La malvagità di un’Italia in frantumi 

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È inutile prendersela con quel nazistello che ieri ha sfiorato la strage in quel di Macerata: basta guardarlo negli occhi, osservare la sua camera, le sue letture, il suo sguardo e la sua squallida esibizione di un tricolore che ha disonorato e coperto di vergogna per farsi un’idea di che personaggio sia. E anche condannare gli eccessi verbali di una destra sempre più pericolosa, estrema, feroce e giustificazionista delle peggiori forme di violenza può essere doveroso, anzi lo è, ma non basta. Quel mostro, infatti, lo abbiamo armato noi. Non gli immigrati, che non c’entrano nulla e la cui unica colpa è quella di essere fuggiti dall’inferno dei propri paesi per venire a cercare speranza, futuro e dignità alle nostre latitudini. No, siamo stati noi: noi feroci, noi malvagi, noi che sempre più spesso elogiamo la crudeltà e la cattiveria, noi che invochiamo la faida, la vendetta, il carcere duro, la bocciatura a profusione, l’umiliazione e il massacro dei più deboli, lasciando di conseguenza campo libero agli spiriti animali di una barbarie che trova nella crisi il proprio terreno di coltura ideale e nell’assenza di uno Stato degno questo nome il proprio migliore alleato.

Noi siamo gli stessi che plaudono alle misure repressive contro i migranti, ai respingimenti in mare, alle linee dure, alle torture nel deserto libico e alle autentiche stragi che si consumano da anni in quel lembo d’inferno.
Noi siamo quelli che chiedono una scuola più severa, salvo poi giustificare ogni nefandezza dei nostri figli. Noi siamo quelli che chiedono punizioni esemplari per chi sbaglia, salvo poi essere gli stessi che non si assumono una responsabilità che sia una neanche per sbaglio. Noi siamo quelli che chiedono la palla al piede per i detenuti, dimentichi di essere il Paese di Cesare Beccaria. Noi siamo dei barbari travestiti da galantuomini, dei ciarlatani senza dignità, delle belve dentro. Noi abbiamo condannato il “Mein Kampf”, salvo purtroppo averlo introiettato. Noi abbiamo condannato il fascismo, ma il regista Luca Miniero ha colto perfettamente che se tornasse Mussolini, saremmo nuovamente ai suoi piedi. Noi abbiamo dimenticato le atrocità del passato e continuiamo a irridere coloro che si sforzano di conservare quel valore supremo che è la memoria. Noi abbiamo Liliana Segre senatrice a vita ma saremmo pronti a giustificare anche oggi quei crimini, come si evince dal trattamento che riserviamo agli immigrati. Noi partiamo sempre dal presupposto che gli altri siano il male e ci comportiamo di conseguenza, senza renderci conto di quanto male e di quanta aberrazione abbiamo dentro. Noi siamo diventati un Paese in frantumi, devastato, solo, inacidito, che pensa male e vota peggio o non vota proprio.
Noi crediamo, insomma, di poter gettare in discarica gli ultimi e i deboli, fino a quando i miasmi, e i loro degni interpreti e rappresentanti, non ci travolgono.
Luca Traini sarà condannato, la strage sarà dimenticata e, prima o poi, se ne verificherà un’altra. Questa è la nostra condanna: la condanna di un’Italia in guerra con se stessa.

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