Soccorrere non è un crimine

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“Restiamo umani” era la frase simbolo che ha guidato l’avita di Vittorio Arrigoni, ucciso a Gaza mentre tentava di portare speranza ed umanità in uno dei luoghi abbandonati dal diritto internazionale e dalla pietà divina ed umana.
Parole sconosciute a quegli uomini della gendarmeria francese che hanno fermato la signora nigeriana Destinity, il bimbo che cresceva nella sua pancia, e il marito mentre tentavano di passare il confine tra Italia e Francia per raggiungere il resto della famiglia.
A loro ha raccontato della sua malattia, della imminente gravidanza, ha invano chiesto pietà e accoglienza nel più vicino ospedale.
Gli agenti l’hanno presa, deposta oltre il confine è lasciata davanti al pronto soccorso di Bardonecchia, senza neppure suonare al campanello.
Da qui è stata poi portata all’ospedale Molinette di Torino dove ha trovato medici, personale, volontari che l’hanno assistita sino alla morte, riuscendo a salvare il bambino al quale è stato dato il nome di Israel, quasi ad augurargli di poter un giorno raggiungere la “Terra promessa”
Nelle stesse ore, invece, la gendarmeria francese ha denunciato la guida Benoit Ducos che ha scelto di violare la legge caricando sulla sua auto, nei pressi del confine del Monginevro, una migrante che stava per partorire.
Ora rischia sino a cinque anni di carcere per aver scelto di anteporre il rispetto della dignità della persona all’obbedienza alla lettera della legge.
Questo dilemma, per altro, era stato sciolto da Gesù quando aveva ricordato agli ipocriti che il sabato è fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato.
Oggi governanti che si autoproclamano cristiani e brandiscono il Vangelo pur di conquistare un voto in più non hanno esitazioni a punire chi vuole salvare una vita e a premiare chi ha scelto di “Non restare umano”
Di fronte a questi episodi ciascuno di noi ha il dovere di schierarsi e per questo non possiamo che sottoscrivere e aderire alla campagna #soccorrerenonèunreato.


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