Berselli e Bonhoeffer, l’umanità da ritrovare 

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Non è solo la cadenza dell’anniversario della scomparsa ad accomunare due figure come Edmondo Berselli e Dietrich Bonhoeffer. Giornalista il primo, teologo il secondo, nati e vissuti in epoche e contesti completamente diversi, ho scelto di unirli perché li considero accomunati da una visione morale che va al di là del tempo. Mai moralisti, mai presuntuosi, mai eccessivi, durono sempre animati da un formidabile spirito resistenziale, da un coraggio incredibile, dalla passione civile che li ha indotti spesso a rischiare per affermare i propri princìpi. E poi erano umani, meravigliosamente umani, di quell’umanita intensa, fragile, esposta al vento dell’abisso che sta sconvolgendo il nostro stare insieme; un’umanità bisognosa di lotta, di essere difesa giorno dopo giorno, di essere alimentata per non venir travolta dalla violenza che ci circonda.
Bonhoeffer venne impiccato settantacinque anni fa dai nazisti per la sua battaglia contro la disumana violenza di un regime di morte. Berselli è stato stroncato dieci anni fa, a soli cinquantanove anni, da un maledetto tumore che se l’e portato via quando avremmo avuto più che mai bisogno del suo genio creativo e poliedrico. Sono accomunati anche dalla fine precoce (Bonhoeffer a neanche quarant’anni), dallo strazio di dover assistere alla decadenza del mondo, dal tormento di un tempo diverso ma meno di quanto non si pensi, e lo stiamo capendo soprattutto in questi giorni. Due uomini tragici eppure grandiosi nella loro analisi lucida e sempre attenta della società nel suo complesso.
Edmondo Berselli e Dietrich Bonhoeffer hanno profondamente vissuto, profondamente amato la vita, profondamente lottato, difeso ogni giorno la dignità umana dagli innumerevoli attacchi che subiva e continua a subire, resistito fino all’ultimo giorno e lasciato un vuoto incolmabile.
Sempre c’è stata in loro la resistenza, mai la resa, nonostante si siano dovuti fermare a causa di una forza soverchiante, drammatica, incontrollabile. Sono stati sconfitti ma non vinti. Sono usciti, comunque, dal ring sulle proprie gambe, senza poter assistere nel caso di Bonhoeffer alla rinascita del mondo e in quello si Berselli ai dieci anni che hanno sconvolto per sempre il nostro immaginario e rivoluzionato drasticamente il nostro modo di essere e di pensare. Sono andati via prima che accadesse qualcosa di decisivo, lasciandoci comunque un’eredità impressionante, una gran voglia di provare a capire, gli strumenti adatti a farlo e la sensazione di essere non soltanto più soli ma, soprattutto, orfani di due punti di riferimento che, nonostante tutto, ci indicano un cammino diverso e un tempo da ritrovare.

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