Il Presidente della Fnsi: “Carcere per i giornalisti, dopo la decisione della Consulta si apre una fase decisiva”

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Non era scontata affatto la decisione assunta dalla Corte Costituzionale sull’eccezione inerente l’applicabilità del carcere per i giornalisti. Ora, dopo questa decisione, ci sono alcune certezze. La prima: la pena detentiva per il reato di diffamazione a mezzo stampa va eliminata dall’ordinamento. La seconda: il Parlamento deve decidere entro un anno. C’è poi una terza tappa ineludibile e inscindibile dall’abrogazione del carcere per i giornalisti ed è un’efficace riforma contro le querele bavaglio, ossia le azioni per presunta diffamazione a mezzo stampa che, in realtà, sono atti di intimidazione contro la divulgazione di semplici notizie di interesse pubblico. Lo sono nella stragrande maggioranza dei casi e solo una quota residua e minimale di queste azioni ha fondamento concreto.
“Accogliamo con grande soddisfazione e soprattutto con molta speranza il verdetto della Consulta. – dice il Presidente della Federazione Nazionale della Stampa, Giuseppe Giulietti – Lo riteniamo un passo importante, seppure solo il primo, per una generale revisione delle leggi che riguardano i giornalisti. Non dobbiamo dimenticare come si è arrivati a questi risultato. La Fnsi ha depositato una sua memoria in rappresentanza di tutti i giornalisti che prevedeva proprio questa soluzione. La Federazione è stata accanto al Sugc quando è stata proposta l’eccezione di incostituzionalità al Tribunale di Salerno. E’ stato un percorso lungo, che riguarda tutta la categoria ma io dico riguarda soprattutto i giornalisti più deboli”.
Nessun giornalista deve andare in carcere in una democrazia, anche quelli non deboli. Non crede?
“Sì, certo giustissimo, direi pleonastico. Però dobbiamo analizzare la situazione italiana per ciò che è. Chi sono i giornalisti inseguiti dalle querele bavaglio? Un po’ tutti perché purtroppo è una prassi impunita. Però le querele infondate, così come le azioni civili pretestuose, colpiscono i cronisti che raccontano la mafia, la corruzione, l’inquinamento, insomma chi scrive notizie scomode e spesso in zone complicate del Paese. Colleghi precari, che non hanno nemmeno la tutela legale delle aziende per cui collaborano. Le leggi attuali vanno inquadrate in questo contesto. Perciò non convince l’attuale proposta di riforma sul reato di diffamazione, poiché introduce multe pesantissime”.
Sostituire il carcere con un’ammenda non va bene?
“Chiariamo un punto: il carcere va abolito perché incompatibile con una democrazia e con l’Articolo 21 della nostra Costituzione. Altro è risolvere la questione delle querele bavaglio, perché lì bisogna introdurre un deterrente contro chi usa questo strumento non per tutelarsi bensì per colpire i cronisti scomodi. In un Paese e in un momento in cui i giornalisti sono sotto attacco di squadristi e criminalità organizzata direi che è una priorità da discutere ad horas”.
La Federazione è parte nel procedimento avviato davanti alla Consulta. Che farete nel frattempo?
“Molte cose. Intanto sappiamo che l’associazione Articolo 21 ha raccolto centinaia di forme a sostegno dell’abolizione della pena detentiva e le invieremo al relatore del disegno di legge. Inoltre la Fnsi vuole tornare a spiegare a tutti i parlamentari in tutte le sedi possibili quali sono le conseguenze delle querele temerarie e perché va fatta una riforma. Lo abbiamo già fatto ma ricominciamo daccapo, nella convinzione che molti parlamentari non siano prevenuti bensì non del tutto informati sui rischi che sta correndo la democrazia con i bavagli alla stampa. E le querele sono uno di questi bavagli, forse il peggiore in quanto consentito dall’ordinamento attuale”.
C’è da dire che che su tanti punti la categoria dei giornalisti spesso è divisa, su questo spera nella quadratura del cerchio?
“Io non so tra noi chi possa ancora pensare di accettare il carcere o le querele bavaglio. Ad ogni modo non è una questione né di primogenitura né di chi è più bravo o attento. Bisogna ottenere un risultato che mai come in questo momento è stato a portata di mano. Un traguardo necessario se vogliamo ancora continuare a a parlare di libertà di stampa in Italia”.

(nella foto il Presidente della Federazione Nazionale della Stampa, Giuseppe Giulietti)


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