“Farai la fine di Siani”. Il ‘pizzino’ lasciato al giornalista di Torre Annunziata

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“Farai la fine di Siani” il biglietto lasciato nella cassetta della posta del giornalista Salvatore Sparavigna a Torre Annunziata. Negli ultimi cinque anni, il reporter aveva già ricevuto diversi attacchi. “Ho subìto numerose violenze ed aggressioni e con ‘coincidente’ regolarità, anche calunnie, diffamazioni ed insulti di ogni genere, spesso sfociati in danneggiamenti alla mia auto – spiega Sparavignia – alla luce anche di gravi episodi che molto probabilmente metteranno a rischio la salute e l’incolumità dei cittadini oplontini, ho evidenziato anomalie ed irregolarità, ed in particolare ho riproposto alcuni miei articoli di qualche anno fa che oggi, alla luce di nuovi sviluppi sono risultati preveggenti. Forse il “riproporli oggi” con una diversa lettura dei fatti, avrà spinto qualcuno ad “armare” quella mano – conclude – affinché scrivesse il macabro pizzino da me prontamente consegnato ai carabinieri. Una cosa è certa: hanno vinto loro”.

Nel corso della sua carriera, Sparavigna ha sempre avuto un occhio di riguardo le condizioni di disagio e di rischio dei minori a Napoli, raccogliendo un’importante documentazione sull’evolversi della delinquenza minorile. Anche Siani indagava sul degrado a Torre Annunziata. Prima di essere ucciso si chiedeva chi gestisse gli appalti per la ricostruzione dopo il terremoto del 1980. Ci sono voluti 12 anni e 3 pentiti per capire cosa successe quella sera del 23 settembre 1985.

Oggi la situazione è cambiata rispetto a 33 anni fa, eppure sono ancora tanti, troppi i giornalisti in pericolo. Secondo i dati del Ministero dell’interno, negli ultimi tre anni (dal 2015 al 2017) sono stati registrati in Campania 105 reati contro i giornalisti tra minacce, ingiurie, percosse, estorsioni, lesioni dolose e altri delitti. È la seconda regione per numero di reati dopo la Lombardia, dove ne sono stati registrati 107 (nel Lazio 99). Napoli, con 39 reati, è la terza città d’Italia dopo Milano (59) e Roma (75). Ma se consideriamo l’ultimo dato fornito dal Ministero, quello che va dal primo novembre del 2017 al 13 febbraio del 2018, Napoli è prima con 14 reati denunciati rispetto ai 10 di Milano e agli 8 di Roma. Nel 2018, infatti, sono stati registrati 30 casi di reporter minacciati e diventa sempre più preoccupante l’atteggiamento aggressivo e intimidatorio riservato non solo dalla criminalità ma anche da chi ha un atteggiamento camorristico nei confronti di chi prova a raccontare le terre, i problemi e le anomalie amministrative dei territori di periferia.

Qualche giorno fa, un altro giornalista campano, Stefano Prestisimone, è stato aggredito allo stadio Palabarbuto, al termine della partita del Cuore Napoli basket, retrocesso in B. Dopo la sconfitta, il padre di un giocatore ha insultato e minacciato verbalmente il cronista del Mattino, davanti a molte persone dicendo che aveva criticato il figlio durante il campionato. Un episodio estremamente grave. Prestisimone è riuscito a non reagire, mentre l’aggressore era trattenuto a fatica anche da alcuni colleghi.

Articolo21 sezione Campania invita tutti a fare una scorta mediatica, rilanciando via social le inchieste dei giornalisti minacciati, in modo da accendere una luce sulla loro ricerca della verità.


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