Rimesse, nel 2017 spediti in Asia e Pacifico 256 miliardi di dollari

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I dati del rapporto “RemitScope, mercati e opportunità delle rimesse” dell’Ifad. Rimesse aumentate del 4,87% dal 2008. L’India, la Cina e le Filippine sono i tre paesi che ne ricevono di più. Il 12% proviene dall’Europa. Le famiglie ne utilizzano il 70% per necessità essenziali

KUALA LUMPUR – Secondo il rapporto ”RemitSCOPE – mercati e opportunità delle rimesse” e un nuovo portale web sulle rimesse pubblicati oggi dal Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (Ifad), l’anno scorso i lavoratori migranti hanno spedito 256 miliardi di dollari alle loro famiglie nella regione dell’Asia e del Pacifico. Anche se nella regione traggono beneficio dalle rimesse circa 320 milioni di persone, la maggior parte delle quali vivono nelle aree rurali, i mercati delle rimesse hanno ancora bisogno di trasformarsi per garantire che le famiglie possano beneficiare appieno di questi flussi di risorse.
Il rapporto sarà presentato al Foro mondiale su rimesse, investimenti e sviluppo – Asia e Pacifico, che si terrà a Kuala Lumpur dall’8 al 10 maggio. Il Foro vedrà riuniti oltre 300 esperti di politiche, esponenti del settore privato e personaggi di spicco della società civile per tracciare un percorso mirato al potenziamento delle rimesse.

“La promessa di innovazione tecnologica nel mercato delle rimesse potrebbe determinare una profonda trasformazione per le centinaia di milioni di persone che beneficiano di questi flussi. Ma questo cambiamento non si è ancora verificato”, spiega Pedro De Vasconcelos, esperto dell’Ifad per le rimesse.
De Vasconcelos ha inoltre segnalato che barriere normative obsolete, sia per i mittenti sia per i destinatari delle rimesse, comportano costi più elevati e meno trasparenti per i 2 miliardi di transazioni all’anno (transazioni che, per la maggior parte, ammontano a una cifra compresa tra i 200 e i 300 dollari). Tali barriere rendono anche meno probabile e più difficoltoso trasformare le rimesse in risparmi e investimenti.
Secondo il rapporto, il costo per spedire denaro nella regione è diminuito solo dello 0,67 per cento dal 2015, e ha raggiunto il 6,86 per cento nel 2017. Si tratta ancora di più del doppio del 3 per cento stabilito per i principali canali di flusso delle rimesse dalla comunità internazionale negli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Costi di trasferimento minori implicano una maggiore quantità di denaro a disposizione delle famiglie.

I costi di trasferimento variano significativamente nelle diverse aree della regione. I tassi nei piccoli stati delle isole del Pacifico sono maggiori e corrispondono all’8,9 per cento della somma spedita. Nell’Asia orientale ammontano all’8,26 per cento, mentre quelli applicati dalla Federazione russa all’Asia centrale sono molto bassi, all’1,21 per cento.
Secondo il rapporto, i trasferimenti di denaro contante sono ancora di gran lunga la forma di transazione più diffusa. Solo di recente la tecnologia sta iniziando a orientare i mercati verso trasferimenti bancari tramite operazioni digitali. Attualmente, nella regione ci sono oltre 1 milione di luoghi abilitati a effettuare pagamenti, a testimonianza di un incremento della digitalizzazione delle transazioni.
Ma secondo De Vasconcelos sono necessari sforzi ulteriori. “Perché la digitalizzazione dei trasferimenti possa avvenire, le società del settore privato devono impegnarsi maggiormente per armonizzare i quadri normativi e i regolamenti dei vari paesi e promuovere l’offerta di prodotti adeguati alle necessità dei clienti”, spiega.

Nella regione, in genere le famiglie spendono circa il 70 per cento delle rimesse per necessità essenziali, quali cibo, vestiti, sanità e istruzione. Il restante 30 per cento, che ammonta a circa 77 miliardi di dollari, potrebbe essere messo da parte e usato per acquisire beni patrimoniali o investito in attività generatrici di reddito, consentendo alle famiglie di guadagnarsi da vivere e investire nel proprio futuro.
“Se si dà alle famiglie l’opportunità di investire, lo faranno, ma perché questo possa avvenire è essenziale che abbiano accesso a servizi finanziari e troppe famiglie ancora, soprattutto nelle aree rurali, non possono risparmiare, ottenere prestiti e investire denaro attraverso servizi finanziari veri e propri”, ha dichiarato De Vasconcelos.

Rimesse e aree rurali. Nonostante l’inclusione finanziaria sia aumentata dal 2011, e nella regione circa la metà degli adulti possiedano un conto in banca (escluse le economie ad alto reddito), questa situazione non è rappresentativa della realtà della sostanziale maggioranza delle famiglie che ricevono rimesse, tra cui l’esclusione finanziaria rimane una caratteristica predominante.
Le rimesse sono particolarmente essenziali nelle aree rurali, dove la povertà è più diffusa. Si calcola che, su scala mondiale, il 40 per cento del valore totale delle rimesse sia destinato alle aree rurali. Tuttavia, nella regione dell’Asia e del Pacifico le rimesse sono destinate in proporzioni ancora più alte a paesi dove la maggioranza della popolazione vive nelle campagne, come il Nepal (81%), l’India (67%), il Vietnam (66%), il Bangladesh (65%), il Pakistan (61%) e le Filippine (56%). Le rimesse inviate nelle aree rurali sono generalmente più dispendiose, a causa delle spese che comporta offrire punti di accesso in località isolate.

Alcuni dati del rapporto. Le rimesse inviate nella regione dell’Asia e del Pacifico nel 2017 ammontavano a 256 miliardi di dollari, corrispondenti al 53 per cento del flusso mondiale delle rimesse. Le rimesse sono aumentate del 4,87 per cento dal 2008, con tassi di crescita che tendono ad appiattirsi negli ultimi anni.
L’India (69 miliardi di dollari), la Cina (64 miliardi di dollari) e le Filippine (33 miliardi di dollari) sono i tre paesi che ricevono più rimesse al mondo. Anche il Pakistan (20 miliardi di dollari) e il Vietnam (14 miliardi di dollari) si collocano tra i primi 10.
Circa il 70 per cento delle rimesse inviate in Asia e nel Pacifico provengono da paesi al di fuori della regione, in particolare dai paesi del Golfo (32 per cento), dal Nord America (26 per cento) e dall’Europa (12 per cento).
Le rimesse forniscono alla regione risorse oltre 10 volte superiori a quelle fornite dagli aiuti ufficiali allo sviluppo.
Nella regione, 400 milioni di persone, una su 10, hanno direttamente a che fare con le rimesse, come mittenti o come destinatari.

Si calcola che entro il 2030 saranno inviati ai paesi in via di sviluppo circa 6000 miliardi di dollari: oltre la metà di questa somma arriverà nella regione dell’Asia e del Pacifico, molto spesso in piccole cittadine e villaggi.
La maggior parte dei migranti (60 per cento) tende sempre di più a trovare lavoro nella regione, e Hong Kong, Giappone, Malesia, Singapore, Corea del Sud e Tailandia sono le principali destinazioni dei lavoratori che emigrano.
Il flusso di rimesse in uscita dalla regione ammonta a 78 miliardi di dollari, mentre il 93 per cento delle rimesse rimane nella regione.

Da redattoresociale


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