Caro Salvini, il Sud Italia è nostro, non  è della Lega e non sarà più delle mafie

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Da alcuni giornali è riportata la notizia  dell’accoglienza trionfale riservata a Matteo Salvini dal popolo merdionale, nel corso del suo tour nel Sud Italia, che lo ha osannato come un profeta, come il salvatore della nostra nazione.
A quanto pare non è esattamente vero. Difatti, alcuni quotidiani online hanno scritto che molti meridionali hanno  insultato e fischiato il leader leghista,  memori delle offese subite, da oltre 25 anni, da Bossi, dalla Lega Nord e da qualche direttore di giornale, che hanno  umiliato la dignità del popolo meridionale senza alcun ritegno.
Mi chiedo come mai i quotidiani italiani più “accreditati” non  dicano la verità e, pertanto , non mettano in evidenza come molti meridionali, ricordandosi del disprezzo subito, ritengono Matteo Salvini soltanto un demagogista. Cosa si nasconde dietro  l’omertà dei grandi media?
E’ indiscutibile che la realtà venga tragicamente falsata quando impera la dittatura e c’è da chiedersi se in Italia stia affermandosi la dittatura.
Fa riflettere, infatti, la mancanza di  reazione all’avanzare di un bieco oscurantismo politico, che potrebbe  preludere all’affermarsi del più assurdo populismo.
Si stagliano sulla scena politica segnali evidenti di prepotenza indiscussa che fa pensare a quanto accadeva negli anni trenta del secolo scorso.
Stupisce il percorso uniforme dei mezzi di informazione, quasi non vi fosse libertà di pensiero e di stampa.
Forse abbiamo dimenticato il valore della libertà, della democrazia?
I libri di storia hanno lasciato una testimonianza viva delle sofferenze subite dai popoli dominati dalle dittature, che dovrebbe tenacemente richiamarci al dovere di difendere la nostra democrazia dalla minacce di chi vuole concretizzare un disegno autoritaristico e dominare la popolazione.
Ciò che meraviglia di più è che anche molti meridionali siano d’ accordo con il leader della Lega e sembra che accettino passivamente la sottomissione.
Si può supporre che essi siano convinti  che la Lega riporti ordine dove attualmente domina il disordine  e che dall’ordine si possa prendere le mosse per migliorare le loro condizioni sociali.

Hanno certamente dimenticato di essere stati sempre considerati poveri “terroni”.
Si può supporre che si tratti di uno “scambio di voti”, ossia voti donati in cambio di favori. Non vi sono dubbi che le mafie garantiscano un serbatoio di voti straordinario a chi aspira a governare l’Italia, come avviene da  sempre. Tale serbatoio viene messo a disposizione dalle varie mafie solo in cambio di privilegi e di elargizione di potere per accedere ai luoghi di comando. Caro Salvini, noi meridionali non sottomessi dalle mafie, non corruttibili, ti ricordiamo che il Sud Italia ci appartiene e non vogliamo che continui ad essere più terra di conquista da parte di nessuno. D’ora in avanti ci impegneremo per evitare di  subire la violenza di chi vuole dominarci. Presto ci ribelleremo e risponderemo alle offese di chi vuole sottometterci. Ti ricordiamo, inoltre, che siamo consapevoli del fatto che le mafie, che qualcuno stupidamente definisce come un fenomeno soltanto del Sud, in realtà  uccidono il Sud stesso, non solo con il mitra, ma anche economicamente. E’ vero che le mafie siano nate nel Sud Italia, ma esse alimentano il benessere del Nord Italia e dei grandi poteri economici e non amano le proprie terre, anzi le considerano una latrina in cui sotterrare immondizie e rifiuti tossici provenienti dal resto dell’Europa, uccidendo chi vi abita. Mafie e politica hanno ucciso e continuano ad uccidere le nostre terre, la nostra storia, la nostra dignità. Allora cosa dici di nuovo agli italiani, caro Salvini? Nulla, anzi fai esattamente le stesse cose che hanno fatto i politici che ti hanno preceduto. Taciteremo ben presto anche l’arroganza di qualche direttore di giornale, il quale ci offende utilizzando vecchi slogan e ridicole etichette, che denotano il suo vivere nel passato, convinto che il tempo si sia  fermato. Dalle terre del Meridione, da parte dei meridionali onesti, si eleva un gridodi ribellione: “Ora basta!”

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