La democrazia non può tollerare il fascismo 

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Partiamo da un assunto inoppugnabile: in democrazia tutte le opinioni sono lecite, e guai se così non fosse. Ma, per l’appunto, parliamo di opinioni. Il fascismo, come sosteneva il presidente Pertini,  non è un’opinione: è un crimine”. E, pertanto, in democrazia non può e non deve essere tollerato, per il semplice motivo che è la negazione stessa della democrazia e di tutte le altre opinioni.
Non riapriamo qui discussioni storiche relative alla celebre amnistia di Togliatti o alla sostanziale violazione della dodicesima disposizione transitoria e finale della Costituzione che vieta la ricostituzione del Partito fascista, considerando che buona parte delle leggi della nostra Repubblica reca il nome di Almirante e che, da quando Cossiga ha di fatto sdoganato l’MSI, anche il blando concetto di “arco costituzionale” è diventato desueto. Fatto sta che un conto è tollerarne la presenza in Parlamento, in forme e modi che in qualche misura la democrazia è in grado di contenere; ben diverso è consentire a gruppi di facinorosi, ultras da stadio, curvaioli e altri “intellettuali” contemporanei di andare in piazza in barba a tutte le norme anti-assembramento e mettere a ferro e fuoco una delle zone più belle e importanti della Capitale, per giunta minacciando i cronisti che avevano avuto la sventura di andarli a seguire e attaccando le forze dell’ordine impegnate a limitare i danni di una manifestazione che non avrebbe dovuto essere autorizzata. E qui veniamo ai responsabili di questa vicenda. Spiace dirlo, ma la ministra Lamorgese non può cavarsela con una scrollata di spalle: vicende come questa chiamano in causa il ministero degli Interni e le disposizioni impartite ai prefetti, compresi quelli più orientati a consentire eventi che, teoricamente, andrebbero vietati al netto della pandemia. Spiace dirlo, ma i fascisti non possono manifestare liberamente perché la democrazia è, per l’appunto, sacra e non può essere costantemente calpestata, vilipesa e messa in discussione da chi vuol farne strame. Spiace dirlo, ma fra arancioni complottisti, papeetari  più o meno istituzionali e altri eroi dei nostri tempi è a rischio la tenuta economica, sociale e anche sanitaria di una città e di una regione che rivestono un ruolo decisivo nel nostro Paese.
Il presidente Conte ha, pertanto, il preciso dovere di far sentire la propria  voce, di dare un segnale e di porsi in scia della sindaca Raggi, sulla quale si può discutere quanto si vuole ma alla quale va dato atto di essersi battuta per l’intero mandato affinché venisse sgomberato il palazzo occupato abusivamente da CasaPound.
Tutelare chi si batte per la democrazia, la Costituzione e i valori nei quali tutti dovrebbero riconoscersi, qualunque sia il suo colore politico, è una conditio sine qua non per poter far politica in una nazione civile. Vediamo di tornare a esserlo, di non lasciare solo chi denuncia questa vergogna e di offrirgli qualcosa di più di una pacca sulla spalla. Una città come Roma non può essere sfregiata da coloro che ne calpestano la storia, la dignità e la battaglia resistenziale per liberarsi dal nazi-fascismo. Roma, medaglia d’oro della Resistenza, merita rispetto. Per quanti sono morti allora e per quanti, oggi, vogliono continuare a vivere in pace e libertà.

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