Centro Astalli, emergenza diritti umani per migranti forzati

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In Europa c’è “unemergenza diritti umanilegata alla questione migratoria e al rispetto del diritto dasilo e la situazione umanitaria nelle isole greche, ma non solo lì, è drammatica. Equanto certifica il rapporto Dimenticati ai confini dEuropa, e anche ai confini interni allEuropa, tramite più di cento interviste realizzate in numerosi paesi caldi europei, dallItalia alla Grecia, dalla Croazia alla Spagna, dal Centro Astalli, la sezione italiana del servizio dei gesuiti ai rifugiati.

Nel 2015 sono arrivati in Europa circa un milione di richiedenti asilo, ben più del doppio dellanno precedente. La maggior parte di queste persone sono scappate da Paesi interessati da conflitti tra i più gravi al mondo: Siria, Afghanistan e Iraq. Nel 2016 sono arrivati circa un 1,2 milioni di richiedenti asilo, per lo più dagli stessi Paesi.Chi si è fatto carico di gran parte di questa tragedia è stata la Germania. LEuropa ha risposto riducendo gli incentivi per migrazioni irregolari  e rendendo sicuri i confini triplicando la sua capacità di pattugliamento del Mediterraneo. Questo nel 2015. Nel 2016 si è proposto un nuovo sistema di asilo, semplificando le procedure e armonizzando gli standard. Intenti positivi che però il rapporto presenta così: la Commissione ha scelto di armonizzare uniformando agli standard più bassi attualmente applicati, in modo da aumentare la possibilità per gli Stati membri di accelerare le procedure e respingere le domande di protezione senza averle esaminate approfonditamente.Parlandosi di un contesto in cui il grand numero di profughi arrivava da Siria, Iraq e Afghanistan è difficile capire come si potesse respingere, vista la situazione di quei Paesi. Ma sappiamo che, ad esempio, si è arrivati a definire lAfghanistan un Paese sicuro, eccetto magari alcune aree. Procediamo nella lettura del documento: Questa riforma è caratterizzata da un approccio punitivo che permette un allungamento dei tempi di detenzione e la revoca del diritto allaccoglienza per i richiedenti asilo che si trovino fuori dallo Stato membro competente per lesame della loro domanda.Oltretutto non ci si è messi daccordo, a cominciare dalla riforma in oggetto in particolare per quanto attiene al trattato di Dublino  e per la politica delle quote. Chiusa la rotta balcanica con un accordo miliardario con la Turchia, considerata paese sicuro, si è arrivati allaccordo milionario con la Libia, visto che la prima decisione ha riportato tutto il traffico sul Mediterraneo. Queste politiche impattano gravemente sulla vita delle persone che non sono più in grado di arrivare in Europa: ad esempio risulta che alcuni migranti sono stati venduti come schiavi in Libia. Allo stesso modo, se da una parte la chiusura della rotta balcanica ha ridotto gli arrivi in Germania, dallaltra non ha fatto scomparire i migranti che la percorrevano. Decine di migliaia di persone, rimaste bloccate nei Paesi di transito, si sono viste costrette a ricorrere a rotte ancor più pericolose, spesso pagando ai trafficanti tariffe esorbitanti.Analizzando il particolare italiano il documento ricorda il codice di condotta varato dal governo Gentiloni: A luglio 2017 il governo italiano ha introdotto un Codice di Condotta che le ONG devono sottoscrivere per continuare ad essere coinvolte nelle operazioni. Il conduce contiene limpegno a non entrare nelle acque territoriali libiche, salvo imminente pericolo che richieda assistenza immediata, e di non ostacolare lattività SAR della guardia costiera libica. … Si sono aggiunti episodi controversi di colpi esplosi dalla Guardia Costiera libica allindirizzo di navi di soccorritori, nonché alcune azioni legali che hanno reso la situazione meno sostenibile. Per esempio nel marzo 2018 una nave spagnola della ONG Proactiva Open Arms è stata posta sotto sequestro dalle autorità italiane, dopo aver effettuato unoperazione di salvataggio complessa.Che i dubbi avanzati su Frontex e da procure italiane sulla correttezza delloperato delle ONG non abbiano prodotto esiti non lo scopre certo la ricerca del Centro Astalli, ma constata efficacemente e correttamente che lazione delle ONG nel Mediterraneo è ormai residuale.

Non è difficile immaginare che questo quadro drammatico, corredato dai tragici racconti di chi è stato arrestato arbitrariamente, o respinto senza alcun accertamento sulla liceità della sua intenzione di chiedere asilo da diversi paesi, in particolare la Croazia, sviluppi nella richiesta più ovvia e mai affrontata: la necessità di vie di accesso sicure e legali. Se è impossibile entrare in Europa in via sicura e legale e non si può chiedere asilo in Europa prima di giungervi, magari da perseguitati nel proprio Paese, come si può fare? I capitoli sono importantissimi: astenersi dal trasferire la responsabilità della protezione dei migranti al di fuori dellUE, come si è fatto delegando alla Turchia lasilo dellEuropa in cambio di sei miliardi di euro. Prevedere percorsi legali e sicuri per chi chiede protezione. Aumentare limpegno per i programmi di reinserimento, adottare politiche che favoriscano il ricongiungimento familiare, applicare criteri uniformi a livello europeo per il rilascio dei visti umanitari, facilitare laccesso a visto per motivo di studio o lavoro per persone bisognose di protezione.

Le sezione dedicate alle storie raccolte, le oltre 100 interviste, è impressionante, ma il modo migliore per riassumerla è riferire il racconto fatto in sala da Momodou, un senegalese giunto in Italia e intervenuto durante la presentazione del documento redatto dal Centro Astalli.  Giovane di 23 anni, Momodou, ha raccontato il suo viaggio, per fuggire, attraverso Mali, Burkina Faso, Niger. Che i problemi comincino a diventare quasi insormontabili in Niger è noto. Non che nei sette giorni di traversata ai migranti manchi anche lacqua. In Libia Momodou è finito per 3 settimane in un carcere illegale, segreto, dal quale si poteva uscire solo pagando. Dopo essere stato picchiato più volte ha accettato di pagare, 100 dollari. Poi è arrivato a Tripoli dove lavorava per una multinazionale, 12 ore al giorno come facchino, per 20 dollari giornalieri. 500 li ha usati per salire con altre 116 persone su un gommone: soccorso da una nave britannica è arrivato a Trapani, dove ha trascorso dieci giorni in un campo da basket senza avere notizie sul suo futuro. Poi è arrivato al CARA di Brindisi, dove è rimasto due anni. Non ha potuto studiare litaliano in quel periodo come avrebbe voluto, e così ha deciso di iscriversi a un corso a pagamento. Ottenuta la protezione umanitaria ha avuto accesso a un centro SPRAR. Lì ha studiato, ottenendo il diploma di terza media. Ora studia come perito meccanico e fa il mediatore culturale. Lui dice di voler rimanere in Italia, chissà se il nuovo decreto sicurezza glielo consentirà.


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