremo altri atteggiamenti”. Inoltre, “proprio perché vogliamo essere parte attiva di questo processo di cambiamento – riferisce Landini – abbiamo ricordato che c’è bisogno di una radicale cesura rispetto al passato, in particolare c’è bisogno di fare una vera riforma fiscale, di un ruolo pubblico nell’economia che veda lo Stato come soggetto che fa politica industriale, che fa investimenti a partire da Mezzogiorno, capace di creare nuova occupazione femminile e dare occupazione ai giovani”. Insomma, “abbiamo detto – prosegue il leader Cgil – che c’è bisogno di una vera lotta alla precarietà, di un nuovo Statuto dei diritti dei lavoratori e di cancellare le leggi sbagliate fatte in questi anni. Come anche bisogna andare a un rinnovo dei contratti nazionali di lavoro, attraverso la decontribuzione e la defiscalizzazione degli aumenti salariali. Abbiamo anche indicato la necessità di una legge sulla rappresentanza che cancelli i contratti pirata e dia valore erga omnes ai contratti nazionali di lavoro”. Sottolinea ancora Landini  che le risorse europee sono decisive, tutte devono essere utilizzate per fare investimenti, compreso il Mes, e creare un nuovo modello di sviluppo: questo vuol dire mettere al centro l’ambiente, nuove produzioni, il territorio e la sua manutenzione, un piano straordinario di mobilità e trasporti, un piano straordinario di rilancio della cultura e del turismo. “Forte dell’esperienza di questi ultimi mesi”, la Cgil ha anche ribadito al governo che “c’è bisogno di investire sullo stato sociale, sulla sanità per la sicurezza delle persone, per la salute e la sicurezza nel territorio, ma anche di investire sulla scuola, sulla ricerca, sulla formazione, facendola diventare un diritto universale”. La Cgil ha anche posto il problema della riforma del sistema pensionistico e della rivalutazione delle pensioni. Infine, è stata posta l’esigenza di una strategia che “metta al centro la riduzione dell’orario di lavoro, la formazione, la partecipazione delle persone nei luoghi di lavoro, attraverso la valorizzazione della contrattazione. “Tutte queste cose insieme – conclude Landini – delineano un nuovo Paese”.

Furlan, segretaria generale Cisl: serve un grande patto tra governo, istituzioni e parti sociali

“E’ un giudizio positivo, il governo ha proposto una serie di linee di intervento che in gran parte riprendono le richieste che da tempo come Cgil, Cisl, Uil stiamo proponendo. Come Cisl abbiamo ribadito il concetto che è necessaria un’alleanza, un patto forte tra il governo, le istituzioni, le parti sociali, per individuare 4 o 5 obiettivi prioritari su cui concentrarsi” ha detto la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, al termine dell’incontro con il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. “Prima di tutto lo sblocco delle infrastrutture materiali e immateriali – ha aggiunto Furlan – e poi il sostegno ai settori strategici della nostra economia, questo vale per il turismo e per i settori strategici della produzione industriale”. Per la Cisl poi c’è il tema del lavoro, “come ridefiniamo gli ammortizzatori sociali e come ricreiamo un dialogo costante tra il mondo della formazione, il territorio, l’imprese”, ha concluso.

Barbagallo, segretario generale Uil: un patto per ridisegnare il Paese, subito la riforma fiscale

“Bisogna ridisegnare il Paese con un Patto che coinvolga tutti: serve un nuovo modello complessivo” ha detto il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, intervenendo alla riunione degli Stati Generali. “Abbiamo apprezzato l’impegno del premier Conte ad andare in questa direzione – ha detto il leader della Uil – e abbiamo suggerito alcune priorità. Serve, innanzitutto, una grande riforma fiscale; bisogna regolare la digitalizzazione e ridisegnare anche l’organizzazione del lavoro, dando adeguate opportunità sia ai giovani sia agli anziani; le infrastrutture e l’ambiente devono essere il volano della crescita e, in questo quadro, bisogna velocizzare l’utilizzo delle risorse. Se usciremo meglio o peggio dalla crisi – ha concluso Barbagallo – dipenderà solo da noi”.

Confindustria all’attacco del governo. Bonomi, no allo Stato nelle imprese

Durissimo invece Carlo Bonomi, neo presidente di Confindustria, le cui dichiarazioni, in vista dell’appuntamento agli Stati generali fissato per mercoledì, hanno creato anche qualche attrito con il governo: “Se prendiamo alcuni esempi come Alitalia ed Ilva vediamo i danni che ha prodotto la presenza dello Stato nelle imprese”, ha detto il presidente di Confindustria commentando le prossime mosse. “Detto ciò – ha aggiunto – come Confindustria noi siamo sempre positivi e propositivi e quindi andremo a Villa Pamphili dicendo quello che pensiamo e soprattutto presentando un nostro piano ben preciso. Sarà pubblicato e ne abbiamo fatto un libro”. Bonomi ha mostrato un volume con il titolo ‘Italia 2030’. La replica del presidente del Consiglio non si è fatta attendere, a testimonianza della freddezza dei rapporti tra governo e Confindustria. “Il governo non ritiene che questa sia una passerella, sarà un confronto mirato su progetti specifici. Abbiamo bisogno di suggerimenti e idee, se Confindustria ha lavorato e raccolto l’invito del governo nel modo più giusto ben venga”, ha detto il premier in conferenza stampa. Rincara la dose il vice ministro dell’Economia Antonio Misiani: “inviterei il presidente di Confindustria ad evitare le generalizzazioni. Lo Stato attualmente è azionista, seppur di minoranza, delle più grandi aziende di questo paese: Eni, Enel, Leonardo. Aziende che hanno chiuso il 2019 con utili molto consistenti ed ottimi risultati”.

Da jobsnews


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