Italia e politiche migratorie dal 2013 ad oggi

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Ecco cosa hanno fatto gli ultimi tre Ministri dell’Interno per i migranti

di Mario Scelzo

Dal Ministero dell’interno, che dal 1925 ha sede a Roma nel Palazzo del Viminale, dipendono la Polizia di Stato, il Corpo nazionale dei vigili del fuoco e i prefetti. Alla guida del Viminale si sono succeduti personaggi di enorme rilievo della nostra Storia Repubblicana, come ad esempio Alcide De Gasperi, Giulio Andreotti, Oscar Luigi Scalfaro e Giuliano Amato, solo per citarne alcuni.

Dal Viminale dipendono funzioni vitali per il funzionamento dello Stato, si pensi al contrasto alla criminalità organizzata, alla tutela dell’ordine pubblico, alla amministrazione del Governo sul territorio, eppure negli ultimi anni il lavoro del Ministero dell’Interno viene principalmente giudicato dalla gestione del fenomeno della immigrazione, con tutte le implicazioni annesse: salvataggi in mare, accoglienza (o detenzione forzata) nei centri preposti, dislocazione dei migranti sul territorio, coordinamento con gli organismi preposti della Unione Europea.

In questo articolo proviamo ad analizzare (in maniera analitica e basandoci su dati concreti e non sui sensazionalismi/allarmismi) il lavoro degli ultimi due Ministri dell’Interno e di quello attualmente in carica: Angelino Alfano, Marco Minniti e Matteo Salvini.
Le premesse. A tutti è tre è toccato svolgere un compito non facile: l’aumento dei flussi migratori dall’Africa e dal Medio Oriente abbinato ad una congiuntura economica negativa. Questo, come è noto, ha posto la questione migratoria al centro del dibattito mediatico, sociale e politico. Secondo molti rilevamenti statistici il tema della immigrazione è quello che più interessa e preoccupa il cittadino medio, ed a detta di molti le ultime campagne elettorali (in Italia ed in Europa) si sono vinte o perse proprio a seconda delle posizioni assunte sul tema in questione.

I Dati. Proponiamo una tabella riassuntiva, incrociando i dati OpenPolis relativi agli sbarchi via mare degli ultimi anni (quelli di maggiore impatto mediatico, anche se, va detto, moltissimi migranti arrivano via terra, magari con permessi temporanei e poi alla scadenza di essi rimangono sul nostro territorio da irregolari) con il lavoro dei tre ministri in questione.

Anno Governo Min.Interno Sbarchi Migranti
2013 Dal 28/03 Letta Dal 28/03 Alfano 42.925
2014 Letta (fino 22/02), poi Renzi Alfano 170.100
2015 Renzi Alfano 153.842
2016 Renzi (fino 12/12), poi Gentiloni Alfano fino al 12/12, poi Minniti 181.436
2017 Gentiloni Minniti 119.310
2018 Gentiloni, dal 01/06 Conte Minniti, dal 01/06 Salvini 22.522 (fino al 15/11) dati Ministero Interno

Dalla tabella emergono alcune evidenze, balza infatti agli occhi un aumento degli sbarchi in Italia durante il 2014, con un mantenimento su numeri elevati per gli anni 2015 e 2016, ed una diminuzione, significativa degli arrivi nel 2017, davvero importante nel corso del 2018. Sostanzialmente emerge che l’Italia ha vissuto una fase migratoria più intensa sotto la gestione Alfano, la diminuzione degli sbarchi è iniziata con Minniti ed è proseguita con Salvini.

Il lavoro dei Ministri dell’Interno. Prima di analizzare, per quanto possibile, il lavoro dei tre ministri, vanno fatte alcune considerazioni generali. La prima, il picco migratorio del 2014-2016 di fatto ha coinciso con la fase peggiore della guerra civile in Siria, che come ben sappiamo ha portato milioni di persone a scappare da quella terra martoriata. La seconda, gli effetti delle scelte politiche, di qualsiasi colore siano, non sono sempre immediate. Come vediamo, l’Italia in 6 anni ha visto avvicendarsi 4 Governi con maggioranze parlamentari diverse, non è quindi facile “ponderare” il lavoro di ogni ministro e soprattutto gli effetti per gli anni a venire.

