Rifare la sinistra è molto complicato, perché i suoi pezzi si sono sparsi in troppi posti

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Rifare la sinistra è molto complicato, perché i suoi pezzi si sono sparsi in troppi posti. C’è chi è andato nei 5 Stelle, chi nella sinistra-sinistra, chi persino nella Lega per dare una casa alla paura. Poi ci sono i neo-astensionisti, che hanno saltato un giro per vedere se la situazione si chiarisce. Infine, i separati in casa nel PD, quelli delusi da Renzi, che sperano di vederlo trasferirsi con Calenda, Boschi, Lotti e gli irriducibili del giglio magico nel nuovo partito macronista, magari con Casini al seguito, subito dopo il congresso.

Per rimettere insieme tutti questi frammenti occorrerebbe un’idea forte e un leader credibile. La prima potrebbe essere rimettere in equilibrio i diritti con i doveri, affinché si crei un Paese giusto, che funzioni. Per i leader, si sta proponendo Zingaretti, che non è un trascinatore, ma ha il dono della mitezza convincente e vincente. Infine, occorre – come in tutti i grandi spostamenti di opinione – agire sulla paura. Se Salvini ha usato quella percepita dell’invasione, a sinistra occorre evocare quella reale dell’avvento di uno stato liberticida  “modello Orban-Putin”, capi degli stati dove le minoranze sono perseguitate e i dissidenti incarcerati o uccisi. Non a caso i due dittatori sono amici-modello di Salvini e B., ai quali andrebbe aggiunto – per completare la minaccia della destra – anche Bannon, neo-padrino di riferimento della Meloni.
Insomma, ricreare una sinistra unita non è facile, ma è obbligatorio. Le elezioni europee non saranno l’ultimo treno. Ma se si perde quello, ci sarà da aspettare il solito ventennio.
No, grazie.

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