“Conservatory”: Elena Bucci e Marco Sgrosso, la magia del miraggio a teatro

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Quel che impressiona nell’assistere a una lettura di Elena Bucci e Marco Sgrosso è la sensazione di avere di fronte a sé macchine teatrali, ampi movimenti, poltrone, arredi e i più vari oggetti di scena. Invece sul palco non c’è nulla, ‘solo’ un’energia che scorre, un flusso di potenza che passa tra i loro corpi, tra le loro voci, un fiotto di ritmo laterale e frontale che dà concretezza a ogni immagine. È successo al Teatro Belli, durante la rassegna di drammaturgia britannica “Trend”, è successo con Conservatory di Michael West. A Rodolfo di Giammarco, curatore della rassegna, va tutto il merito di questa intuizione.

Una coppia non più giovane siede nel salotto della sua casa, fuori c’è un vento gotico, pieno di memorie e tremori. Lei riempie griglie di parole crociate, lui legge, tra i due il dialogo fluisce ritmico, apparentemente disteso, all’inizio, ma presto si trasforma in carnage. I due prendono a lanciarsi parole, tirano in ballo figlie senza prole e senza amore, disfunzioni sessuali e affettive, vecchi amanti. E mentre parlano prende forma la morte, la ferita che li lega e li annulla. Nella chiave di questo nulla insistente – il vuoto dove era il pieno – Bucci e Sgrosso costruiscono la loro interpretazione: una dinamica di voce, sonorità, rimbalzo, affondo, che plasma la visione dei ricordi e del presente.

Gli attori della compagnia “Le Belle Bandiere”, allievi di Leo de Berardinis, recitano con l’intesa di due atleti del nuoto sincronizzato, su un tappeto di musiche su cui intessono con precisione inappuntabile il loro concerto di emozioni sottili. Anche il minimo gesto – una mano che finge di cucire, un palmo che fa segno di smettere, persino due dita che vanno ad aggiustare l’archetto – si dilata, diviene metafora carnale di un silenzio turgido di furia, di un dramma taciuto pronto a esplodere. In questa partita del dolore, particolare rilievo assume la traduzione di Natalia di Giammarco, che colpisce per freschezza e cadenza, mentre i suoni di Franco Naddei e Raffaele Bassetti fanno il resto. Una lettura, una “messa in voce”, che dà più di un allestimento.

La rassegna di Rodolfo di Giammarco, capace di scovare i testi ovunque, tuffandosi nel Festival di Edimburgo o attivando reti di esperti coltivate nel tempo, prosegue con “The Prudes” di Anthony Neilson, con Carlotta Proietti e Gianluigi Fogacci, fino al 19, e “Lungs” di Duncan Macmillan, interpreti Sara Putignano e Davide Gagliardini, fino al 22.


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