Ostia, confermata la condanna a Spada per l’aggressione a troupe ‘Nemo’. Fnsi: «Ora norme contro minacce ai cronisti»

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Sono quasi le 20.30 del 13 novembre e sono passati due anni esatti da quello che è uno degli attacchi più gravi alla libertà di stampa da parte di un’organizzazione criminale, quella degli Spada di Ostia. In Corte di Cassazione viene letto il dispositivo con cui si conferma la condanna a sei anni di reclusione per Roberto Spada, accusato di lesioni aggravate dal metodo mafioso, per aver aggredito una troupe della trasmissione Nemo . Sono state dunque accolte le richieste del procuratore generale, Pasquale Fimiani, che aveva individuato il  metodo mafioso negli “indicatori” della intimidazione provata dal fatto che  nessuno di coloro che assistettero all’aggressione intervenne in soccorso delle vittime. Il Pg aveva sottolineato che “sono stati correttamente individuati, dal verdetto della Corte di Appello, gli indici sintomatici che rilevano la sussistenza dell’aggravante del metodo mafioso con una deliberata e ostentata manifestazione di potere” nell’aggressione ai giornalisti.

«La sentenza della Suprema Corte riconosce dunque che a Roma la mafia esiste. Ancora una volta, a portare allo scoperto i loschi affari dei clan sono stati coraggiosi giornalisti che hanno pagato cara la loro passione per il diritto-dovere di informare e ad essere informati», hanno affermato in una nota Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana. «La Fnsi – aggiungono – accoglie con favore questa sentenza, che va in controtendenza rispetto ai pronunciamenti che in altri processi hanno respinto il riconoscimento dell’aggravante mafiosa. Ora attendiamo da governo e Parlamento norme utili a contrastare il fenomeno delle minacce ai cronisti e, più in generale, delle molestie all’articolo 21 della Costituzione, a cominciare dall’approvazione di una proposta di legge di contrasto alle cosiddette ‘querele bavaglio’. A questo proposito, è già stata convocata per il prossimo 19 novembre una iniziativa nazionale nella sede del sindacato dei giornalisti». In aula alla lettura del verdetto erano presenti, appunto, il Presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, e il sindaco di Roma, Virginia Raggi.

“Questa sentenza stigmatizza la matrice propriamente mafiosa di un atto di protervia criminale particolarmente efferato e vile ed è un riconoscimento per tutti quei giornalisti, come Daniele Piervincenzi, che ogni giorno varcano i fortini della criminalità organizzata per rivolgere a piccoli e grandi boss le domande più scomode”, ha commentato l’avvocato Giulio Vasaturo, collaboratore di Articolo 21 e legale della Fnsi, costituita parte civile nel processo.


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