Cannes 2018. “ Ladri di biciclette” ha 70 anni, curiosità su uno dei film più celebrati della storia del cinema

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“Ladri di biciclette” , film che De Sica girò a Roma nel 1948, è il capolavoro del neorealismo italiano più conosciuto all’estero secondo solo a Roma città aperta, ebbe nel 1949 un Oscar speciale, negli anni successivi centinaia di premi in tutto il mondo e continua la sua marcia trionfale attraverso le rassegne cinematografiche, le televisioni pubbliche e private, continuando a macinare successi anche fra il pubblico più giovane.  Dopo aver celebrato il mezzo secolo di 2001 Odissea nello spazio, il festival di Cannes approfitta dei settant’anni di Ladri di biciclette e lo ripropone.

Oggi che le biciclette sono diventate ipertecnologiche, un prodotto di lusso e non più di lavoro (forse lo sono ancora per i cinesi) la bicicletta mezza arrugginita del protagonista del film è ormai pura poesia, fra le mani dei protagonisti Lamberto Maggiorani e il piccolo Enzo Staiola, attori presi dalla strada nel rispetto dell’autenticità che De Sica pretendeva dai suoi interpreti.           Il protagonista adulto di Ladri di biciclette, Lamberto Maggiorani, è stato un attore del cinema neorealista che da non professionista, com’è sempre stato definito, ha comunque interpretato una ventina di film, l’ultimo, Ostia di Sergio Citti, nel 1970. E’ morto nel 1983. Nel film di De Sica ebbe il ruolo che la produzione americana voleva fosse affidata nientemeno che a Cary Grant. Il regista s’impuntò e la spuntò.

Dei due, padre e figlio nella finzione cinematografica, il più dimenticato resta Staiola. Oggi ha 78 anni, è pensionato dal Catasto di Roma, dove ha lavorato negli ultimi anni della sua vita di attore mancato. Dopo Ladri di biciclette ha lavorato in alcuni film ma senza successo: l’ultimo è stato La ragazza dal pigiama giallo che lo scenografo e costumista Flavio Mogherini (il padre dell’attuale ministro degli esteri dell’Unione Europea Federica) diventato regista, girò nel 1977. Il cinema l’ha indubbiamente tradito: credeva di diventare un divo è rimasto un attore bambino fino a quando, irrimediabilmente cresciuto, non si rivelò di talento e quindi fu dimenticato.

E la colpa di tutto – racconta spesso Staiola – è proprio di De Sica che avendolo sotto contratto gli impedì di girare un film propostogli quando era popolarissimo. Poi ci fu l’episodio dei mozziconi di sigaretta. Racconta Staiola: “Per farmi piangere, mentre arrestano mio padre, De Sica mi mise delle cicche nella tasca dei pantaloncini e poi mi accusò di essere un “ciccarolo”. Non era vero, io piansi sul serio e lui fu contento. Però poi non mi volle più come attore”. L’episodio fa parte dei ricordi che Staiola rispolvera a ogni intervista con la premessa che “anche voi giornalisti non siete migliori” e spesso per raccontare la sua breve vita di attore chiede di essere pagato. L’ha fatto anche, anni fa, quando fu ospite del piccolo festival del cinema italiano di Villerupt, in Lorena, e dovette contentarsi di essere gradito ospite senza argent de poche.

Un’altra curiosità nel cast: nelle vesti di un seminarista si riconosce un Sergio Leone giovanissimo. Oggi si direbbe un cammeo, allora nelle strade spopolate della Roma del dopoguerra era prevedibile che intorno ad una troupe cinematografica al lavoro si riunissero, oltre ai soliti curiosi, anche i giovani che guardavano al cinema come al destino della loro vita. E molti ebbero successo. Unica eccezione: il piccolo Staiola.


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