Un’intervista “violenta”

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La #notte del 16 maggio 2010 Lucia #Panigalli viene aggredita in casa dal suo ex compagno che, a volto coperto, la picchia violentemente e tenta di accoltellarla. Il #tribunale condanna Mauro #Fabbri a otto anni e mezzo di carcere per tentato #omicidio. Dal carcere il #colpevole non si pente, anzi commissiona l’omicidio ad un #sicario bulgaro, che denuncia tutto. Fabbri non verrà perseguito perché le sue sono, secondo la #Corte, solo #intenzioni non punibili. Oggi Fabbri è libero ed abita a pochi km da Lucia, nel #Ferrarese, e lei è sotto scorta, dicendo di «vivere con un cancro, in attesa di morire». Lucia è stata intervistata ieri sera da Bruno #Vespa senza alcun #rispetto. Il suo #servizio sulla vicenda inizia con la base di un brano pop: “Bang Bang, My Baby Shot Me Down” che tradotto significa “Il mio #tesoro mi ha colpito”. Vespa presenta la donna ed esordisce con «Lei è #fortunata perché è sopravvissuta mentre molte donne vengono uccise».

Poi racconta, con totale distacco e come se parlasse di abusi edilizi, che il Fabbri ha espiato «parecchio carcere», ma che, secondo le intercettazioni, «voleva ucciderla di nuovo», precisando con la sua rinomata competenza da #giurisprudenza del plastico che, secondo la legge, se ci si accorda per commettere un #reato e poi non lo si realizza non si è #punibili che detto così butta nel non riciclabile qualche decennio di sentenze e manoscritti di teorie giuridiche sul reato di associazione a delinquere. Sorridendo felice come una #Pasqua, continua : «Ma questo non la lascia per niente tranquilla, mi par di capire!». Lucia tenta di raccontare, ma Vespa la interrompe, dicendo che Fabbri è stato prosciolto nei tre gradi di giudizio per aver ideato di ucciderla, e quindi è «#innocente». La donna prova a replicare, ma lui la interrompe di nuovo e sempre sorridendo: «Si era messo d’accordo con qualcuno per fare una certa azione ai suoi danni (non un #omicidio, vero?) ma non l’ha fatta, quindi per la giustizia è #innocente». La sua chiosa fa rabbrividire: “Se avesse voluto ucciderla l’avrebbe uccisa!». E ancora: «Lei peraltro è fortunata perché a differenza di tante altre donne è #protetta».

Quando Lucia descrive la sua relazione con Fabbri definendola come «poco più che un flirt», Vespa si permette di commentare «Diciotto mesi sono un bel flirtino però, eh!». Poi mostra le #immagini della donna tumefatta dopo l’#aggressione: «Abbiamo delle foto, eccola là! Certo che l’aveva ridotta piuttosto male, ma posso chiederle di cosa si era #innamorata?». Un giornalista davanti ad una vittima ridotta in fin di vita dal suo ex compagno, la colpevolizza per aver intrattenuto una #relazione con lui. «Diciotto mesi sono tanti» insiste, ignorando che la maggior parte delle violenze proviene dai mariti ed in famiglia. «Ma era così follemente innamorato di lei da non volerla dividere con nessuno se non con la morte?! finché morte non ci separi, come si dice», sempre con la sua maschera un po’ beffarda in volto. Lucia, che da dieci anni non è libera di fare una #passeggiata e convive ogni minuto con il terrore di essere uccisa, deve giustificare, entrando nel dettaglio delle lesioni subite e spiegando come l’arma si fosse rotta, le ragioni per cui non è stata uccisa. E Vespa, rivolgendosi al suo avvocato ( io avrei lasciato lo studio tv dopo i primi tre minuti ): «La signora per fortuna è protetta, l’aggressore ha il divieto di avvicinarsi alla sua abitazione. Più di questo ho la sensazione che non si possa fare». Un’intervista #imbarazzante. Che usa una nuova violenza tragicamente legalizzata su ogni #vittima e che impone una reazione forte da parte dell’opinione #pubblica.

Non si sminusce la paura di morire di una donna scampata ad un omicidio che vive, anzi sopravvive sotto scorta. Non si sorride sardonicamente mentre la vittima racconta la sua sofferenza fisica e morale, ed è ora di finirla di associare la violenza contro le donne all'”amore” rifiutato ed impazzito. Si previene a partire dalla comunicazione della violenza, ma il servizio pubblico che determinati programmi televisivi forniscono non solo non aiuta, ma addirittura sottovaluta questa vera e propria emergenza sociale, riducendola alla stregua di una fiction melensa, che sollecita i soliti sentimenti di pietismo misto a curiosità morbosa. Queste consuete esibizioni nazional popolari vanno boicottate e ci si deve impegnare per l’assunzione di una responsabilità formale verso chi ha il compito istituzionale anche solo di presentare e raccontare certi fenomeni, non solo di reprimerli. Una previsione normativa  che obblighi ad una condotta rispettosa e continente nelle modalità e nei contenuti, per evitare che chi è stata vittima di una violenza, debba poi subirne un’altra, paradossalmente ancora più ingiusta perchè legale e pubblica. Umiliante e senza rispetto: Vespa almeno si scusi.

 


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