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Il 14 maggio giorno di preghiera e digiuno per liberarsi dalla pandemia

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Un messaggio in tredici diverse lingue per i “fratelli” nell’umanità a unirsi giovedì prossimo, 14 maggio, in un giorno di preghiera e digiuno per aiutare il mondo a liberarsi dalla pandemia. E’ il messaggio dell’Alto Comitato per la Fratellanza Umana e che i più ritengono un messaggio per i credenti nell’unico Dio. Ma, siccome la dichiarazione dei diritti dell’uomo del 1791 li proclama sotto gli auspici dell’Essere Supremo e la scelta di  “libertà, uguaglianza e fratellanza” è chiara da secoli e indica che è difficile ritenersi fratelli ma senza padre,  lo si può comprendere, usando un linguaggio ormai comune, come un messaggio a tutti gli di buona volontà. Questo messaggio lo rivolge l’Alto Comitato per la Fratellanza Umana, istituito dopo la firma del documento sulla fratellanza umana davanti a centinaia di leader religiosi ad Abu Dhabi da Papa Francesco e dall’imam di al-Azhar, lo sceicco Ahmad al Tayyeb. In questo tempo segnato dal coronavirus, invitando ad “una giornata di preghiera, di digiuno e di invocazione per l’umanità” il documento dice: “Non dimentichiamo di rivolgerci a Dio Creatore in tale crisi”, in un momento in cui il mondo affronta il grave pericolo del Covid-19 “che minaccia la vita di milioni di persone in tutto il pianeta”. L’Alto Comitato per la Fratellanza Umana, nel quale è presente il rabbino emerito di Washington, Bruce Lustig,  ricorda il fondamentale ruolo dei medici e della ricerca scientifica.

Il Comitato, costituito nell’agosto del 2019 per attuare con programmi e iniziative gli obiettivi del Documento, ha tenuto la sua prima riunione l’11 settembre scorso a Casa Santa Marta. Il Papa aveva incoraggiato i membri chiamandoli «artigiani della fraternità». La fraternità non si riferisce esclusivamente al proprio gruppo, alla propria comunità, cultura, e religione ma include tutti: non è un’astrazione, è la dinamica concreta, come suggerisce il Documento, con cui si superano le differenze e si costruiscono «ponti di convivenza per un mondo nuovo». In un incontro a Ginevra del 17 settembre successivo, nel testo letto dall’arcivescovo Ivan Jurkovic, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a Ginevra, si sottolineava come il Documento sulla fratellanza umana è una «pietra miliare» nel cammino del dialogo interreligioso: segna il cammino percorso insieme, ma è anche «un punto di partenza». Non una mappa, ma «un impegno quotidiano » per lavorare insieme in modo da promuovere il bene comune e contribuire come credenti, insieme a persone di buona volontà, «a guarire il nostro mondo ferito».


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