Avvicinare lo spettatore all’inchiesta. Diario dei finalisti della 8° edizione del Premio Morrione

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di Elena KaniadakisLidia SirnaEleonora Zocca

Raccontare un tema che riguarda tutti noi, un fenomeno che scandisce le nostre giornate nei più piccoli gesti, ma che appare lontano, invisibile, inconsistente. È questa la grande sfida dell’argomento scelto per il nostro lavoro: dopo un mese intenso speso tra le sale di uffici ed aule di università a raccogliere le voci di chi tratta la materia ogni giorno con competenza e passione, abbiamo deciso che la seconda tappa del nostro viaggio ci avrebbe portato in altre case, a parlare con chi è diretto testimone e può condividere con noi la sua esperienza.

Il nostro intervistato Yahya Assiri

Avvicinare, attraverso la sua storia, lo spettatore al nostro progetto; capire, ascoltando le sue parole, perché è un tema che interessa tutti. Per farlo abbiamo rifatto le valigie e preso un volo: Londra, dinamica e multiculturale, ci ha accolto in una tiepida giornata di fine maggio. La stessa città che, qualche anno prima, ha accolto il nostro intervistato, rifugiato per motivi politici. Lo abbiamo incontrato nel suo studio, e dopo un’intervista durata un pomeriggio, abbiamo percorso la città in lungo e in largo con le attrezzature in spalla, abbiamo provato a raccontare il nostro personaggio anche attraverso la città che lo ha adottato. Il grattacielo affilato di The shard, i mille riflessi sui vetri del 30 St. Mary’s axe, e poi l’iconica facciata di Westminister che si riflette sul Tamigi: mentre giravamo le riprese all’interno del Parlamento si discuteva per la sfiducia della May. Ad accompagnarci per le riprese c’è sempre Monica, che ci supporta e ci sopporta con generosità.

Cercando di orientarci per Londra

Una volta tornate a Roma il nostro bagaglio è più pesante e il progetto sta iniziando a prendere forma, ma l’agenda è ancora piena di incontri. Le voci raccolte iniziano ad accavallarsi, la memoria dell’hard disk si appesantisce, le cartelle di appunti si riempiono: la difficoltà più grande sarà strutturare il nostro lavoro e farlo contenere in un filmato di venti minuti. Ma raccontare un’inchiesta attraverso le riprese di una telecamera offre tanti spunti e possibilità di giocare con il linguaggio giornalistico. Per un tema come il nostro lo strumento è perfetto, per questo abbiamo organizzato grazie all’aiuto di alcuni esperti, in uno studio di registrazione, una simulazione al computer che ci aiuti a spiegare meglio visivamente l’argomento che stiamo trattando.

 

 

Alla simulazione si aggiungono, preziosi, i consigli e i contributi della rete di contatti che siamo riuscite a tessere in questi mesi, ex dipendenti delle aziende che stiamo provando a raccontare che ci spiegano cosa abbia significato lavorare in quegli ambienti e cosa è cambiato da quando hanno deciso di invertire la loro rotta.


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