La cultura crea l’identità nazionale

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La cultura crea l’identità nazionale.  Sono d’accordo che sia questo il fondamento dello “ius culturae”, che sostituisce ed integra la nascita nel “suolo”, come requisito per il riconoscimento della nazionalità a figli di immigrati. Compiere un ciclo scolastico per diventare italiani significa entrare nella nazionalità dalla consapevolezza degli studi, dalla padronanza della lingua, dalla creazione di relazioni orizzontali meta-etniche.

Questo percorso ha anche il vantaggio che i ragazzi disinnescano il razzismo dei genitori. Portando a casa l’amico di origini africane per fare i compiti insieme o andando a giocare a pallone col compagno siriano. Così come le ragazze con il velo usciranno con quelle a capo scoperto senza problemi.
Non c’è proselitismo tra i giovani, né paura di essere invasi. Si cresce insieme nella normalità della diversità. Sono gli adulti più insicuri – di tutte le etnie e religioni – a scegliere la clausura della diffidenza. Quella che si pone all’opposto della cultura, fatta invece di curiosità, scambio, rispetto, nella profonda percezione della parentela umana.

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