Immigrati. Il Centro Pio La Torre condivide La “rivolta dal basso” di Palermo

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La “rivolta dal basso” di Palermo contro le misure anti-immigrati, approvate con la legge di bilancio, è stata ed è condivisa anche dal Centro Studi Pio La Torre. Centinaia di persone sotto la pioggia si sono ritrovate in piazza Pretoria per un sit in di sostegno al sindaco Leoluca Orlando (in piazza con i manifestanti) e alla sua decisione di sospendere l’applicazione del decreto sicurezza. Nessuna bandiere ma solo uno striscione: «Palermo per accoglienza e solidarietà».

Da Napoli a Milano, molti altri sindaci hanno contestato il decreto sicurezza ritenendolo immorale e illegale. L’adesione di tanti sindaci alla contestazione formulata per prima da Leoluca Orlando ha contribuito ad alimentare uno stucchevole dibattito su un possibile “partito dei sindaci”che non condividiamo.La questione posta dalla “rivolta dal basso” di Palermo è molto più pregnante. Essa è nata tramite il web, è una “rivolta digitale” che si manifesta non con il like rituale ma con la presenza fisica in piazza di tante persone, indignate e piene di senso etico e civico. Con ciò si dimostra che il web può essere strumento positivo, non solo di consenso passivo, ma di mobilitazione di cittadinanza attiva (alcuni decenni fa avremmo scritto “di massa”); la comunicazione non può sostituire la “politica” intesa come partecipazione e rappresentanza. La “rivolta” civile e politica è dunque ancora possibile. È da suggerirla alle attuali classi dirigenti della Sinistra e del Centrosinistra.

Nessun ipotetico “partito dei sindaci” i quali in quanto eletti direttamente dai cittadini sono i più sensibili e più attenti agli umori dei propri amministrati, può comunque sostituire la funzione di rappresentanza prefigurata dalla Costituzione e assegnata ai partiti democraticamente organizzati.

Ciò che la rivolta di Palermo e dei sindaci suggerisce, a nostro umile parere, alle forze progressista, è di smetterla di cuocere nel brodo di tatticismi estenuanti e sterili. La leadership si conquista nella società con idee e proposte che risolvano i problemi della gente e del Paese. Non si può fare opposizione né governare senza la mobilitazione e la partecipazione dei cittadini su politiche chiare di difesa del bene comune. Con quali investimenti si vuole creare lavoro? Con quali proposte si intende cambiare questa Europa per rimuovere ogni egoismo nazionale e i pericoli di democrazia illiberale alla Orban o alla Putin o alla Trump?

Con quali misure urgenti si ripropone il ripensamento della questione meridionale, del disagio sociale e della povertà?

Con quali atti concreti e non affermazioni bulliste, si sconfiggono corruzione, mafie in Italia e in Europa? Come si pensa di fermare il declino economico-sociale dell’Italia, senza investire risorse significative nella scuola, nell’innovazione tecnologica, nella modernizzazione delle infrastrutture e nei servizi?

Sono domande che ogni volta siamo costretti a riproporre perché non vediamo a sinistra uno sforzo elaborativo convincente in tal senso, l’unico capace di far recuperare i consensi necessari per governare il Paese e fermare l’”onda” sovranista e populista.


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