Camerun, l’ostilità tra anglofoni e francofoni e il silenzio di Biya

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[Traduzione a cura di Elena Intra dall’articolo originale di Julius A. Amin* pubblicato su Pambazuka]

Il presidente del Camerun, Paul Biya, da lungo tempo tace sui disordini in corso nella regione anglofona del Paese. Il suo silenzio ha peggiorato le cose e ora, se vuole che la Storia lo ricordi dopo i suoi quasi 40 anni al potere, è necessario che prenda una misura decisiva per risolvere questa crisi.

Oltre mezzo secolo fa, il Rapporto della Commissione Kerner sullo stato delle relazioni razziali negli Stati Uniti concludeva che l’America si stava muovendo “verso due società, una nera, una bianca, separate e ineguali“. Data la crisi in corso in Camerun, e per parafrasare quello studio in un altro contesto, è possibile concludere che attualmente il Camerun “si sta muovendo verso due società, una francofona, una anglofona – separate, ostili e ineguali“.

Negli ultimi due anni, il Camerun è stato travolto da un brutale conflitto. Conosciuta come la crisi anglofona, uno sciopero pacifico iniziato da insegnanti e avvocati si è rapidamente trasformato in una rivolta contro l’emarginazione delle regioni di lingua inglese del Paese.

Come è ormai solito, la risposta del Governo ha incluso intimidazioni, arresti, prigione e torture. Di conseguenza, le voci che richiedevano la completa secessione delle regioni anglofone da La République du Cameroun hanno guadagnato slancio, ripristinato l’idea della Repubblica di Ambazonia di Gorji Dinka, creato un Governo ad interim in esilio e attuato tattiche di guerra. Hanno istituito un’ala militare, le Forze di  Difesa dell’Ambazonia, e l’hanno usata per colpire le forze governative e fortificazioni… Continua su vociglobali


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