Coronavirus. L’odissea svizzera di di due professori universitari italiani

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Affetti da COVID-19, ricoverati in una struttura sanitaria svizzera in isolamento, in precarie condizioni di salute, si comunica loro che saranno dimessi e devono trovare autonomamente un luogo dove trascorrere la quarantena. Ma sono italiani, non sono residenti o domiciliati in Svizzera; con loro due minorenni, loro pure in isolamento. Non sono in grado di rientrare in Italia con i loro mezzi.
Questa, in sintesi, la vicenda che ha per “protagonisti” il professor Roberto Caminiti, e la professoressa Alexandra Battaglia-Mayer, docenti di Neuroscienze e di Fisiologia all’università “La Sapienza” di Roma.
La storia: i due docenti si trovano dal 7 marzo 2020 in Svizzera, per partecipare ad un Congresso medico–scientifico internazionale; con loro il figlio minorenne, e un amico di quest’ultimo, anch’esso minorenne. Improvvisamente Caminiti e Battaglia-Mayer accusano seri malori, viene diagnosticato per entrambi contagio da Covid-19. Comincia così una vera e propria odissea.
I due professori sono trasferiti in un Residence a Villar sur Ollon, nel Cantone di Vaud; trascorrono i primi due giorni, senza ricevere cure e adeguata alimentazione. Sono sistemati in due diverse stanze, in isolamento. Anche i due ragazzi sono isolati, in quarantena.
Finalmente, ricoverati in ospedale a Rennaz, si conferma sia per Caminiti che per Battaglia-Mayer la diagnosi iniziale; al tempo stesso i medici della struttura sanitaria comunicano che saranno dimessi, con obbligo, per i due adulti, di restare in isolamento. I minorenni sono al momento sottoposti a test per capire se possono essere fatti rimpatriare.
L’assurdo è costituito dal fatto che i quattro italiani non hanno abitazione in Svizzera; neppure possono alloggiare in albergo o residence, perché nel frattempo – data l’emergenza in vigore anche in Svizzera – hanno chiuso. Peraltro, è estremamente complesso e difficoltoso trovare una struttura in grado di accogliere malati da Covid-19 stranieri.
L’Associazione “Il Patto Traversale per la Scienza” e l’Istituto Luca Coscioni, attraverso “Radio Radicale” lanciano un pressante, accorato appello perché il Ministero degli Esteri intervenga; “Patto Trasversale per la Scienza” e “Istituto Luca Coscioni” fanno inoltre presente che pur nella remota ipotesi in cui i nostri connazionali riescano a raggiungere con mezzi propri il confine, una volta entrati in territorio italiano, in base alle normative in vigore, sarebbero passibili di denuncia penale.

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