Conferenza internazionale sui social media, da Doha un appello in difesa dei diritti umani

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Abrogare le restrizioni alla libertà di espressione, astenersi da filtri assimilabili alla censura preventiva e proibire per legge l’incitamento alla violenza e alla discriminazione. Queste alcune delle indicazioni agli Stati riportate nel documento conclusivo dell’incontro sulle sfide sul web organizzato dal Comitato per i diritti umani del Qatar in collaborazione con Alto Commissariato per i diritti umani dell’Onu, Parlamento Ue e Ifj.
Un momento della Conferenza di Doha (Foto: @IFJGlobal)

Due giornalisti vengono uccisi ogni settimana nel mondo. Un’emergenza che vede sul banco degli imputati soprattutto i governi, ma che coinvolge anche le grandi aziende che troppo spesso finiscono con il collaborare con gli Stati, fornendo dati o evitando di adottare pratiche in grado di tutelare diritti e democrazia. L’allarme è stato lanciato nella conferenza di Doha, centrata sul tema dei social media e organizzata dal Comitato per i diritti umani del Qatar in collaborazione con l’Alto Commissariato per i diritti umani delle Nazioni Unite, il Parlamento europeo e la Federazione Internazionale dei giornalisti.

Nel documento finale si chiede ai governi di inserire tra le priorità la difesa dei diritti umani, di “abrogare le restrizioni sulla libertà di espressione, astenersi da filtri assimilabili alla censura preventiva e proibire per legge l’incitamento alla violenza e alla discriminazione sui social network”. Le indicazioni agli Stati contemplano anche la garanzia di giudizi imparziali sul dibattito online, evitando di delegare la responsabilità alle grandi compagnie private che operano sul web, e la promozione di istituzioni nazionali sui diritti umani, in linea con i Principi di Parigi. Alle grandi compagnie, invece, si chiede di migliorare la risposta a attacchi e intimidazioni contro attivisti e giornalisti, contattare le richieste dei Paesi contrarie ai principi di libertà di espressione e di privacy, favorire l’istruzione dei responsabili delle piattaforme e destinare una parte dei profitti alle testate giornalistiche che operano online.

I delegati provenienti da 250 Paesi hanno lanciato l’allarme sulle restrizioni alle libertà nelle diverse aree del mondo. Un quadro fosco quello che si presenta in America Latina. «Cile, Bolivia, Ecuador, San Salvador, Guatemala sono Stati che non rispettano i diritti umani, mettendo a repentaglio l’incolumità di giornalisti e attivisti – spiega Carlos Mosquera, presidente dell’Alleanza Globale delle Istituzioni Nazionali per la tutela i diritti umani –. In Asia allarma la situazione nelle Filippine, ma anche in Europa ci sono casi come quello della Polonia che destano preoccupazione. Occorre cambiare rotta, governi e associazioni devono porre come priorità il tema del rispetto dei diritti fondamentali, a partire dall’uso dei social media».

Al centro della discussione le misure per contrastare la propaganda degli estremismi e il linguaggio d’odio, che nell’80% dei casi prende di mira le minoranze. Un tema controverso, sul quale è difficile trovare intese tra i vari Paesi, visto il diverso grado di tutela della libertà di espressione. Le offese alla religione trovano, ad esempio, gradi di reazione del tutto contrastanti nelle diverse aree del mondo, così come la violenza verbale nei confronti delle donne.

«Troppi governi calpestano i diritti, tra uccisioni e limitazioni della libertà», aggiunge Georgette Gignon, direttore della divisione operativa dell’Alto Commissariato Onu sui diritti umani. Il suo compito in Qatar è stato quello di avvicinare le parti in causa, tentando di creare un terreno comune di lavoro. «La protezione dello spazio civico su internet deve essere la stella polare – dice ancora –. Non possiamo accettare che si limitino o azzerino le libertà di espressione, pur consapevoli che esiste la necessità di un bilanciamento con altri diritti, come quello alla tutela della privacy. Senza il coinvolgimento delle grandi aziende, però, ogni azione rischia di non avere gli effetti sperati». (Ansa)

Da fnsi

 


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