Cgil, Cisl, Uil smontano la Manovra e indicano le priorità del Bilancio: sviluppo, crescita, occupazione

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Il governo non si è confrontato con nessuno. Camusso: immediato confronto per modificare la legge. Altrimenti partirà la mobilitazione

Di Alessandro Cardulli

Quando il presidente del Consiglio si è presentato in conferenza con la stampa estera le agenzie indugiavano sulla buona notizia: le Borse, a  partire da Piazza Affari andavano bene e, ancora meglio, per quanto riguarda il nostro paese, lo spread che scendeva di molti punti sotto la quota registrata venerdì. Addirittura tornava sotto quota 300, al limite della sicurezza. Ancora non era noto il testo della lettera inviata dal ministro Tria ai Commissari della Unione europea. Passavano pochi minuti, il testo veniva diffuso dalle agenzie e lo spread tornava a superare quota 300 per fermarsi a 304 a chiusura del mercato. Riprendeva una altalena preoccupante per la nostra economia mentre un altro avvenimento importante si inseriva nel percorso della manovra di Bilancio di cui il presidente del Consiglio stava decantando le tante cose meravigliose, il cambiamento assicurato come dicono gli esponenti della Lega e dei pentastellati contenute nella manovra di Bilancio. Molto scettici i giornalisti della stampa estera da una parte, ancora di più, in altra sede, i dirigenti di Cgil, Cisl, Uil, i sindacati che non sono mai stati convocati, neppure per un minuto per un confronto su problemi che riguardano in prima persona i lavoratori.

Le forze sociali ignorate dalla troika Salvini, Di Maio, Conte e dallo scrivano Tria

Le forze intermedie, le forze sociali, non esistono nel vocabolario usato dal governo gialloverde, in particolare dalla “troika” Salvini, Di Maio, Conte, i vicepremier titolari del “contratto di governo”, il presidente del Consiglio il cui ruolo è quello di metter pace fra i due capibastone, sempre più litigiosi, il ministro Tria che deve convincere della bontà delle scelta della manovra cui non crede manco lui tanto che ne aveva proposta un‘altra. Al termine della riunione degli esecutivi arriva una decisione molto importante. I sindacati danno vita ad una sorta di “promemoria”,  di fatto un contro documento con al centro tre semplici parole: sviluppo, crescita, occupazione  che dovrebbero costituire l’asse portante del Bilancio. Il governo dirà Susanna Camusso al termine della riunione “arriva alla manovra senza averne mai discusso con nessuno. Apra alle parti sociali e se non ci sarà il confronto, in assenza di risposte decideremo come reagire”. È l’annuncio della mobilitazione con iniziative che i sindacati si riservano di decidere passando la palla all’esecutivo che non può sfuggire da un confronto indispensabile, proprio mentre dalla Unione europea arrivano segnali che non sono certo un conforto per un governo litigioso, arrogante, incapace, proprio dilettanti allo sbaraglio, isolato in uno scenario europeo sempre più preoccupante. Con un tizio come Salvini, il vicepremier leghista, il quale afferma che “se ci sono proposte della Ue sono benvenute ma la manovra la fa il governo e i capisaldi non si toccano”. Prosegue Camusso: “La scelta di non confronto coincide spesso con il provare a negare l’esistenza della rappresentanza. Il braccio di ferro in atto con l’Ue sulla manovra non serve”. Ancora, la segretaria generale afferma che le tensioni fra Roma e Bruxelles hanno “una grande ambiguità”, per arrivare a dire che si può anche uscire dall’Europa. Sarebbe utile invece una “azione diplomatica intelligente con altri paesi” per costruire nuove regole europee finalizzate alla crescita e allo sviluppo. “La discussione  – afferma – è stata concentrata sul 2,4% e sullo sforamento dei parametri”. Così è balzato in grande evidenza “il problema del debito pubblico con i conseguenti interventi delle agenzie e le azioni della speculazione. Lo spread è aumentato – ha detto – e questo preoccupa per gli aspetti concreti che ha sui lavoratori e pensionati”. Bisognerebbe cambiare in Europa “le regole del gioco” e abbandonare definitivamente le politiche di austerità; il governo italiano non può però allargare i parametri senza indicare le prospettive di crescita del Paese.

I gialloverdi richiamano una diversa politica della Ue. Ma solo a parole

Anche i sindacati hanno richiamato la necessità di cambiare i fondamenti della politica della Ue, la linea dell’austerità. Ma i cambiamenti che il governo gialloverde propone, solo a parole, richiamano la necessità di una diversa politica della Ue. La manovra messa a punto dal governo è lontano mille miglia da una politica in  cui, dicono Cgil, Cisl, Uil, “la prima leva dell’economia italiana per generare una crescita sostenuta, rinnovare il modello di sviluppo e creare nuova occupazione sono gli investimenti”. Cgil, Cisl e Uil ritengono infatti necessario programmare un graduale incremento degli investimenti pubblici fino al 6% del Pil, ma anche aprire una seria discussione in Europa per lo scomputo degli investimenti pubblici dal deficit. Nella sintesi dei lavori diffusa da Rassegna sindacale si legge che “apportare modifiche alla legge sul pareggio di bilancio degli enti locali, sviluppare le infrastrutture che devono rappresentare la priorità degli investimenti pubblici, anche per aumentare la produttività del sistema paese e diffondere la crescita in tutto il territorio sono i caposaldi di una nuova politica”. All’Italia serve una nuova politica industriale che “garantisca anche un rafforzamento della contrattazione – a tutti i livelli – e un aumento dei salari, contenendo la povertà e riducendo le disuguaglianze”.

Lotta all’evasione fiscale non con i condoni ma con la riforma del sistema

Passando al problema fisco i sindacati sottolineano che “c’è un carico fiscale eccessivo sui redditi da lavoro dipendente e da pensioni e la manovra del governo non risponde alle esigenze dei lavoratori e dei pensionati. L’equità del sistema e la lotta all’evasione non si realizzano riproponendo il sistema dei condoni”. Cgil, Cisl e Uil affermano che è giunto il tempo di una riforma complessiva del sistema “nel nome dell’equità e della progressività, necessaria anche per favorire lo sviluppo del paese a partire dalla lotta all’evasione fiscale”. Ancora, i sindacati sottolineano la necessità di  “estendere il meccanismo della ritenuta alla fonte anche per i redditi da lavoro autonomo implementando meccanismi che consentano il versamento diretto dell’Iva con anticipi sulle altre imposte; ampliare il contrasto di interessi, attraverso l’introduzione di detrazioni per i servizi alle famiglie; rendere tracciabili tutti i pagamenti, attraverso l’utilizzo della moneta elettronica e portando a 1.000 euro il limite per il pagamento in contanti”.

Pensioni. Quota 100 non è aver cambiato la legge Fornero e tutte le ingiustizie

Per quanto riguarda le pensioni il progetto di quota 100 “è un punto di partenza fondamentale, ma non è aver cambiato la legge Fornero e tutte le ingiustizie”. Su questo tema dice Camusso, “c’è grande attesa”, ma mancano i temi delle “donne, lavori discontinui, giovani, tutti i temi che non sono affrontati”.

Da jobsnews


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