Il Ministro Angelino Alfano. Personalmente riconosco all’ex Ministro un merito, quello di aver scisso il suo ruolo di leader del Nuovo Centrodestra da quello di Ministro dell’Interno (cosa che a mio parere non sta facendo Matteo Salvini). Come è noto, in seguito al drammatico naufragio avvenuto a Lampedusa il 3 Ottobre 2003 che ha causato almeno 368 morti, il Governo Letta ha messo in piedi l’operazione Mare Nostrum, una sorta di pattugliamento delle nostre coste da parte della Marina Militare, con possibilità di soccorrere i migranti alla deriva.


Mare Nostrum
 ha salvato la vita a migliaia di persone, resta un alto momento umanitario nella Storia Italiana, e va riconosciuto ad Alfano, da Ministro, l’aver messo in piedi e guidato una così brillante operazione. Lo stesso Alfano però, da leader di partito, ha più volte parlato della necessità di chiudere tale operazione o quantomeno di coordinarla con l’Europa, e sostanzialmente questo avviene il 1 Novembre del 2014, sotto il Governo Renzi, con la nascita di Frontex, una sorta di Mare Nostrum europeo che però ha avuto risultati meno efficaci.


Il Ministro Minniti.
 Con il Governo Gentiloni subentra al Viminale Marco Minniti: ex Pci, fama da duro, un passato da viceministro al Viminale, uomo che ben conosce la macchina dell’apparato statale. Minniti, probabilmente spinto anche da calcoli elettorali, affronta di petto la problematica degli sbarchi. Il suo lavoro si sviluppa seguendo due direttive, quella del Codice di Condotta per le Ong e quella degli Accordi con la Libia.

Difficile sintetizzare in poche righe ma in sostanza, nell’estate del 2017, Minniti impone alle navi delle Ong impegnate nei salvataggi in mare l’accettazione in bianco di un rigido protocollo. In pratica, i numerosi paletti imposti dal Viminale, che non ha cercato alcun dialogo con le Ong anzi ha mediaticamente spinto verso una criminalizzazione delle stesse, ha fatto sì che molte navi di salvataggio abbiano deciso di allontanarsi dal Mediterraneo. Nello stesso periodo Minniti ha stretto accordi con la Libia per il contrasto alla immigrazione clandestina.

I termini dell’Accordo non sono noti, ma, va detto, hanno portato ad un netto calo degli sbarchi. E’ opinione però comune che sia aumentata la permanenza dei migranti in Libia, paese di fatto nel caos, e fa alquanto sorridere sentir parlare di Libia ed allo stesso tempo di tutela dei diritti umani. Lascio giudicare al lettore se la diminuzione degli sbarchi, risultato da lui indubbiamente ottenuto, debba per così dire cancellare le numerosissime e drammatiche testimonianze che ci arrivano dalla Libia.

Il Ministro Salvini. Veniamo alla attualità, parliamo di Matteo Salvini, che dal primo momento ha chiesto di occupare la poltrona del Viminale. La prima considerazione che faccio è che non appare alcuna distinzione tra il leader della Lega ed il Ministro dell’Interno, questo lo ritengo personalmente un fattore negativo, il Ministro dovrebbe svolgere il lavoro del suo dicastero e non preoccuparsi del tornaconto elettorale del suo partito.

Che dire, sono note le posizioni di Salvini sul tema dei migranti, sono altrettanto note le critiche di gran parte del mondo cattolico nei confronti del suo operato. La, legittima, discussione con Bruxelles sulle politiche di accoglienza non può essere “combattuta” sulla pelle dei migranti, lasciati a soffrire sulla Nave Diciotti solo per fare un esempio. Termini come “la pacchia è finita” non rispettano la dignità della persona umana e sono inadeguati se pronunciati da un Ministro della Repubblica. Sono ancora da valutare gli effetti del Decreto Sicurezza, è indubbio però che nel corso del 2018 siano drasticamente calati gli sbarchi. Secondo molti, e personalmente condivido questa lettura, Salvini, seppur con metodi più cinici, sta beneficiando del lavoro, nel bene o nel male giudichi il lettore, portato avanti da Minniti.

Da sanfrancesco
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