Proteste Torre Maura. Per i rom Roma s’incendia. Intervista a Dijana Pavlovic

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«Il movimento Kethane (insieme), rom e sinti per l’Italia, chiede allo Stato italiano di proteggere i 33 bambini, le 22 donne, insomma le sessanta persone rifiutate ieri nel quartiere romano di Torre Maura e di impedire altri presidi razzisti. Di aprire immediatamente le dovute indagini nei confronti di chi ha commesso atti criminali davanti al Centro di accoglienza e di capire quale ruolo abbiano avuto le forze politiche di estrema destra che si sono unite all’atto discriminatorio. Chiediamo, infine, che quelle persone siano perseguite, come previsto dalla legge italiana», così ha dichiarato Dijana Pavlovic, attrice, attivista di origine romanì e portavoce del movimento KethaneRiforma.it.

Un commento a caldo, quello di Pavlovic, raccolto dopo i fatti avvenuti ieri nel quartiere di Torre Maura, periferia est di Roma, in occasione dei quali sono state messe in atto violenze e proteste – sostenute anche da alcune sigle appartenenti all’estrema destra come Casa Pound, Forza Nuova e Azione Frontale –  volte ad impedire l’arrivo di alcune famiglie romanì in una struttura di accoglienza: l’ex Centro Sprar, che precedentemente aveva ospitato rifugiati e richiedenti asilo.

La guerriglia urbana alla quale si riferisce Pavlovic è infatti sfociata nell’arco delle giornata in veri e propri atti vandalici: un’auto bruciata (quella degli operatori del Centro), il rogo a cassonetti della spazzatura per creare delle barriere per impedire l’arrivo delle famiglie, e infine, con l’atto denigratorio, ripreso dalle telecamere televisive, che ritrae i residenti del quartiere intenti a calpestare i panini preparati per rifocillare gli ospiti.

Nella notte, e dopo un incontro avvenuto tra una delegazione di residenti e di militanti con il capo di Gabinetto della sindaca Raggi, si è poi scelto di spostare le persone in altre «strutture per persone fragili» entro i prossimi sette giorni.

Forza Nuova ha tuttavia annunciato un presidio permanente dalle 19 di questa sera, «fino a quando l’ultimo rom non sarà andato via dal quartiere».

«Tra le cose che ritengo sconcertanti – prosegue Pavlovic – è la presenza attiva di Forza Nuova e di Casa Pound in questa terribile storia. Un fatto gravissimo. Mi chiedo come sia possibile in un paese come il nostro, dove la Costituzione vieta l’apologia del fascismo, che gruppi di estrema destra possano liberamente manifestare e minacciare donne e bambini. E che ad alcune persone sia stato permesso di bruciare cassonetti, automobili e distruggere generi alimentari, e tutto ciò davanti alle forze dell’ordine inerti».

Dunque per impedire l’arrivo di «ladri» (così sono stati definiti i rom dai manifestanti) sono stati permessi atti crminali?

«Dalle immagini trasmesse dai Tg e da quelle pubblicate in rete, direi di sì. Ammetto che siamo stanchi di essere diventati un “capro espiatorio”, di essere definiti come individui “fragili”. Siamo stufi di tutti quei “ma” e quei “però” e del solito preambolo “io non sono razzista… ma” spesso ostentato in trasmissioni televisive e in occasione di dibattiti politici. Siamo stanchi di sentir dire che si tratta di “guerre tra poveri”, tra “ultimi”, “penultimi”, e di affermazioni “buoniste” quando si tocca il tema delle periferie “abitate da persone esasperate”. Noi rom e sinti stiamo aspettando atti concreti e di poter dialogare a pieno titolo con le istituzioni per definire insieme alcune linee pratiche da mettere in campo».

Ad esempio? 

«Vorremmo essere coinvolti, informati sulle scelte prese dalle istituzioni quando si tratta di noi. Credo anche che nessuno dei residenti del quartiere fosse a conoscenza dell’arrivo delle persone nel Centro. Oggi è evidente il grave scollamento che esiste tra le istituzioni e la società civile».

Solo ieri un sedicente «fan di Salvini» a Verona, dopo un generico saluto fascista, ha mostrato il suo fondoschiena a una poliziotta in borghese ingiuriandola e minacciandola. Nessuno tra i presenti ha reagito e il fan del ministro se ne è andato tranquillamente. Così si può evincere guardando il video pubblicato da La Stampa. E se il medesimo atteggiamento l’avesse manifestato un rom o un africano? Me lo sono domandato guardando il video, le giro la riflessione.

«Questo e tanti altri fatti gravi avvenuti inquesti ultmi tempi dimostrano quanto sia stata sdoganata la legittimazione, anche istituzionale, di comportamenti illeciti, razzisti e intimidatori nel nostro paese. Molte persone si sentono legittimate ad essere violente, intolleranti, razziste e aggressive. Tuttavia, c’è ancora una gran parte della società civile che si oppone a tutto questo e dice “no” al razzismo e alla violenza».

Una signora ha dichiarato ieri che era meglio avere come vicini gli africani, perché i rom rubano.

«È evidente che c’è un problema legato alla micro-criminalità anche tra i membri delle popolazioni romanì. Così come esiste una micro e una macro-criminalità anche tra i “colletti bianchi”. Ma è sbagliato generalizzare. Rom e sinti sono innanzitutto persone. Certo è importante affrontare nella sua complessità il fenomeno, parlare di politiche sociali e d’inclusione, di campi rom. Triste invece, lo devo ammetere, è stato vedere l’amministrazione comunale piegarsi alle volontà e alle minacce del quartiere e dei gruppi di estrema destra. Ciò è inammissibile, tanto più in un paese che si definisce civile e democratico. Ricordo, poi, che le persone non sono dei pacchi da consegnare».

Di queste persone, dei rom, sembra che nessuno sappia cosa farsene?

«La strada proposta dalla sindaca Raggi è sensata: chiudere i campi rom senza usare “le ruspe di Salvini”. Tuttavia ieri è stato chiaro a tutti, e ancora una volta se era necessario, che questa via non può funzionare. Non può funzionare perché non basta chiudere i Campi rom. Sarebbe invece necessario mettere in campo soluzioni pragmatiche, vere, definitive. La mossa di ieri, spostare delle persone da una parte all’altra, è stata attuata in passato in tante altre città italiane e non ha mai funzionato, non ha mai risolto “il problema rom”, e tantomeno potrebbe risolverlo in una città come Roma. Sarebbe invece auspicabile un impegno più concreto da parte dell’amministrazione comunale, e che questa si dotasse di persone competenti in materia per aprire concreti canali di dialogo tra le parti, per affrontare le criticità nel modo più appropriato. Credo anche che molti cittadini italiani vorrebbero sapere quale ruolo hanno avuto le forze di estrema destra; credo sia doveroso fare una indagine. E nel caso si dovessero riscontrare dei reati, che queste persone possano essere punite come prevede la legge. La stessa legge che si deve applicare quando un rom commette un reato, quando un “fan di Salvini” ingiuria e minaccia un pubblico ufficiale, o quando si decide di bruciare un’auto e di calpestarte i diritti di altri esseri umani. L’istigazione all’odio razziale è un reato. Anche se qualcuno già condannato per questo reato sembra non essersene accorto e si è candidato alle prossime elezioni europee».


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